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Un altro round da assegnare ai venditori...

Pubblicato 10.12.2018, 09:33
Aggiornato 09.07.2023, 12:32

Lunedì 10 Dicembre

Hedgeye

Venerdì è stata una sessione per molti versi emblematica delnuovo e deteriorato regime psicologicoche sembra esserediventato la normalità nelle ultime settimana. Le notizie positive non sono mancate e ciononostante WallStreet, e con essa tutti gli asset rischiosi del pianeta, hanno visto i venditori al fine prevalere su chi era invece desideroso di mettere al lavoro una liquidità che sembra essere meno copiosa rispetto al passato.

Payroll deboli (rispetto ad attese robuste) ma non preoccupanti nel ricordarci per l’ennesima volta come l’assenza di un’inflazione salariale grintosadia tutto lospazio eventualmente necessario alla Fed per rallentare e/o fermare la normalizzazione del regime monetario. Un dato ‘Goldilocks’insomma che avrebbe stimolatocon vigore gli ‘animal spirits’ fino a qualche mese fa e hainvece provocato solo una timida salita (poco più dello 0.5%) pima che il vento ribassista riprendesse il sopravvento.

L’OPEC+(con Russia), ai tempi supplementari e dopo non pochi patemi, ha servito un accordo di entità almeno parzialmente inattesa. 1.2 mio/barili di taglio alla produzione sono più di quanto ormai ci si aspettasse e la reazione rialzista violenta del greggio (più del 5%) all’annuncio ne è testimonianza. Un petrolio più debole può anche presentare aspetti positivi per i mercati azionari ma di fatto in questi ultimi due mesi il crollo quasi verticale di WTI e Brent aveva avuto una forte correlazione con le difficoltà degli indiciiniziate anch’esse nella prima settimana di ottobre. Venerdì la riscossa petrolifera non ha però trovato riscontri in un parallelo recupero azionario.

L’arresto di Meng Wanzhou (CFO e figlia del fondatore di Huawei) è stato indubbiamente l’ultimo catalizzatore negativo per il mercato, esploso nella notte tra mercoledì e giovedì. La situazione resta tesa (vedi più avanti l’aggiornamentosulle evoluzioni durante il w/e) ma nella giornata di venerdì sono arrivate dichiarazioni ufficiali da Pechino e da Washington che tendevano a separare questo focolaio di tensionedai neonati negoziati per trasformare tregua accordata dalla cena di Buenos Aires in qualcosa di più costruttivo. Nonostante il mio scetticismo sull’effettiva portata epocale dell’incontro tra Trump e Xi durante il recente G20, ammetto che l’esplicito tentativo di evitare di far abortire sul nascere i negoziati sull’onda di questa improvvisa crisi diplomaticava considerato, al margine, una notizia positiva. Anche in questo caso però poco efficace nell’aiutare i compratori nella sessione che ha chiuso la settimana.

S&P 500

Quando, esattamente due settimane fa (lunedì 26 novembre), ci trovavamo, dopo ribassi importanti, in quest’area sull’S&P 500 (in Europa eravamo in realtà un paio di punti percentuali messi meglio di adesso) scrivevo: “... su molti dei fattori indicati come l’innesco della correzione arrivata adottobre e tutt’altro che risolta, siamo stati in queste settimane testimoni di un miglioramento. C’è quindi la possibilità che una tenuta dei minimi recenti (2600 per l’S&P 500, 6830 per il Nasdaq Composite) possa generare un nuovo rimbalzo, simile a quello della prima decade di novembre... Un incontro conciliante tra Trump e Xi o anche solo l’avvicinarsi ad esso conun clima preparatorio distensivo sembrano un catalizzatore perfetto per ripulire nuovamente il mercato dall’iper-venduto di breve...”. La salita da quel 2630 a toccare fugacemente la media a 100 giorni (2815) da cui siamo stati respinti con perdite per la terza volta in meno di due mesi ha indubbiamente ‘ripulito l’iper-venduto’ di breve. Probabilmente il nuovo ribasso, che in poche sessioni ci ha riportato su questo sempre più scricchiolante supporto, ne ha creato di nuovo (di iper-venduto)ma il prezzo da pagare per questa salita (che appare sempre più strutturale) della volatilità senza un evidente capacità di recuperare e tenere i livelli, è una fiducia sempre più barcollante nel “buy the dip” che ha così a lungo viziato gli investitori. Un tentativo di estensione ribassista oltre il supporto sembra ora probabile e solo un pronto ritorno sopra 2700 (sfiorato solo giovedì pomeriggio e poi ancora venerdì dopo i Payrolls ‘benigni’ e già così lontano) sarebbe probabilmente in grado diridare una qualche dose di fiducia e stabilità al mercato.

