Alcuni mercati asiatici sono rimasti chiusi per le festività del Capodanno cinese. Le piazze aperte sono calate ulteriormente in avvio di settimana, perché il bilancio delle vittime da coronavirus è salito a 80 e il virus continua a diffondersi nonostante le misure per contenere l’epidemia. Le borse di Cina, Corea del Sud, Singapore e Hong Kong sono rimaste chiuse. Il Nikkei ha ceduto il 2,03%, il Thai Set 50 è crollato del 3,28%. A Nuova Delhi e Mumbai le azioni hanno perso lo 0,47% e lo 0,48%, mentre a Giacarta l’azionario ha ceduto l’1,50%.
Il greggio WTI è affondato a $52 al barile e il Brent è scivolato sotto i 59$ al barile. Petrolio e materie prime stanno scontando con violenza le implicazioni negative del coronavirus sulla domanda cinese e globale. L’annullamento delle celebrazioni per il Capodanno cinese e le restrizioni al traffico sui maggiori assi cinesi avranno un impatto non indifferente sull’attività e nessuno sa quanto potrebbero peggiorare le cose in futuro.
I future sugli indici azionari USA hanno aperto la settimana in rosso. I future su S&P500 (-1,01%), Dow (-0,95%) e Nasdaq (-1,26%) sono crollati.
Anche i future su FTSE (-1,34%) e Dax (-1,41%) puntano a un avvio molto negativo lunedì, dopo il rally di venerdì sulla scia dei dati PMI, che hanno segnalato un miglioramento delle attività economiche sia nell’Eurozona, sia nel Regno Unito a gennaio. Venerdì il FTSE 100 ha scambiato sopra i 7600 punti, ma l’indice ad alto tasso di titoli tecnologici dovrebbe aprire sotto i 7500 punti sulla scia delle vendite aggressive che stanno interessando i mercati dell’energia.
Una rapida occhiata ai dati mostra che, nel Regno Unito, il PMI manifatturiero si è attestato a 49,8 punti, a fronte dei 48,8 previsti dagli analisti e dei 47,5 registrati il mese precedente. Il PMI servizi ha mostrato un balzo nelle attività, con una lettura discreta, pari a 52,9 punti a gennaio, rispetto ai 50,7 stimati dagli analisti e ai 50,0 della lettura precedente. È ancora presto per dire se i dati deboli abbiano reagito eccessivamente alla vittoria di Boris Johnson, o se questo ottimismo si possa tradurre in dati reali come quelli riferiti a crescita e inflazione, che tanto hanno deluso di recente, inducendo i banchieri britannici a valutare un taglio dei tassi d’interesse per dare una mano all’economia britannica in difficoltà.
In ogni caso, venerdì il cable si è impennato brevemente a 1,1373, reagendo d’impulso ai dati PMI, ma poi ha rapidamente stornato i rialzi, perché i trader hanno preferito incassare prima della cruciale riunione della Banca d’Inghilterra (BoE) in programma giovedì. L’attività dei future MCP SONIA stima una probabilità del 55% di un taglio dei tassi di 25 punti base, ma, secondo gli analisti, giovedì la banca centrale manterrà invariato il tasso di riferimento allo 0,75%. Probabilmente la sterlina rimarrà sotto pressione fino alla riunione, ma non è chiaro se le posizioni corte supplementari saranno abbastanza forti da sfondare il supporto a 1,30 contro l’USD, considerando che le aspettative circa le mosse della BoE sono già molto elevate.
Altrove, aussie (AUD) e kiwi (NZD) sono scesi e anche le valute legate al petrolio hanno perso terreno, perché i capitali si sono riversati sui beni rifugio quali lo yen, il franco svizzero e l’oro. Il metallo giallo ha compiuto un rally fino a $1588 all’oncia, stabilizzandosi poi vicino al livello a $1580.
In aumento la domanda di titoli del Tesoro, in calo i rendimenti.
In Europa, i titoli italiani decennali hanno registrato il rialzo maggiore e il rendimento è sceso di più di 15 punti base, all’1,078% perché la sconfitta di Matteo Salvini ad elezioni regionali cruciali dà al fragile governo del primo ministro Conte un po’ di sostegno e fa scendere le probabilità di elezioni anticipate. L’euro si è consolidato appena sopra 1,1020 contro il biglietto verde, dal momento che le colombe della Banca Centrale Europea (BCE) rimangono al timone, dopo l’inaspettata svolta accomodante alla riunione della scorsa settimana. Gli indicatori di tendenza e momentum rimangono ampiamente negativi per la moneta unica. Il cruciale supporto di Fibonacci a 1,1017 (61,8% del ritracciamento sul rimbalzo in atto da settembre a gennaio) rappresenta l’ultima barriera tecnica prima del livello a 1,10.