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Trump ha ragione: la crescita economica americana sta rallentando...

Pubblicato 30.01.2017, 09:43
Aggiornato 04.10.2023, 19:20


La vitalità apportata dalla nuova amministrazione pare ora essere indispensabile all'America, alla luce della divulgazione dei dati sulla crescita del prodotto interno lordo USA (GDP) nel quarto trimestre 2016 ampiamente sotto le attese (+1,9% vs attese di +2,2% ed in notevole calo dal +3,5% del terzo trimestre), e la conseguente stima preliminare circa la crescita complessiva nel 2016 (+1,6% ossia il minor tasso di crescita dal 2010!).

Ad impattare negativamente è infatti il deficit della bilancia commerciale ( le importazioni sono in crescita e le esportazioni in calo; il disavanzo e di 43 miliardi di dollari), mentre i consumi domestici, seppur in flessione rispetto al terzo trimestre 2016, si mantengono sulla media degli ultimi anni (+2,5% su base annua).

La settimana appena trascorsa è risultata tuttavia sostanzialmente positiva per i mercati azionari mondiali, che, dopo aver assistito al raggiungimento del nuovo massimo storico da parte dell'indice Dow Jones (rappresentativo delle 30 società americane di maggiori dimensioni) sulla scia della sequenza "impressionante" di interventi e riforme pro-business da parte dell'amministrazione Trump, hanno successivamente solo lievemente ritracciato.

Degni di menzione, per ciò che attiene un contesto prettamente economico/finanziario, i provvedimenti relativi al via libera per la costruzione di due gasdotti di dimensioni considerevoli (Keystone XL e Dakota), la cui realizzazione era stata negli anni passati bloccata da Obama e che "dovrebbe" favorire la creazione di nuovi posti di lavoro e coinvolgere imprese USA; nulla (ancora!!) invece, circa il paventato incremento della spesa pubblica per nuove infrastrutture pari a circa 1.000 miliardi di USD.

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Oltre all'interventismo trumpiano (Trumpflation), altro evento di nota della settimana è stata la decisione della Corte Suprema di obbligare il governo guidato (per ora!) da Theresa May di ottenere l'approvazione del Parlamento prima di avviare il processo di uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea (facendo scattare l'art.50 del trattato di Lisbona).

Tale decisione imporrà inevitabilmente al nuovo Primo Ministro di condividere con le diverse fazioni di un Parlamento estremamente diviso, i punti cardine del piano BREXIT (ed in particolare le modalità di uscita dal Mercato Unico Europeo che rappresenta il 60% del commercio britannico), di fatto allontanando ulteriormente la possibilità di avere un approccio risolutivo e non diplomatico e negoziale con Bruxelles.

Come sempre accade, la prima settimana di ogni mese , sarà caratterizzata dalla divulgazione di numerosi dati macroeconomici rilevanti (andamento sull'attività economica nel settore manifatturiero e dei servizi nel mese precedente (PMI/ISM), crescita occupazionale in USA,inflazione europea e americana ecc...); se a questi dati rilevanti (market movers) aggiungiamo, il meeting della Federal Reserve della Bank of Japan e della Bank of England, l'entrare nel vivo della Earning Season americana (dati di APPLE) e la votazione del Parlamento britannico sul piano BREXIT di Theresa May, sarà facile intuire come la settimana dal 30 Gennaio al 3 Febbraio, sarà chiave per i mercati finanziari...senza tralasciare qualche ulteriore estemporaneo provvedimento o tweet di Donald Trump ad agitare le acque.

