Due titoli da evitare a luglio secondo InvestingPro: ecco perché il timing è tutto
L’indice S&P 500 ha subito un brusco calo ieri, scendendo di circa l’1,6%, a seguito della debolezza dell’asta dei Treasury ventennali, che ha fatto impennare i rendimenti obbligazionari. Tutto ciò non avrebbe dovuto essere una sorpresa, dato che ieri ho evidenziato il posizionamento eccessivamente rialzista delle opzioni, il rischio di rialzo dei tassi e lo sganciamento del VIX. Alla fine si è raggiunto il risultato.
Il tasso dei trentennali è salito di oltre 12 punti base nella giornata e ha chiuso al 5,09%, la chiusura più alta dall’ottobre 2023. I tassi a 30 anni possono salire? Sì, possono salire di molto, forse fino al 5,5% prima che questo movimento finisca. Almeno questo è ciò che suggerisce il grafico.
Nel frattempo, se il tasso dei decennali riesce a salire sopra il 4,6%, c’è poco da fare per impedirgli di scendere al 4,8%.
I tassi stanno salendo per un paio di motivi, tra cui l’aumento delle aspettative di inflazione, come evidenziato dall’inflation swap a 2 anni, e l’aumento dei premi a termine a causa dei massicci deficit e del crescente debito.
Un’altra ragione è che la Fed effettuerà meno tagli dei tassi, con i future sui Fed Funds di dicembre che ora prevedono meno di due tagli nel 2025.
Naturalmente, la ragione principale è che i tassi stanno aumentando a livello globale. Il Giappone ha appena avuto difficoltà a vendere all’asta le proprie obbligazioni e il Regno Unito ha registrato un aumento dei tassi inflazione. Quindi, se i tassi sono destinati a salire a livello globale, i tassi negli Stati Uniti non saranno risparmiati.
A questo punto, sembra che l’S&P 500 abbia superato il suo trend rialzista, e credo che si possa anche definire un cuneo ascendente. La prossima tappa per l’indice sarebbe il gap fill del 12 maggio e il ritorno a 5.660 circa.
Non c’è molto da aggiungere, visto che abbiamo analizzato tutto questo nell’ultima settimana.