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Siamo proprio così sicuri che la BCE sarà meno falco della FED?

Pubblicato 30.08.2022, 08:46
Aggiornato 09.07.2023, 12:32
In attesa dei meeting della FED e della BCE, entrambi previsti per il 21 settembre prossimo, i mercati cercano di capire che politica monetaria si profila all’orizzonte per i prossimi mesi dalle varie uscite pubbliche ora di Powell (Jackson Hole), ora del capo economista della BCE, Lane, esponente dell’ala dovish del board e molto vicino al presidente Lagarde.
Powell ha ben chiarito le proprie intenzioni. La BCE sembra invece agire con più cautela, nonostante l’inflazione non accenni a diminuire. Del resto la BCE, a differenza dalla FED, oltre ad avere obiettivi diversi è chiamata a districarsi tra le maglie della speculazione che gioca sugli spread tra i diversi paesi membri e con un’inflazione più da costi che da domanda e quindi meno governabile.
 
La BCE potrebbe essere meno colomba del previsto
Il discorso di Lane, che probabilmente anticipa quello della Lagarde il 21 settembre prossimo, in realtà non mi sembra sia stato molto dovish. La novità importante consiste nello spartiacque che Lane ha voluto tracciare tra la politica monetaria fino a luglio e a cominciare dal meeting di settembre, che segnerà l’inizio di una nuova fase e il cui obiettivo principale è assicurarsi che l’inflazione scenda all’obiettivo fissato del 2%.
 
Cambia l’approccio che diventa “meeting by meeting”
Sul come farlo, Lane ha sostenuto che la BCE adotterà un approccio meeting by meeting (MBM), ribadendo la flessibilità più volte ricordata dalla Lagarde, per fissare i tassi di interesse e non più una forward guidance, che meglio si adatta a dare una risposta al vincolo inferiore. Chiaro che l'esatta calibrazione della misura di aumento dei tassi dovrà tenere conto della adeguata velocità per colmare il divario tra gli stessi e quello definibile neutrale. Nella valutazione di quest’ultimo sono rilevanti sia i fattori strutturali che quelli ciclici. In uno stato stazionario a lungo termine (quindi senza shock che colpiscono l'economia), il tasso di interesse privo di rischio nominale di equilibrio sarà la somma dell'obiettivo di inflazione del 2% e il tasso di interesse reale privo di rischio di equilibrio a lungo termine. Nell'orizzonte a medio termine della politica monetaria, fattori ciclici variabili nel tempo possono tuttavia richiedere che i tassi di interesse si spostino al di sopra o al di sotto del livello di equilibrio di lungo termine affinché l'inflazione si stabilizzi al 2%.
 
La politica monetaria dovrà individuare il tasso adeguato per portare il sistema economico in equilibrio…
Un elemento importante del dibattito di politica monetaria dei prossimi mesi sarà quindi la discussione della valutazione del tasso appropriato che tenga conto dell'evoluzione dei fattori ciclici, oltre a valutare il potenziale ruolo delle altre forze nello spostamento del sottostante tasso di interesse reale di equilibrio a lungo termine.
 
…e l’unico approccio da seguire è quello di monitorare i dati
Proprio da queste considerazioni deriva la politica MBM. Al fine di mantenere un quadro analitico il più possibile coerente, non ci sono scorciatoie nel seguire un approccio dipendente dai dati. Occorre l’analisi congiunta del ciclo dell'inflazione, del ciclo economico e di quello finanziario, riconoscendo le interazioni e le interdipendenze tra gli sviluppi economici, monetari e finanziari nel determinare la dinamica delle variabili nominali e reali.
 
Se l’inflazione di agosto risulterà maggiore delle stime, scatterà un aumento di 75 bp
Che aumento quindi attendersi per settembre. Ovviamente tutto dipenderà dall’inflazione di agosto che uscita domani. Se dovesse discostarsi di molto dalle previsioni degli analisti (Eurostat, 9%) è molto probabile che l’aumento sarà di 75 bp che porterebbe il costo del denaro all’1,25%. Le stime del mercato indicano un costo del denaro dell’1,5% a fine anno.
 

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