Ma andiamo con ordine:
- lunedi 30/01 : inflazione a Gennaio in Germania - le previsioni sono di un incremento al 2% annuo a Gennaio dal 1,7% di Dicembre. Da monitorare con attenzione per le ripercussioni che potrebbero derivarne nella diatriba Bundesbank-BCE
Price Consumer Expenditure (PCE) americano, ossia l'indicatore sull'inflazione preferito dalla FED per valutare la propria politica monetaria - le attese sono di una crescita annua dell'1,7% dei prezzi al consumo nel mese di Dicembre
- martedi 31/01 : votazione in Parlamento del testo relativo all'avvio delle negoziazioni con Bruxelles sul Brexit; in caso di mancato consenso maggioritario si aprirebbero le porte per nuove elezioni in Gran Bretagna.
Si svolgerà inoltre la riunione della Banca Centrale del Giappone; non si attendono tuttavia nuove decisioni di politica monetaria .
mercoledi 01/02 : i dati PMI manifatturieri e del settore del terziario per il mese di Gennaio a partire dalla Cina, passando da Giappone ed Eurozona, per concludere con gli USA (ISM) forniranno un quadro chiaro sull'andamento dll'attività economica nel primo mese del 2017.
In serata (ore 20 italiane) verrà divulgato il comunicato (statement) della Federal Reserve circa le decisioni di politica monetaria (non si attendono rialzi dei tassi) e lo stato dell'economia domestica.
giovedi 02/02 : sarà ora la volta della Banca d'Inghilterra a riunirsi, seppur anche in questo caso non ci si attenda interventi (al rialzo od al ribasso!!) sui tassi d'interesse ora allo 0,25%.
venerdi 03/02 : divulgazione dei dati sul mercato del lavoro USA; le aspettative sono di un incremento deil numero degli occupati di 171.000 unità a Gennaio ed un tasso di disoccupazione stabile al 4,7%. Sul fronte societario, la prosecuzione della divulgazione dei dati reddituali dell'ultimo trimestre 2016 da parte delle Big Companies americane, prevede nella giornata di martedi 31/01 i numeri di Apple Inc (NASDAQ:AAPL) - Exxon Mobil Corporation (NYSE:XOM) - Mastercard Inc (NYSE:MA) - Pfizer Inc (NYSE:PFE); mercoledi 01-02 : FACEBOOK (NASDAQ:NASDAQ:FB); giovedi 03/02 : Visa Inc (NYSE:V).

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Settimana positiva per i mercati azionari americani ed asiatici, mentre, ad eccezione della Germania, in flessione gli altri mercati europei.
L'incertezza derivante dalle future negoziazioni commerciali tra UE e Gran Bretagna, l'estomporaneità dei provvedimenti della nuova amministrazione USA, accompagnata dalla sensazione crescente che Trump preferisca avere rapporti bilaterali Stato per Stato piuttosto che interfacciarsi direttamente con l'Unione Europea stanno favorendo un ritracciamento progressivi dei listini "esclusi" dall'euforia trumpiana.

Settimana poco mossa per le materie prime, seppur sostanzialmente positiva (in particolare per i preziosi e per le commodities agricole), che continuano a beneficiare della "debolezza relativa" del dollaro USA di inizio 2017.

Petrolio sostanzialmente poco mosso; Brent stabile a 55,5$ al barile e WTI a 53,20$.

Per quanto attiene il comparto valutario, da segnalare la prosecuzione del trend di graduale recupero della sterlina (allontanandosi lo spettro di Hard Brexit).
Persiste il momento di debolezza del USD, in settimana incoraggiato dai deludenti dati sulla crescita economica nel quarto trimestre 2016.

Rendimenti obbligazionari in marcato rialzo in specie in Eurozona, sulla scia delle aspettative di incremento dell'inflazione annua verso l'obiettivo del 2% annuo in tempi decisamente più rapidi rispetto a quelli previsti dalla Banca Centrale Europea.

Da prestare pertanto attenzione alla pubblicazione dei dati preliminari di Gennaio, martedi 31/1 alle ore 11.

Altrettanto rilevante sarà la divulgazione della stima preliminare della crescita complessiva del PIL dell'area euro nel 2016, prevista al 1,7% annuo.

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