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SNAP: come previsto, è un caos

Pubblicato 06.08.2017, 21:32
Aggiornato 02.09.2020, 08:05

di Clement Thibault

Snap (NYSE:SNAP), che si auto definisce una “camera company” per via dell’app Snapchat, rilascerà gli utili del secondo trimestre 2017 giovedì 10 agosto dopo la campanella di chiusura. Wall Street prevede un utile per azione di 0,14 dollari, e un fatturato di 187 milioni.

Dopo un gran parlare per tutto il 2016, Snap è entrata in borsa il 2 marzo 2017. Si è trattato dell’offerta pubblica iniziale più grande e attesa degli ultimi anni.

Prima dell’entrata in borsa l’azienda era valutata 20 miliardi di dollari. Secondo molti Snapchat aveva le carte in regola per diventare il secondo social network dopo Facebook (NASDAQ:FB) e restare negli annali della storia.

Snap grafico

Molti, noi compresi, sono rimasti piuttosto scettici. Abbiamo notato problemi con il numero di utenti di Snap e con l’aumento del fatturato e abbiamo detto di non vedere una vera crescita per l’azienda anche dopo l’ingresso in borsa. La struttura di corporate governance che circondava l’offerta era caratterizzata da diverse classi di azioni, ma senza diritto di voto. Infine, avevamo previsto una grande volatilità nei primi mesi di scambi.

Sono passati cinque mesi ed eccoci qua. Ve l’avevamo detto, giusto?

Cinque mesi dopo l’IPO… Che cosa è successo ?

Le azioni Snap sono state emesse al prezzo di 17 dollari. Le prime azioni sono state scambiate sul NYSE a 24 dollari. Due giorni dopo, il prezzo è schizzato a oltre 29 dollari, per poi cominciare una lenta discesa che non è ancora terminata e che ha portato oggi il titolo sotto i 13 dollari.

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Dal nostro punto di vista, si è trattato di una delle offerte pubbliche iniziali più prevedibili degli ultimi anni. L’IPO è stata volutamente inflazionata? Certo che sì, come a inizio marzo:

“La valutazione di Snap Inc a 17 dollari per azione, o 24 miliardi, è molto probabilmente una delle più sopravvalutate offerte pubbliche iniziali degli ultimi anni”.

Nei primi giorni di scambi i prezzi hanno registrato un boom dettato dall’euforia dei mercati che non hanno tenuto conto dei problemi dell’azienda. Lo si legge nel LA Times:

“Durante un IPO c’è un grande senso di euforia e tutti amano pensare di essere parte di qualcosa di grande, ma effettivamente il prezzo non riflette i rischi e le sfide che l’azienda dovrà affrontare da ora in poi”.

Finora nessuna sorpresa. Qualcos’altro?

Eclusione dall’S&P 500

Nel nostro articolo precedente alla quotazione in borsa (link sopra), abbiamo parlato dei problemi legati alla mancanza di diritto di voto per le azioni emesse da Snap. I fondatori hanno deciso di tenere tutto in mano loro, probabilmente per evitare che gli investitori esterni potessero avere un certo peso nella decisione della futura direzione aziendale.

A quanto sembra, non sono stati gli unici a notare la problematicità di questa scelta. Martedì, l’indiceS&P 500 ha deciso di escludere Snap dal paniere dopo aver esaminato la struttura votante e le modalità di gestione della corporate governance.

Un disastro su tutti i fronti. Prima di tutto, questo mina la legittimità della corporate governance dei fondatori di Snap - e questo denota una mancanza di fiducia. Secondariamente, diversi exchange traded funds (ETF) che seguono l’SPX sono obbligati ad acquistare azioni delle aziende che fanno parte del paniere. Il maggiore ETF di questa categoria è l’SPDR S&P 500 Fund (NYSE:SPY), con 243 miliardi di dollari di asset.

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Questo colpisce il titolo sulla domanda, ma forse il disastro maggiore arriva dall’offerta.

Domanda e offerta di SNAP

Quando Snap è entrata in borsa all’inizio marzo, ha emesso circa 300 milioni di azioni, solo il 25% degli 1,2 miliardi di azioni disponibili. Le restanti 900 milioni di azioni, acquistate principalmente dagli investitori interni in una sorta di pre-offerta pubblica e da dipendenti e membri dell’esecutivo dell’azienda, sono state bloccate fino a determinate date, al momento non possono essere vendute.

Per i primi investitori, fondatori inclusi, la prima data era quella del 31 luglio scorso. Con questo primo sblocco delle azioni vincolate, il totale delle azioni disponibili è salito di 400 milioni. Il prezzo è crollato del 4%, ma ha recuperato nel corso della giornata. Sfortunatamente per gli investitori, il 14 agosto sarà sbloccata la restante parte di azioni vincolate. Entro la fine di agosto, il 97% delle azioni scambiabili arriveranno sui mercati.

Se i primi investitori o i dipendenti aziendali dovessero decidere di vendere, potremmo assistere alla classica situazione di offerta che supera la domanda. Visto il downtrend che già interessa le azioni Snap, non avremmo fretta di acquistare ora.

