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Speciale Halving 2020

Pubblicato 30.04.2020, 11:35
Aggiornato 09.07.2023, 12:32

Cos’è l’halving?

L’Halving è il dimezzamento pre-programmato, che avviene circa ogni 4 anni (210.000 blocchi), della ricompensa per i “minatori” che “estraggono” la criptovaluta confermando le varie transazioni.

Spesso abbiamo sentito parlare di Bitcoin come l’oro digitale, ma perché?

Perché proprio come l’oro, il quale si trova in natura in modo limitato, anche Bitcoin ha un’offerta limitata di 21 milioni di unità, ed è per questo che vengono utilizzati i termini come “minatori” per chi sostanzialmente “estrae” la criptovaluta dalla Blockchain, ovvero aggiungendo blocchi e confermando le transazioni

Oggi siamo ben lontani dall’esaurimento, infatti si calcola che l’ultimo halving ci sarà nel 2140, ovvero quando verrà estratto il 21.000.000° BTC.

Dopo tale evento i minatori smetteranno di ricevere ricompense per la generazione di nuovi blocchi, ma continueranno comunque a guadagnare con le commissioni che gli utenti pagheranno per confermare le transazioni.

Quando è previsto il prossimo halving?

Dalla nascita di Bitcoin (BitfinexUSD) ci sono stati già 2 halving che hanno dimezzato la ricompensa ai minatori.

Infatti quando Bitcoin venne lanciato nel 2009 quest’ultimi ottenevano una ricompensa di 50 BTC per ogni blocco, in seguito all’halving del 2012 si ridusse a 25 BTC e nel 2016 a 12.5 BTC.

Sulla base delle prestazioni attuali, il prossimo halving di Bitcoin è previsto per il 12 maggio 2020 che porterà la ricompensa a 6.25 BTC.

Si andrà avanti cosi fino all’ultimo halving che porterà la ricompensa a meno di 0.1BTC.

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L’economia dei minatori

Le ricompense dell’attività del mining provengono da due fonti, ovvero dalla ricompensa per la generazione di nuovi blocchi e dai costi delle transazioni.

Ricompensa per nuovi blocchi

Come spiegato prima, i minatori vengono ricompensati con una quantità prefissata di bitcoin per ogni blocco processato e aggiunto alla blockchain.

Ogni quattro anni circa questa quantità viene dimezzata, ma un dimezzamento di quest’ultima non necessariamente significa un dimezzamento della ricompensa.

Infatti se il prezzo in valuta fiat dovesse salire, anche la ricompensa salirà nonostante l’halving, se invece il prezzo dovesse scendere la ricompensa scenderebbe più che del 50%.

Fino ad oggi in seguito a quest’evento c’è sempre stato un apprezzamento della criptovauta, infatti nel febbraio 2020 il valore della ricompensa per nuovi blocchi generati valeva 10 volte quella distribuita prima dell’ultimo halving.

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Ricompensa sulle transazioni

Ogni transazione inclusa in un blocco contiene i costi di transazione.

In media la commissione sulla transazione è pari allo 0.01% del valore della stessa in USD, ma questo valore è schizzato fino allo 0.06% durante la bull run del 2017.

Attualmente i costi di transazione non rappresentano un’entrata essenziale per i minatori, ad ogni modo crediamo che l’importanza di quest’ultimi aumenterà al diminuire della ricompensa ottenuta per la risoluzione dei blocchi.

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Inoltre la dimensione della commissione può essere impostata a discrezione dell’utente, infatti per chi necessita di un’esecuzione molto veloce può aumentarla e i minatori la processeranno in un tempo minore.

Il costo dell’infrastruttura

Ottenere la ricompensa per la risoluzione di un blocco è un po' come una lotteria e le probabilità di vincita possono essere influenzate dalla velocità di calcolo che si dispone.

Infatti, se si dispone di una potenza di calcolo superiore a quella dei competitors ci saranno più probabilità di risolvere il blocco e ottenere la ricompensa, inoltre più efficienti sono le macchine e minori saranno i costi di produzione a parità di “estrazione”.

Man mano che i blocchi vengono aggiunti alla blockchain la difficoltà di risoluzione cambia, ogni 2016 blocchi, ovvero circa ogni due settimane. Tendenzialmente la difficoltà tende ad aumentare e quindi i miner devono aggiornare i loro hardware per restare competitivi.

Inizialmente, infatti, era possibile minare con la cpu di un semplice computer, poi si è passato alle GPU le quali offrivano un hash rate più elevato, per poi passare agli ASIC che si sono evoluti nel tempo.

Questi potenti processori ASIC hanno un costo medio di circa 2.000 USD, di solito in previsione dell’halving le grandi aziende di mining iniziano a liberarsi dei vecchi hardware per sostituirli con i più recenti.

Quest’anno a causa del COVID-19 ci saranno dei ritardi sulle consegne dei nuovissimi miner, e questo potrebbe causare delle perdite alle società di mining sul breve periodo.

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L’impatto dell’halving sul prezzo

Ed eccoci al punto cruciale del discorso, ovvero quale sarà l’impatto di quest’evento sul prezzo di Bitcoin.

Tutti sanno che nei primi due halving della storia di Bitcoin c’è stata una forte bull run che ha portato a una crescita esponenziale del prezzo; e molti credono che questo accadrà ancora durante il terzo, ovvero tra quest’anno e l’anno prossimo.

In quest’articolo esamineremo la storia e i fattori chiave che hanno determinato le due bull run e li metteremo a confronto con quelli di quest’anno.

