Dopo gli eventi degli ultimi 10 giorni, è arrivato il momento di tirare le somme del “tether affaire” e analizzare a bocce ferme quanto accaduto.
Nelle ultime settimane molti traders hanno preferito convergere sulle stablecoins di recente emissione (GUDS, PAX e USDC) e questo si evince dai dati sugli scambi nei vari exchange dove le nuove stablecoins vengono listate su cross USDT (questo per dare l’opportunità al mercato di stabilire quale sia più affidabile).
Dopo il dump di tether del 15 ottobre e il conseguente spread tra gli exchange Fiat (MI:FCHA) to Crypto (dove si trovano le quotazioni in dollari) e le piattaforme Crypto to Crypto (dove la maggior parte dei cross sono in moneta USDT), quest’ultima ha subito un calo significativo della capitalizzazione, scendendo a circa $ 1.9 miliardi.
E’ interessante notare come, dopo che molte persone hanno cercato di sbarazzarsi dei propri USDT accettando incredibilmente minimi di $ 0,92 (in sostanza arrivando a perdere fino a un ricco 8%), la situazione si è velocemente normalizzata grazie alla rapida risoluzione delle problematiche di Bitfinex, afferenti i depositi in monete fiat e l’annuncio della partnership con una banca delle Bahamas; infatti attualmente Tether è scambiata con uno “sconto” che oscilla tra l’1 e il 2%.
TETHER "RICOMPRA" USDT
In tale ambito, già dal 10 ottobre (quindi prima del dump) Tether ha iniziato a ritirare progressivamente dalla circolazione 600 milioni di pezzi inviandoli alla propria tesoreria, molto probabilmente facendo essa stessa arbitraggio (in pratica acquistando USDT dal mercato a sconto e accreditandosi un “controvalore futuro” di $ 1.
Nulla di strano o illegale, dato che queste sono dinamiche perfettamente normali nei mercati finanziari.
Infatti quando una società ritiene che le proprie azioni siano “sottovalutate” dal mercato, procede al “buy back” ossia ricompra le proprie azioni contando che in futuro torneranno al loro” valore stimato”.
La capitalizzazione di Tether infatti è passata dai $2.8 miliardi di due settimane fa a circa $ 1.9 miliardi.
Quindi supponendo che $ 300M siano stati liquidati da altri operatori, questo significa che Tether ha riacquistato 600 milioni di token con uno sconto che oscilla tra il 2 e il 5%, con un potenziale guadagno che va dai $ 12 ai $ 30 milioni!
In tale contesto, è notizia del 24 ottobre che Tether procederà con la distruzione (burn) di 500 milioni di USDT, lasciando così nel suo treasury wallet circa 450 milioni di monete come riserva per le future emissioni di Tether dollari.
LA GUERRA DELLE STABLECOINS
Il lato spiacevole di tutta questa situazione è dato da quei traders e operatori che, in una potenziale situazione profittevole, in perfetto “stile parco buoi” sono riusciti a perdere una montagna di soldi, di fatto svendendo i propri tether.
A questo ha contribuito un numero elevato di "utili idioti", come crypto influencer e testate giornalistiche varie, che ciclicamente provano una sorta di gusto sadico, o per meglio dire masochistico, a bastonare Bitfinex e Tether, dimostrando così di non aver capito nulla delle reali dinamiche sommerse degli ultimi eventi.
Relativamente alla guerra in corso tra USDT e le nuove stablecoins, a supporto delle quali sta scendendo in campo la parte “istituzionale” del mondo crypto, resta da vedere se in futuro Tether continuerà a essere scambiato con questo leggero “handicap”.
Una cosa però è certa: fino a quando non vedremo dei volumi adeguati confluire in queste nuove monete (parliamo di qualche $ milione contro la capitalizzazione di tether che al momento è appunto quasi nell’ordine dei $ 2 miliardi) la strada per loro sarà tutta in salita.
A questo proposito ricordo che Tether, nonostante tutte le critiche e le preoccupazioni, è stato generalmente sempre molto affidabile nel mantenere il suo ancoraggio al dollaro statunitense (con la parentesi degli ultimi 10 giorni), fornendo dunque un buon servizio, garantendo un network efficiente e un ottimo rapporto con molti exchange (è listato su circa 150 piattaforme), offrendo sostanzialmente una grande opportunità a quelle aziende e investitori, che diversamente sarebbero state escluse dal mercato a causa della chiusura del sistema bancario e finanziario.
Inoltre, come si evince chiaramente da questo interessante articolo di bloomberg, i volumi della maggior parte delle piattaforme del mercato sono palesemente gonfiati e bitfinex è uno dei pochissimi exchange a lavorare in modo chiaro e trasparente, fornendo un importante contributo all’ecosistema.
Dunque ritengo che il fango arrivato su bitfinex nelle ultime settimane sia parte di un piano strutturato su più livelli, teso a eliminare uno dei principali competitor che ancora detiene una buona indipendenza dalle agenzie governative di controllo, a beneficio di quelle compagnie (Coinbase e Gemini, giusto per citarne alcune) che recentemente hanno ottenuto il placet (e di conseguenza il guinzaglio) delle autorità USA.
Una cosa è certa, la guerra di logoramento tra le varie stablecoins è iniziata!