Avvio di ottava in rialzo, in scia al comparto bancario, per Ubi Banca (MI:UBI), i cui corsi stanno tentando di allontanarsi dalla soglia critica a 2.16 euro.
Tuttavia, almeno per il momento, non ci sono i presupposti per ipotizzare un lungo rally (attenzione alle speculazioni) ed ovviamente per una inversione della solida tendenza ribassista.
Solo il superamento di 2.60 euro permetterebbe di guardare al futuro con leggero ottimismo.
La resistenza chiave di medio/lungo termine è ancora lontana (3.45 euro).
Sotto quota 2.16 euro, invece, spazio a nuovi affondi in direzione di quota 2.07 ed area 2.0 euro; al di sotto di quest’ultimo riferimento si aprirà un vuoto che proietterà i prezzi fino a 1.95 euro (2° target, con quest’ultima violazione, 1.83 euro; 3° target area 1.70 euro).
Il titolo in 6 mesi ha ceduto il 42%, il 68% in 1 anno, il 45% in 3 anni ed il 10% in 5 (dal 2003 ad oggi -80%). Il mese scorso Barclays (LON:BARC) ha ridotto il target di Ubi Banca a 3,4 da 3,54 euro e ha confermato il rating “equalweight”.
Gli esperti hanno abbassato le stime sull’utile del 2016 e le previsioni sul 2017-2018 rispettivamente del 2% e del 3%. Ubi Bca ha archiviato il 2° trimestre con una perdita netta di 829 milioni di euro, in forte peggioramento rispetto all’analogo periodo 2015. Credit Suisse ha tagliato il rating su a “neutral” da “outperform” e il target a 2,7 da 3,5 euro; mentre Kepler Cheuvreux ha ridotto il target da 3,5 a 3 euro ma ha confermato il rating “buy”.
Medie mobili esponenziali:
il prezzo è collocato al di sotto di Ema20, quest’ultima è inferiore a Ema50; entrambe sono inferiori alla media mobile di periodo 200 (SMA). Secondo questa teoria è in atto l’orientamento più ribassista possibile.
Prevedibile evoluzione della gestione consolidata.
Circa la prevedibile evoluzione della gestione consolidata, sulla base delle informazioni ad oggi disponibili, si evidenzia quanto segue. Dato l’attuale livello dei tassi di mercato, attesi ancora stabili nei prossimi mesi, l’evoluzione del margine d’interesse, nella seconda metà del 2016, beneficerà della progressiva azione di ricomposizione della raccolta diretta retail verso la componente a breve termine, meno onerosa, e potrebbe migliorare se troverà conferma la recente ripresa dei volumi di impiego.
Si prevede che le commissioni nette nel corso dell’anno possano ancora trarre vantaggio dal processo di ricomposizione della raccolta totale a favore del risparmio gestito e, in minor misura, anche della graduale ripresa dei crediti alla clientela. Il contesto dei mercati finanziari continuerà ad essere ancora caratterizzato da una persistente volatilità e potrebbe limitare le possibilità di prese di beneficio sulle riserve di valutazione positive del portafoglio titoli di proprietà, rispetto a quanto conseguito nella prima parte dell’esercizio.
La continua ottimizzazione delle altre spese amministrative e l’Accordo Sindacale siglato alla fine dello scorso anno dovrebbero consentire di contenere gli oneri operativi, al netto delle componenti non ricorrenti, in linea con il 2015, nonostante l’incremento dei costi relativi alla contribuzione al Fondo Unico di Risoluzione e al Fondo di Garanzia dei Depositi.
La rischiosità particolarmente contenuta del portafoglio in bonis e la diminuzione dei flussi di nuovi crediti deteriorati dovrebbero confermare un’ulteriore riduzione del costo del credito nel secondo semestre rispetto all’analogo periodo del 2015, in linea con quanto previsto nel Piano Industriale 2019/2020.