Negli ultimi 30 giorni UBI Banca (MI:UBI) ha subito un’accelerazione ribassista, un movimento che ne ha ricondotto i corsi in area 6,35 euro.
Lo scenario del titolo bancario si conferma delicato e al momento non è da escludere la possibilità di assistere allo sviluppo di un affondo in direzione del supporto a 6,22 euro la cui violazione, in chiusura di seduta, creerebbe i presupposti per un affondo fino al sostegno psicologico di 6 euro e successivamente al sostegno chiave di in area 5,96 euro.
Al fine di scongiurare detti sviluppi negativi i corsi dovranno riuscire a tornare stabilmente al di sopra di quota 6,60 euro, condizione necessaria per preparare il terreno a un recupero in direzione di 7,11 euro (7,26 forte resistenza).
Il titolo negli ultimi sei mesi ha ceduto il 13.7%.
Medie mobili esponenziali:
il prezzo è collocato al di sotto di Ema20 che è inferiore a Ema50; entrambe inferiori alla media mobile di periodo 200 (SMA). Secondo questa teoria è in atto l’orientamento più ribassista possibile.
Prevedibile evoluzione della gestione:
Complessivamente la dinamica dei proventi operativi è prevista superiore a quella del 3° trimestre seppure con una diversa contribuzione delle singole componenti. In un contesto di limitata crescita degli aggregati creditizi e di forte competizione sugli spread a livello di Sistema e a seguito del proseguimento della strategia di ricomposizione del portafoglio titoli di proprietà, si prevede che la pressione sul margine di interesse possa proseguire, sebbene in misura attenuata rispetto a quella del 3° trimestre.
Si prevede che le commissioni nette beneficino della consueta e positiva stagionalità che caratterizza l’ultima parte dell’esercizio. Il contesto favorevole al contenimento del rischio sovrano, potrebbe consentire un risultato dell’attività di negoziazione e copertura superiore a quello dei trimestri precedenti.
Gli interventi attuati nel corso del 2015 consentono di confermare l’obiettivo di contenimento degli oneri operativi in linea con il 2014, nonostante i costi aggiuntivi relativi alla contribuzione al Fondo di Risoluzione Europeo e al Fondo di Garanzia dei Depositi, stimati in oltre 30 milioni di euro per il corrente esercizio.
L’evoluzione positiva del contesto macroeconomico, confermata dall’evoluzione dei principali indici anticipatori, dovrebbe consentire di contenere il costo del credito del corrente esercizio ad un livello inferiore a quello del 2014.