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Storico dei prezzi

Nel primo halving che è avvenuto nel 2012, il prezzo di Bitcoin ha fatto segnare un incremento del 200x, questa bull run è iniziata sei mesi prima dell’evento e ha proseguito per altri 12 mesi, per poi crollare del 84% nei successivi 14 mesi.

Nel secondo halving che è avvenuto nel 2016, anche qui abbiamo assistito a un incremento del prezzo del 4.000%, per poi crollare dal massimo raggiunto nel dicembre del 2017, come tutti ricorderemo, bruciando l’84% nei successivi 12 mesi.

In quest’occasione la bull run è iniziata con un po’ di ritardo, ovvero due mesi prima dell’evento.

Alla scrittura di quest’articolo siamo a una quindicina di giorni prima del terzo halving e non costatiamo nessuna bull run, eccetto un rimbalzo degli ultimi due mesi a seguito del crollo importante di fine febbraio.

Storico dei volumi

Durante il primo halving la media dei volumi di trading giornaliero salì del 50% nei primi due mesi precedenti all’evento, e continuarono a salire fino a maggio dell’anno successivo.

Nel secondo gli stessi salirono del 65% nel mese precedente all’evento e del 150% durante l’halving, per poi crollare bruscamente.

Quest’anno si è registrato un incremento da gennaio, per poi crollare con l’arrivo della crisi del Covid-19.

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Fattori macroeconomici

Durante il primo halving, nel 2012, l’indice azionario statunitense S&P500 ebbe un incremento di circa il 35%, mentre il prezzo dell’oro crollò del 20%.

Nel secondo, nel 2016, S&P500 ebbe ancora un incremento del 30% e il prezzo dell’oro rimase stabile.

Non è tanto complicato comprendere che oggi i tempi sono differenti a causa della recessione globale catalizzata dal Coronavirus.

S&P500 ha subito un crollo con estensione massima del -31.32% YTD.

E il prezzo dell’oro ha fatto registrare un aumento del 22.26%

In questo momento di forte indecisione gli investitori dovranno decidere se investire o meno, se è il momento giusto oppure no, e su quali asset class.

L’ambiente macroeconomico gioca un ruolo fondamentale e quest’anno non è dei più rosei, anzi, siamo in piena recessione e gli investitori tendono a liquidare e spostare i capitali in asset sicuri.

Nella costruzione di un portfolio, un investimento in criptovalute significa ridurre la dimensione di un altro asset, gli investitori sono costretti quindi a valutare ogni fattore e scegliere l’asset più appetibile in termine di performance e di rischio.

Come è possibile vedere dai volumi l’investimento in Bitcoin è cresciuto negli ultimi anni, quindi c’è un maggiore interesse da parte degli investitori che dedicano una percentuale del loro portfolio alle criptovalute.

Teorie di mercato

La prima teoria a supporto di una nuova bull è basata sull’offerta.

Ovvero rimanendo a un livello costante di domanda un dimezzamento dell’offerta porterà inevitabilmente a un aumento dei prezzi.

Ma guardando i numeri attuali l’impatto non dovrebbe essere così significativo, come prevede chi propone questa teoria, infatti dopo l’halving dovrebbe esserci una riduzione di circa 900 BTC per giorno, poco più di 7 milioni al prezzo corrente.

Stiamo parlando di una quantità inferiore all’1% del volume medio giornaliero di trading degli scorsi tre mesi.

La seconda teoria è quella dello stock-to-flow ovvero l’offerta circolante divisa per la quantità prodotta in un anno.

Con questo rapporto si calcola quanti anni occorrerebbero, al tasso di produzione odierna, per eguagliare l’attuale stock “estratto”.

Questo rapporto viene utilizzato per tutte le materie prime, tra cui anche l’oro, ed è per questo che Bitcoin è da molti definito l’oro digitale.

Per questo motivo molti sostengono la teoria dello “store of value” perché come citato in precedenza Bitcoin, come l’oro, sono un dei beni con un’offerta limitata.

Al giorno d’oggi lo S2F di BTC è di circa 27 anni, ed è il più alto di ogni metallo prezioso eccetto l’oro che è oltre i 60.

Questo valore è molto importante, perché indica la suscettibilità del prezzo in base alla sua produzione; più è alto il numero meno vulnerabile sarà il prezzo.

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Una teoria contrastante a quella dello S2F è l’EMH, ovvero l’Efficient Markets Hypothesis, il quale è basato sull’idea che il mercato sconta le informazioni in modo efficiente e quindi si ha una rapida riflessione delle notizie sui prezzi.

Applicato sulla teoria dello S2F: se noi sappiamo che i prezzi saliranno in base a questo modello e compriamo prima che lo faccia, questo comportamento dovrebbe spingere i prezzi in alto e l’incremento dovrebbe essere riflesso nel prezzo odierno. Perché non sta accadendo?

Un’argomentazione a difesa dello S2F è che il modello ancora non è conosciuto da buona parte degli investitori, e i mercati efficienti necessitano di una conoscenza dei fondamentali che mancano in Bitcoin. Conclusioni

Conclusioni

Crediamo che negli ultimi 4 anni Bitcoin sia cresciuto notevolmente e che sia maturato molto dal punto di vista finanziario.

Sono nati strumenti derivati regolamentati i quali possono bloccare i prezzi futuri, e di conseguenza cambiare il comportamento dell’halving.

Nonostante la convinzione di alcuni che il modello dello stock-toflow rimarrà e il bitcoin sarà a $ 50.000-$ 100,000 poco dopo la metà di maggio, noi crediamo che il prezzo potrebbe salire di poco meno del 50% entro quest’anno portandosi sui livelli di resistenza dominanti.

Continueremo ad analizzare i grafici e la situazione macroeconomica giorno per giorno, sfruttando i movimenti per generare plusvalenze.

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