I segnali di un ritorno alla propensione al rischio ci sono. La volatilità scatenata dal coronavirus si è arrestata, nelle ultime 48 ore c'è stata una ripresa delle quotazioni soprattutto dell'azionario, probabilmente anche in virtù del fatto che la Banca popolare cinese ha iniettato 1,2 trilioni di yuan di liquidità per cercare di stabilizzare il mercato.
La spinta decisiva è arrivata ieri, a seguito della notizia secondo cui un team di ricercatori britannici starebbe per giungere alla conclusione della realizzazione di un primo vaccino contro il Coronavirus. Durante la notte, infine, la Cina ha annunciato un possibile taglio delle tariffe sulle importazioni statunitensi per un valore di $ 75 miliardi. Da qui lo spostamento della liquidità da asset rifugio agli asset del rischio.
I rendimenti obbligazionari continuano a salire, mentre lo yen sta perdendo terreno con decisione. Sale anche il prezzo del petrolio, mentre lo yuan cinese sta provando a invertire il trend ribassista dell'ultimo periodo.
La rinnovata verve azionaria si è manifestata soprattutto a Wall Street, improvvisamente di nuovo sui massimi storici. Da evidenziare anche la forza del dollaro, che come ben sappiamo è considerato a tutti gli effetti un asset rifugio. Chiaro, a questo punto, che viene da chiedersi se la ripresa del trend rialzista si risolverà in una bolla di sapone o meno.
Sul fronte macro economico è una giornata sicuramente tranquilla, avremo infatti solo le richieste di sussidi di disoccupazione settimanali statunitensi le quali dovrebbero essere abbastanza stabili a 215.000 (216.000 la scorsa settimana).