"L'oro è l'unico bene che non conosce confini né governi." (Richard Russell)
Sulle Borse la correzione è già finita? Le piazze finanziarie europee hanno chiuso la scorsa settimana in rialzo, ma ben lontane dai massimi di giornata, con lo STOXX 600 a +1,1%, il FTSE 100 a +1,1%, il DAX a +1,6% e il CAC 40 a +1,1%. Milano è stata la migliore piazza finanziaria d’Europa, con un progresso dell’1,73%, che la riporta vicino alla soglia dei 39.000 punti. Il rally è stato alimentato dalle aspettative di un’accelerazione del sostegno fiscale in Germania, con CDU/CSU, SPD e Verdi che avrebbero trovato un accordo su un pacchetto di spesa per le infrastrutture e la difesa. L’attenzione degli investitori resta però concentrata sulla crescente instabilità del quadro macroeconomico e geopolitico: la BCE ha avvertito delle conseguenze potenzialmente disastrose di un'escalation della guerra commerciale globale, mentre il governatore François Villeroy de Galhau ha sottolineato come le politiche economiche di Donald Trump stiano avendo effetti negativi anche sull’economia statunitense. In ambito geopolitico, ha influito positivamente l’Unione Europea che ha presentato un nuovo ambizioso piano di difesa per contenere la minaccia russa e sostenere l’Ucraina. Il sentiment ha trovato sostegno infine nel rally della Borsa cinese, spinto dalla promessa della National Financial Regulatory Administration (NFRA) di sostenere i consumi e dal crescente ottimismo su un possibile taglio del Reserve Requirement Ratio (RRR) da parte della People’s Bank of China già nella prossima settimana.
Finita la correzione?
Negli Stati Uniti, la scorsa settimana si è chiusa con segnali di recupero: l’S&P 500 ha messo a segno un rialzo del 2,13%, segnando la miglior seduta dal novembre scorso. Anche il Nasdaq ha recuperato terreno, con un balzo del 2,61%, dopo le pesanti vendite della settimana precedente. Tuttavia, la pressione sul settore tecnologico resta evidente, con gli investitori che continuano a ridurre l’esposizione ai titoli più speculativi. In particolare, le preoccupazioni su un possibile eccesso di investimenti nel comparto AI e la crescente concorrenza nel settore dei semiconduttori hanno portato a prese di profitto su titoli chiave come NVIDIA, che nelle ultime sedute ha perso parte dei guadagni accumulati nel 2024. Parallelamente, il mercato delle criptovalute ha subito un brusco storno, con il Bitcoin che ha registrato una correzione marcata dopo il rally delle ultime settimane, segnalando un possibile cambio di strategia da parte degli investitori istituzionali
Trump e l’età dell’oro
A dominare la scena sui mercati delle materie prime è stato l’oro, che ha superato per la prima volta nella storia la soglia dei $3.000 l’oncia, registrando un nuovo massimo assoluto. Il rally del metallo prezioso riflette una crescente avversione al rischio legata all’incertezza sulle politiche economiche di Trump, all’aumento delle tensioni commerciali globali e al rafforzamento della domanda da parte delle banche centrali. L’oro, tradizionalmente considerato un bene rifugio in tempi di instabilità, sta beneficiando dell’indebolimento della fiducia negli asset denominati in dollari e della volontà di diversificare le riserve valutarie a livello globale. Secondo alcuni analisti, il trend al rialzo potrebbe proseguire nel medio termine, spinto da una combinazione di fattori tra cui l’aumento della domanda istituzionale, le crescenti tensioni geopolitiche e l’inflazione persistente. Tuttavia, l’oro resta lontano dal suo massimo storico in termini reali, registrato nel 1980, quando il prezzo aggiustato per l’inflazione raggiunse l’equivalente di $3.800 l’oncia. Gli investitori restano in attesa di ulteriori sviluppi, con la prossima riunione della Federal Reserve che potrebbe offrire indicazioni cruciali sul percorso dei tassi di interesse e sulle implicazioni per il mercato dei metalli preziosi.
