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Speciale Elezioni Midterm: Correnti incrociate

Pubblicato 06.11.2018, 14:07
Aggiornato 09.07.2023, 12:32

Martedì 6 Novembre – SPECIALE MIDTERM ELECTIONS

Non penso di avere un punto di vista particolarmente originale macredo che le elezioni di metà mandato di cui dovremmo, salvo casi imprevedibili di contestazioni e riconteggi, sapere l’esito domattina prima dell’apertura europea, non produrranno una forte e duratura volatilità nell’immediato futuro. D’altra parte è indubbiamente importante seguire gli sviluppi politici americani. La politica è sempre più un passaggio obbligato per l’analisi di mercato e qui stiamo parlando della più grande economia del pianeta. In questo caso specifico poi, prevederegli effetti sui mercati del responso elettorale risulta particolarmente complesso. Le correnti incrociate che si metteranno in movimento a partire da domattina sono molto articolate ed è praticamente impossibile definire con chiarezza relazioni lineari di causa-effetto. La narrativa di mercato cerca di semplificare e suggerisce che una vittoria (rispetto alle attese) repubblicana sarebbe positiva per il dollaro e Wall Street. L’effetto sarebbe inverso in caso di prestazione superiore alle aspettative da parte dei Democratici. Il grafico di Nomura è indicativo di questo punto di vista:

La Camera. L’attuale maggioranza Repubblicana (241seggi a 194) è fortemente a rischio. Con un bilancio netto di 24 seggi a favore dei Democratici (rispetto allo status quo) l’House of Representative cambierà padrone. L’attesa mediana degli analisti è che la perdita netta per il partito di Trump sarà di circa 30 seggi, regalando una pur risicata maggioranza ai Democratici. Secondo le popolari analisi politiche di Nate Silver di www.fivethirtyeight.com che questo accada (il passaggio della Camera in mani democratiche) ha l’88% di probabilità di accadere (in crescita dall’85% diqualche giorno fa).

Il Senato. Nella camera alta sono 33, un terzo dei componenti, i seggi su cui l’elettorato viene chiamato ad esprimersi. Il mandato senatoriale è infatti di 6 anni con elezioni scaglionate ogni due anni. Il netto vantaggio che i Repubblicani hanno nel poter difendere l’attuale maggioranza (51-49) è dovuto soprattutto al fatto che ben 25 dei 33 senatori da rinnovare sono democratici e degli 8 seggi che appaiono in bilico solo 3 sono attualmente repubblicani. Statisticamente quindi l’asticella che i democratici devono superare per conquistare la maggioranza sembra davvero alta. Solo vincendo 7 degli 8 seggi incerti, se non ci sono sorprese altrove, consentirebbe di ottenere il 51 (Dem) - 49 (Rep) necessario, dal momento che un Senato diviso a metà resterebbe comunque in mano ai Repubblicani con il ‘casting vote’ del Vice Presidente Pence a far pendere la bilancia dalla loro parte.

Analizziamo ora le direttrici su cui una composizione diversa dell’assetto politico potrebbe produrre dei cambiamentirilevanti ai fini della nostra analisi:

- Politica fiscale. Il passaggio della Camera in mani democratiche ostacolerebbe la decisione con cui Trump ha finora utilizzato la politica fiscale per generare consenso. Potrebbe forse sopravvivere un pacchetto bipartisan di spese infrastrutturali ma non una riforma fiscale 2.0 (un tentativo di rendere permanenti i tagli legislati nel 2017 e/o nuove riduzioni più mirate alla classe media) che la Casa Bianca proverebbe a lanciare per aumentare le probabilità di una conferma nelle Presidenziali del 2020. Al margine quindi un fattore non positivo per il mercato anche se presumibilmente già quasi totalmente scontato dall’alta probabilità con cui ci si attende che i Repubblicani perdano il controllo della Camera.

- Trade War. Trump e la sua amministrazione sono stati i chiari artefici di uno stravolgimento di equilibri commerciali consolidati da almeno un paio di decenni. Un voto favorevole ai Repubblicani (l’improbabile tenuta alla Camera o un sconfitta molto contenuta) verrebbe percepito come sostegno popolare al manifesto ‘America First’ con i suo indotto di aggressività commerciale, protezionismo e isolazionismo. Un voto favorevole ai Democratici (e implicitamente contro Trump) dovrebbe viceversa portare più moderazione su questi temi e al margine essere favorevole per l’azionario globale e i mercati emergenti soprattutto in termini relativi rispetto Wall Street. Non credo però che il conflitto con la Cina, di cui la guerra commerciale è solo la punta dell’iceberg, si stempererà solo perché i Repubblicani e Trump godranno di un consenso più limitato dal momento che i motivi che stanno dietro a questa battaglia per l’egemonia globale sono molto profondi e, da un punto di vista politico, hanno radicibipartisan. Ma quasi certamente la prima reazione del mercato non ne terrà conto.

- Impeachment. Con la Camera in mani democratiche gli attacchi al presidente e il tentativodi sollevarlo dall’incarico entreranno nel vivo. L’apertura di un procedimento di impeachment diventerà possibile, forse anche probabile ma è praticamente certo che il procedimento non potrà venire finalizzato. Per la condanna sarebbero infatti necessariivoti di due terzi del Senato. Un quorum che mai i Democratici riusciranno a raggiungere in questa legislatura, anche nell’improbabile ipotesi riescano a scipparne la maggioranza ai Repubblicani. L’unica possibilità che Donald Trump non finisca il suo mandato dipende dalla circostanza che un nutrito gruppo di senatori repubblicani siano disposti a ricusare il proprio Presidente. Perché accada dovrebbero emergere dei fatti molto gravi e, allo stato attuale, totalmente imprevisti, dalle indagini di Robert Mueller.