E adesso i droni

Snap starebbe seriamente considerando i droni come la prossima mossa. Più precisamente, dei droni fotografici che permettono agli utenti di farsi dei selfie. Oltre a stare sviluppando il proprio drone ed aver acquisito la casa produttrice di Los Angeles Ctrl Me Robotics, Snap sarebbe alla ricerca di un altro produttore di droni da acquistare, questa volta che prevede la funzionalità di riconoscimento facciale.

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Nonostante Snap si consideri una “camera company”, questo ramo dedicato ai droni si discosta dal suo core business, in un momento in cui il core business si è appena stabilizzato. La crescita di Snapchat, il principale prodotto dell’azienda, finora non è stata impressionante. Nell’ultimo trimestre, il 1° trim. 2017, l’azienda ha registrato 8 milioni di utenti giornalieri, il 5% in più rispetto al trimestre precedente, il 4° trim. 2016. Snapchat è passata da 158 milioni di utenti a 166 milioni di utenti.

Circa otto anni fa, quando Facebook era ancora un’azienda molto giovane, aveva circa lo stesso numero di utenti; nel 3° trim. 2009, Facebook aveva 144 milioni di ultenti. Solo tre mesi dopo, Facebook aveva raggiunto i 185 milioni di utenti, 41 milioni in più su base trimestrale, vale a dire una crescita del 28%. Se si comparano i dati trimestrali delle due aziende, è chiaro il motive per cui Snap dovrebbe resta restare concentrata sul suo core, piuttosto che su venture esterne.

In più, i droni potrebbero non essere la direzione giusta verso cui andare. GoPro (NASDAQ:GPRO) l’ultima camera company a giocare con i droni e che ha presentato il suo drone Karma nell’ottobre 2016, si è scottata. Inizialmente, l’entusiasmo verso il nuovo prodotto ha portato un’impennata del prezzo delle azioni GoPro pari al 100%, da 8,6 a 17,6 dollari in soli 4 mesi. Tuttavia la novità è svanita velocemente ed il valore si è preso dimezzando, tornando a quello iniziale. Oggi il titolo è a 8 dollari.

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E poi c’è Alphabet

Uno dei problemi di Snapchat è la mancanza di unicità nelle sue funzionalità, oltre all’incapacità di proteggere legalmente gli elementi principali. Facebook ha dichiarato guerra a Snapchat tramite Instagram, replicando alcune delle esperienze utenti di Snapchat nel proprio prodotto, implementando le Storie di Instagram. Questa strategia ha funzionato molto bene per Facebook e questa potrebbe essere la causa del mancato sviluppo di Snapchat.

Ora arriva anche Alphabet (NASDAQ:GOOGL) a scopiazzare da Snap. Dopo il tentativo fallito dell’azienda di imporsi sul panorama dei social, Alphabet avrebbe offerto 30 miliardi di dollari per acquisire Snapchat alla fine del 2016. Entrambe le aziende hanno smentito, ma le voci continuano a confermarlo.

Alphabet sta cercando di copiare la funzione ‘Discover’ di Snapchat, ma non per i social media. Il colosso pubblicitario starebbe per lanciare la funzione ‘Stamp’, che permette ai canali di informazione di condividere presentazioni di foto, video e testi. La forte somiglianza con la funzione ‘Discover’ di Snapchat sta nella facilità di controllo del flusso di informazioni da parte degli utenti, che possono liberamente e velocemente scartare i contenuti che non sono di loro interesse.

Discover è una grande potenzialità di Snap. Permette agli editori di indirizzare dei contenuti mirati verso un’utenza più giovane e genera entrate dagli annunci pubblicitari tra le storie. L’esclusiva di Snap con la NBC per i giochi olimpici invernali 2018 della Corea del Sud è esattamente quel tipo di operazione che al funzione Stamp di Google (NASDAQ:GOOGL) - se dovesse guadagnare terreno - essere potrebbe far saltare.

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Conclusioni

Come abbiamo già lasciato intendere, non siamo dei fan del titolo. Né delle previsioni di crescita di Snap, né della sua corporate governance, né del suo prezzo (17 dollari dell’ IPO e prezzo attuale di 13 dollari). Vista la crescita piuttosto scarsa del numero di utenti e viste le previsioni dell’azienda, restiamo piuttosto dubbiosi sul futuro dell’azienda.

Aspettiamo gli utili del prossimo giovedì per vedere se ci siano segnali incoraggianti per quanto riguarda la crescita del numero di utenti. Ad essere sinceri però, non prevediamo assolutamente una crescita ai livelli di Facebook per adesso.

E infine consideriamo il valore Price-to-Book di 4 dell’azienda. Prima di tutto l’azienda possiede 4 milardi di asset, principalmente fondi liquidi. Ma ovviamente, non c’è motivo di acquistare denaro ad un multiplo di 4. Questo ci rende difficile anche solo pensare ad un possibile punto di entrata. Per adesso non siamo sicuri di voler diventare degli azionisti di Snap.

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