Sulle Borse la correzione è già finita? Le piazze finanziarie europee hanno chiuso la scorsa settimana in rialzo, ma ben lontane dai massimi di giornata, con lo STOXX 600 a +1,1%, il FTSE 100 a +1,1%, il DAX a +1,6% e il CAC 40 a +1,1%. Milano è stata la migliore piazza finanziaria d’Europa, con un progresso dell’1,73%, che la riporta vicino alla soglia dei 39.000 punti. Il rally è stato alimentato dalle aspettative di un’accelerazione del sostegno fiscale in Germania, con CDU/CSU, SPD e Verdi che avrebbero trovato un accordo su un pacchetto di spesa per le infrastrutture e la difesa. L’attenzione degli investitori resta però concentrata sulla crescente instabilità del quadro macroeconomico e geopolitico: la BCE ha avvertito delle conseguenze potenzialmente disastrose di un'escalation della guerra commerciale globale, mentre il governatore François Villeroy de Galhau ha sottolineato come le politiche economiche di Donald Trump stiano avendo effetti negativi anche sull’economia statunitense. In ambito geopolitico, ha influito positivamente l’Unione Europea che ha presentato un nuovo ambizioso piano di difesa per contenere la minaccia russa e sostenere l’Ucraina. Il sentiment ha trovato sostegno infine nel rally della Borsa cinese, spinto dalla promessa della National Financial Regulatory Administration (NFRA) di sostenere i consumi e dal crescente ottimismo su un possibile taglio del Reserve Requirement Ratio (RRR) da parte della People’s Bank of China già nella prossima settimana.
Finita la correzione?
Negli Stati Uniti, la scorsa settimana si è chiusa con segnali di recupero: l’S&P 500 ha messo a segno un rialzo del 2,13%, segnando la miglior seduta dal novembre scorso. Anche il Nasdaq ha recuperato terreno, con un balzo del 2,61%, dopo le pesanti vendite della settimana precedente. Tuttavia, la pressione sul settore tecnologico resta evidente, con gli investitori che continuano a ridurre l’esposizione ai titoli più speculativi. In particolare, le preoccupazioni su un possibile eccesso di investimenti nel comparto AI e la crescente concorrenza nel settore dei semiconduttori hanno portato a prese di profitto su titoli chiave come NVIDIA, che nelle ultime sedute ha perso parte dei guadagni accumulati nel 2024. Parallelamente, il mercato delle criptovalute ha subito un brusco storno, con il Bitcoin che ha registrato una correzione marcata dopo il rally delle ultime settimane, segnalando un possibile cambio di strategia da parte degli investitori istituzionali
Trump e l’età dell’oro
A dominare la scena sui mercati delle materie prime è stato l’oro, che ha superato per la prima volta nella storia la soglia dei $3.000 l’oncia, registrando un nuovo massimo assoluto. Il rally del metallo prezioso riflette una crescente avversione al rischio legata all’incertezza sulle politiche economiche di Trump, all’aumento delle tensioni commerciali globali e al rafforzamento della domanda da parte delle banche centrali. L’oro, tradizionalmente considerato un bene rifugio in tempi di instabilità, sta beneficiando dell’indebolimento della fiducia negli asset denominati in dollari e della volontà di diversificare le riserve valutarie a livello globale. Secondo alcuni analisti, il trend al rialzo potrebbe proseguire nel medio termine, spinto da una combinazione di fattori tra cui l’aumento della domanda istituzionale, le crescenti tensioni geopolitiche e l’inflazione persistente. Tuttavia, l’oro resta lontano dal suo massimo storico in termini reali, registrato nel 1980, quando il prezzo aggiustato per l’inflazione raggiunse l’equivalente di $3.800 l’oncia. Gli investitori restano in attesa di ulteriori sviluppi, con la prossima riunione della Federal Reserve che potrebbe offrire indicazioni cruciali sul percorso dei tassi di interesse e sulle implicazioni per il mercato dei metalli preziosi.