Altri effetti post-elettorali possibili, indipendentemente dal responso delle urne:

- Riduzione dell’incertezza. Qualche analista ha fatto notare come negli ultimi anni dopo elezioni particolarmente incerte (Brexit, Presidenziali US, referendum italiano) il fatto stesso di averle lasciate alle spalle, indipendentemente da un esito che veniva considerato ex-ante potenzialmente infausto per il mercato, ha generatoritorni positivi nelle settimane e mesi successivi. Personalmente faccio fatica ad estrapolare conclusioni prendendo spunto da un periodo (2016, l’anno degli appuntamenti elettorali sopra citati) in cui la liquidità in eccesso abbondava, differentemente dal contesto verso cui ci stiamo inesorabilmente muovendo. Più interessante forse un’analisi (Deutsche Bank (DE:DBKGn), vedi grafico sotto) sul comportamento di Wall Street a valle di elezioni di metà mandato che si prospettavano particolarmente incerte e che suggerisce scenari positivi.

- Meno incentivi per Trump a sostenere le borse artificialmente (a suon di tweets), perlomeno fino alla campagna elettorale 2020. Il mercato potrebbe trovarsi costretto a realizzare che la positività fatta trapelare dalla Casa Bianca su un miglioramento prospettico nei rapporti con la Cina, fosse studiata ad arte con fini prettamente elettorali.

Scenari e probabilità. Lo scenario base (70% è più o meno la media di bookmakers e dei siti di analisi politica più gettonati) resta quello con Camera ai Democratici (con circa 10 seggi di maggioranza) e Senato ai Repubblicani (con l’incremento di 1 o 2 seggi rispetto all’attuale 51-49). Le code, rappresentate dagli scenari cosiddetti Red Wall (mantenimento dello status quo con i Repubblicani in controllo di tutto il Congresso) e Blue Wave (Camera e Senato ai Democratici) si erano assestate da un po’ su un 15% ciascuna. Una recente striscia di sondaggi favorevoli ai Democratici sembra avere mosso l’ago della bilancia a favore di questi ultimi con la Blue Wave salita a 19% e il Red Wall sceso al 12% (www.fivethirtyeight.comdi Nate Silver).

L’affluenza. In tempi recenti l’affluenza media nelle elezioni di metà mandato ha oscillato intorno al 40%, lontana dal 60% più tipico in occasione della scelta dell’inquilino della Casa Bianca. Alcuni indizi in questa occasione sembrano indicare un’affluenza superioreal consueto, intornoal 45%-50%. Un esempio evidente è il dato che riguarda i voti che per vari motivi vengono raccolti in anticipo. Stavolta sono stati più di 36 milioni, nettamente superiori ai 20 scarsi delle elezioni del 2014 anche se ovviamente lontanidai 46 milioni delle presidenziali del 2016. Qualcuno aveva indicato una parziale latitanza democratica nel voto di due anni fa come un fattore importante nella vittoria di Trump. Chissàche un robusto ritorno alle urne non sia questa volta un fattore favorevole per i Democratici.

I tempi. Per gli appassionati (e chi fa fatica a dormire), qui trovate una guida esaustiva sugli orari di chiusura dei seggi dei vari stati e la criticità dei risultati da monitorare: https://fivethirtyeight.com/features/2018-election-polls-close/. Semplificando e riassumendo. La maggior parte dei seggi chiuderanno tra l’1am (orario italiano) e le 5am. Concentrandosi sugli stati che chiuderanno i battenti per primi (costa Est) in Florida, Pennsylvania e New York sarà dove si inizierà a capire la portata dell’avanzata democratica alla Camera. Per quanto riguarda il Senato i primi indizi si avranno da eventuali cambi di casacca in tre stati ora in mano ai Democratici(Indiana con chiusura dei seggi a mezzanotte, Florida 1am, West Virginia 1:30am) e uno ora in quota repubblicana (Tennessee, 2am). Gli exit poll verranno resi disponibili non appena i rispettivi seggi saranno chiusi ma vale la pena ricordare come fossero stati traditori nel 2016, indicando alte probabilità di vittoria democratica. Con ogni probabilità l’alba (europea) porterà risultati acquisiti ma, dopo una campagna elettorale particolarmente aspra e divisiva, non si può escludere che riconteggi e accuse di brogli di varia natura possano rimandare l’ufficialità dell’annuncio dei risultati, soprattutto se la conta dei voti si rivelerà particolarmente serrata.

Vale la pena chiudere con un grafico ottimista. Dalla fine della Seconda Guerra Mondiale si sono tenute 18 elezioni di metà mandato. In nessun caso un anno dopo l’S&P 500 era più basso che alla vigilia del voto...

In ogni caso è molto probabile che entro la fine di questa settimana l’attenzione di investitori e analisti, almeno per quanto riguarda temi riguardanti gli Stati Uniti, si sposterà su obiettivi diversi, più o meno lontani: le Presidenziali del 2020, le indagini del commissario speciale Robert Mueller, la continuazione del ciclo di rialzi della Fed (e le reazioni di Trump), l’incontro tra Trump e Xi.

Buona giornata.

Il desk rimane come sempre a disposizione per ulteriori approfondimenti.

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