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Spotify contro Apple: quanto sarà dannosa la causa antitrust europea?

Pubblicato 20.03.2019, 13:30
Aggiornato 02.09.2020, 08:05

La scorsa settimana, il servizio di musica in streaming Spotify (NYSE:SPOT) ha sporto un reclamo antitrust in UE asserendo che Apple (NASDAQ:AAPL) sta soffocando l’innovazione offrendo alla sua offerta musicale proprietaria, Apple Music, un vantaggio ingiusto rispetto ai concorrenti diretti all’interno dell’ecosistema dei suoi utenti. Spotify afferma che ciò avviene in diversi modi, compresa la tariffa del 30% su qualsiasi vendita di servizi di terze parti tramite l’App Store e il blocco dell’accessi di terzi a sinergie con altri prodotti Apple, come lo streaming di musica su Spotify tramite Siri, l’HomePod di Apple, o l’Apple Watch.

Secondo quanto asserisce Daniel Ek, Amministratore Delegato di Spotify, in una dichiarazione sul blog della compagnia:

Dopo attente considerazioni, Spotify ha sporto denuncia contro Apple alla Commissione Europea (CE), l’ente regolatore responsabile di mantenere una concorrenza giusta e non discriminatoria. Negli ultimi anni, Apple ha introdotto delle regole per l’App Store che limitano di proposito la scelta e soffocano l’innovazione a scapito dell’esperienza degli utenti, facendo essenzialmente sia da giocatore che da arbitro per svantaggiare deliberatamente gli altri sviluppatori di app. Dopo aver cercato, senza successo, di risolvere la questione direttamente con Apple, chiediamo ora che la CE intervenga per garantire una concorrenza giusta.

Non si tratta di una causa pretestuosa. I reclami antitrust presentati alla Commissione Europea sono seri. L’ente regolatore è considerato particolarmente attivo rispetto alle controparti globali. Infatti, negli ultimi due anni, ad esempio, la compagnia madre di Google, Alphabet (NASDAQ:GOOGL), è stata multata per 7,6 miliardi di dollari dalla CE per aver dato priorità al suo servizio di acquisti, nonché per aver soffocato la concorrenza per i prodotti Google sulla piattaforma Android.

Cosa c’è al centro del reclamo di Spotify e quanto potrà essere dannoso per Apple?

La tassa del 30%, in particolare, è una spina nel fianco per Spotify. Negli ultimi anni, il prezzo delle app musicali sembra aver trovato un giusto equilibrio a 9,99 dollari al mese. Alzare i prezzi su un mercato competitivo per far aumentare le entrate non è efficace in questo contesto, in quanto i clienti tendono a cambiare piattaforma a favore dell’offerta più economica. Di conseguenza, la tassa fa sì che Apple ottenga una larga fetta di entrate da ciascuna app diversa da Apple Music venduta.

Inoltre, la limitazione dell’accesso ad altri dispositivi Apple rappresenta un ostacolo critico per la concorrenza. Per gli utenti, uno dei principali vantaggi dell’ecosistema Apple è la sinergia tra tutti i suoi dispositivi. Per molti fedelissimi questa comodità è diventata un requisito indispensabile. Non poter sincronizzare le diverse piattaforme è uno scoglio che di conseguenza offre un vantaggio competitivo ad Apple Music rispetto a Spotify, per esempio.

Cosa c’è in gioco per Apple?

La violazione delle leggi antitrust UE comporta una multa massima pari al 10% delle entrate globali annue di una compagnia, nei casi più gravi. I ricavi netti di Apple per il 2018 sono stati di 265 miliardi di dollari, quindi al massimo la compagnia potrebbe rischiare una multa da 26 miliardi di dollari se la violazione dovesse essere ritenuta grave. È poco meno di metà degli utili annui.

Forse più preoccupante, una sentenza contro Apple potrebbe pesare sui ricavi futuri dal suo attuale secondo segmento più grande: i servizi.

Apple Annual Services Revenue 2014-2018

La compagnia, infatti, si aspetta che questa divisione diventi un fattore di traino significativo per la crescita futura. Nel 2018, Apple ha ottenuto 37 miliardi di dollari dal segmento dei servizi, che comprende la tassa dell’App Store e le entrate da Apple Music. I ricavi dall’App Store emergono chiaramente dai report trimestrali della compagnia come importante contributo alla crescita. Le entrate da questo settore si stimano pari a decine di miliardi.

Anche se la CE non dovesse decidere in merito alla denuncia, Apple dovrà trovare un modello di entrate migliore per l’App Store. Spotify non è l’unica compagnia a non essere più intenzionata a seguire le regole di Apple. Anche Epic Games, creatore di Fortnite, e Netflix (NASDAQ:NFLX) cominciano a reclamare. Insieme a Spotify, anche loro sono usciti dall’App Store, per non pagare la tassa del 30% chiesta da Apple.

Ponti più che fossati

Una rapida risoluzione della questione è difficile. Il caso Google presentato alla CE è durato tre anni ed è stato considerato breve. Le cause antitrust sono prese sul serio dalla CE e le indagini meticolose richiedono tempo.

Per quanto riguarda Spotify che, dopo l’App Store sta ora vendendo i suoi servizi sul proprio sito web, è difficile che non abbia veramente alcuna presenza sull’App Store. Le compagnie spesso continuano a lavorare insieme anche se sono in corso dei processi.

Tuttavia, dato quanto emerso contro Google durante il suo processo antitrust, la possibilità di una multa UE contro Apple è reale. Ciononostante, con 230 miliardi di dollari in banca, Apple difficilmente sarà decimata.

La vera considerazione da fare è se ciò finirà per erodere la capacità di Apple di monetizzare la sua base utenti. Per un decennio, la compagnia ha lavorato per costruire un ecosistema hardware proprietario, ma la crescita delle vendite di unità sta ristagnando. Le vendite di hardware sia per iPhone che per iPad sono rimaste invariate nel 2018 mentre quelle di Mac sono crollate del 5%. Proprio per questo motivo molte tesi di investimento rialziste sul titolo di Apple richiedono che la compagnia massimizzi i ricavi dal segmento dei servizi e ed aumenti la portata di vendita di questi servizi.

Per il momento, i ricavi del servizio segmenti di Apple sono rallentati ma segnano comunque un rimbalzo del 19% nell’ultimo trimestre, superando i 10 miliardi di dollari. Quindi per Apple la denuncia di Spotify non è la fine del mondo.

Qualsiasi eventuale conseguenza si avrà fra anni. Ma anche in questo caso il produttore di iPhone non avrà problemi a pagare le multe della CE, a prescindere dall’importo. Forse può anche essere considerato un aspetto positivo per Apple, se userà questa opportunità per costruire ponti anziché fossati verso i principali nomi mondiali dell’intrattenimento.

Apple ha già costruito un impero sicuro in un mondo spietato. Pensiamo che si trovi in una buona posizione per affrontare qualsiasi sfida posta dal mercato lungo il suo cammino.

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