Tim (MI:TLIT) accelera e chiude in rialzo del 4,5% dopo le indiscrezioni di Bloomberg a proposito di un prossimo cambio di rotta sul controllo della propria rete di trasmissione, un osso che la società non aveva mai voluto mollare.
Pare che il ceo Luigi Gubitosi sia ora disponibile a rinunciare a questa storica pretesa, in cambio del via libera delle autorità all’aggregazione tra Open Fiber e FiberCop, la società posseduta al 58% da Tim dove sono raggruppate le attività della rete fissa, sia quelle storiche in rame, sia quelle in fibra. Gli altri due soci sono il fondo KKR (37,5%) e Fastweb (4,5%).
Le ragioni dell’attaccamento all’asset erano più che giustificate, in quanto FiberCop, è uno dei gioielli di redditività dell’ex monopolista della telefonia italiana.
Stasera, Tim ha replicato alle indiscrezioni con questa nota. “Con riferimento alle indiscrezioni di stampa odierne circa possibili assetti societari relativi alla rete, TIM precisa che l’argomento non è stato oggetto di discussione nel Consiglio di Amministrazione né tantomeno sono state prese decisioni al riguardo”.
Il passo indietro su questo tema dovrebbe essere gradito sia al governo italiano che alla Commissione Europea, soggetto che aveva fatto sapere di essere contrario al predominio di fatto di Tim in Italia.
Bloomberg riferisce che Gubitosi avrebbe deciso di accontentarsi di una quota di minoranza nel soggetto post aggregazione: il danno c’è, ma quel che sarà perso in termini di flussi di cassa dovrebbe essere più che compensato dai cospicui risparmi sui costi di posa della fibra nel territorio italiano: avere un unico operatore che opera, invece di due in concorrenza, è strategicamente irrazionale perché crea un inutile doppione. In più, Tim avrebbe la possibilità di scaricare una parte importante del debito e di trasferire parecchi dipendenti.
La trattativa con Open Fiber e Cassa Depositi e Prestiti, il suo socio di maggioranza, potrebbe ripartire quindi a breve, dopo una pausa di molti mesi. Il negoziato potrebbe essere riavviato a giorni, magari dopo il probabile via libera dell’Antitrust europeo alla cessione del 40% di Open Fiber al fondo australiano Macquarie. Il pronunciamento è previsto per il 10 novembre, esattamente il giorno prima della riunione del consiglio di amministrazione di Tim. Nel documento, ci potrebbero essere indicazioni importanti sulla posizione dell’autorità in questa intricata vicenda.