S&P

La successione ad Angela Merkel è iniziata. L’atteso congresso CDU ha partorito un nuovo leader di partito. Dal mazzo di tre (con Jens Spahn che partiva già nettamente sfavorito in partenza) è uscita la carta AKK (Annegret Kramp-Karrenbauer). Rispetto a Friederich Merz, la scelta della cinquantaseienne appare meno conflittuale con il cancellierato della Merkel. L’ex governatrice della Saarland (un Lander piccolo al confine con la Francia) era stata investita dalla stessa Merkel che l’aveva voluta recentemente nel ruolo istituzionale di Presidente del partito. Nella sua esperienza di governo ha dimostrato capacità di stringere e far funzionare alleanze (in Saarland aveva il supporto della famosa Jamaica-coalition con FDP e Verdi che non è riuscita a vedere la luce a livello federale) e di portare a casa significativi risultati elettorali (proprio le regionali del Saarland invertirono nel 2017 la tendenza all’ascesa dei social-democratici che,con il candidato premier Schultz, sembravano in grado di poter sconfiggere la CDU nelle elezioni federali in arrivo). Con lei al timone Angela ha qualche possibilità in più di arrivare a fine mandato (2021) come Cancelliera. La notizia negativa è quella di un partito spaccato (al ballottaggio contro Merzla vittoria è arrivata con un risicato 52%-48% dei circa 1000 delegati) che si somma alla leadership sempre più minata della Merkel stessa. Anche se sabato è arrivato con prontezza il supporto alla nuova guida da parte dello sconfitto Friederich Merz. Non qualcosa che si vede di frequente dalle nostre parti...

Le altre notizie del week-end nonsono state particolarmente positive. La Cina sembra il minimo comun denominatore delle headlines:

- Idati economici cinesi hanno deluso le attese. Il CPI (2.2% y/yvs 2.4% exp.) e, soprattutto,la bilancia commerciale mostrano che, nonostante gli sforzi delle autorità di fornire stimolo fiscale e monetario, la domanda interna fatica a sostenere i ritmi di crescita a cui siamo abituati. In particolare sono le importazioni con il loro incremento asfittico (3% vs 14.5% exp.) a preoccupare. E a far mantenere elevata la tensione commerciale con il saldo bilaterale nei confronti degli Stati Uniti che tocca nuovi massimi.

I dati  economici  cinesi

Fonte: Investing.com

- Da Vancouver, dove è trattenuta Meng Wanzhou, non arrivano segnali distensivi, anzi. Reuters ha riportato le minacce di Pechino: il rifiuto di rilasciare immediatamentel’executive cinese provocherà conseguenze ‘severe’ nei rapporti con il Canada. Gli ambasciatori di Canada e Stati Unitisono stati intanto convocati dalle autorità cinesi. Il tribunale canadese ha intanto (fin da venerdì pomeriggio) negato la possibilità che Meng venga rilasciata sotto cauzione, un’opzione che impossibile prendere in considerazione di fronteal rischio di fuga e alle praticamente illimitate possibilità economiche della persona agli arresti.

Apertura di settimana in sofferenza per i mercati asiatici. Principalmente si tratta di un rimettersi in pari con le perdite del venerdì occidentale (Nikkei -2.2%, Hang Seng -1.6%, Shanghai Comp -1.1%) ma una partenza negativa di settimana, attribuibile alle notizie riportate sopra, è visibile nella partenza in rosso, in ulteriore estensione delle perdite di settimana scorsa, del future dell’S&P 500 (-0.6% a 2620). Per il resto si fa notare la debolezza del dollaro che si accompagna aun calo dei rendimenti sulla parte più a breve della curva, abbastanza insolito nell’entità (circa 3bp nella parte 12-24 mesi) per gli orari notturni. I rendimenti più bassi sono coerenti con il generale tono negativo sugli asset rischiosi e con il fatto che i timori sulla crescita stiano diventando centrali nel disagio degli investitori.

Ci aspettano due settimane davvero intense prima del Natale. Martedì sera a partire dalle 8pm (CET) arriverà, preceduto dalle votazioni sugli emendamenti, l’atteso tentativo di ratifica dell’accordo di uscitatra UK e EU. Mercoledì il CPI USsarà presumibilmente il dato macro più atteso della settimana. Giovedì sarà giornata di banche centrali (ECB, Norge Bank, SNB). Venerdì chiuderemo con un filotto di dati importanti: indici PMI preliminari per dicembre in Europa, vendite al dettaglio US, dati mensili cinesi (vendite al dettaglio / produzione industriale / investimenti fissi) e indice Tankan Q4 in Giappone. Non avremo dichiarazioni da parte dei componenti del FOMC, entrati nel regime di embargo che precede il comitato Fed in arrivo settimana prossima (mercoledì 19). Ci sono poi probabilità elevate che Robert Mueller renda note nei prossimi giorni almeno parte dei risultati della sua indagine sulle collusionidi Trump e del suo entourage con l’ingerenza russa nelle elezioni del 2016.

Buona settimana.

Balance

Il desk rimane come sempre a disposizione per ulteriori approfondimenti.

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