Un certificato sulle banche europee che protegge fino al 70% di ribasso

Pubblicato 03.03.2025, 10:45

È la strategia più difensiva che si possa trovare sul mercato che più è cresciuto in termini di volumi negli ultimi anni, quello dei certificati. La strategia in opzioni, che non promette rendimenti stellari o performance mirabolanti, ma che nel 2024 ha permesso di limitare al 5% circa le perdite di chi aveva investito su Stellantis o STMicroelectronics STMicroelectronics, è cartolarizzata in un certificato e consiste nell’investire su uno o più titoli azionari fissando il rendimento massimo e utilizzando i dividendi, che questi normalmente distribuiscono agli azionisti, per acquistare una put di protezione del capitale che permetterà all’investitore di azzerare le perdite anche nel caso in cui gli stessi perdessero fino al 30, 50% o addirittura 70%.

Si comprende facilmente che maggiori saranno i dividendi che queste azioni dovrebbero pagare e più alto sarà il rendimento fissato o più ampia sarà la protezione dell’investimento. È questo il caso delle banche europee, principali beneficiarie del rialzo dei tassi di interesse degli ultimi tre anni con bilanci record e utili straordinari. Il dividendo riconosciuto agli azionisti supera spesso il 10% annuo e chi ci ha investito in questi 24 mesi ha incassato non solo i lauti dividendi ma ha anche triplicato e più il capitale. Tuttavia, oggi, nonostante gli intrecci di M&A, i rischi sono maggiori dati gli alti livelli raggiunti e potrebbe avere più senso continuare a rimanere sul settore utilizzando una strategia come quella descritta.

Il funzionamento 

Il certificato, un Fixed Cash Collect Airbag (ISIN IT0006767872), emesso da Marex, è scritto su un basket composto dalle azioni Deutsche Bank, Société GénéraleBanco BPM ed Unicredit. Prevede il pagamento di cedole regolari, certe, tutti i mesi pari allo 0,667% (8,004% p.a.) fino a scadenza, prevista in data 11 marzo 2030, con la possibilità di essere rimborsato anticipatamente (valore nominale pari a 1.000 euro) alle stesse date di osservazione mensili, a partire dal 28 agosto 2025, qualora tutti i titoli rilevino almeno in corrispondenza del 100% degli strike price (il trigger autocall decresce poi dello 0,5% ogni mese). In caso di arrivo a scadenza, grazie alla barriera capitale posta al 50% dei rispettivi valori di riferimento iniziali, il certificato rimborserà il proprio valore nominale, proteggendo totalmente il capitale investito, da ribassi fino al -50% di ciascuno dei sottostanti.

Nel caso in cui uno dei sottostanti dovesse invece perdere più del 50% dai valori di riferimento iniziali entrerebbe poi in gioco l’effetto airbag, che consente di limitare significativamente le perdite: nei certificati dotati di tale effetto la performance negativa verrà infatti calcolata a partire dalla barriera e non dallo strike. Ma non è finita qui, perché anche il flusso cedolare farà la sua parte in ottica di protezione: essendo le cedole certe fino a scadenza, all’investitore sarà garantito un pagamento pari a 400 euro circa fino durante la vita utile del certificato, proteggendo di fatto il 40% dell’investimento (400 euro su 1.000 euro di valore nominale).

Unendo quanto detto finora, otteniamo non solo una performance potenziale in condizioni di lateralità (e fino al -50% del peggiore dei sottostanti) pari al 7,87% annualizzato, ma addirittura un rendimento leggermente positivo anche in caso di un -70% di uno dei sottostanti del basket. Dal punto di vista fiscale, sia le cedole che l’eventuale capital gain sono sempre configurati come redditi diversi, compensando così eventuali minusvalenze presenti nello zainetto fiscale.

Le banche sottostanti

I destini delle due banche italiane presenti nel paniere del certificato, Unicredit e Banco BPM, sono attualmente legati a doppio filo dall’offerta pubblica di scambio che la prima ha lanciato sulla seconda, offrendo come concambio 0,175 azioni Unicredit ogni azione Banco BPM in portafoglio.

La banca di piazza Gae Aulenti, attivissima sul fronte M&A, ha riportato nel 2024 ricavi e utili rispettivamente in crescita del 4% a/a e del 2,2% a/a, attendendosi per il 2025 una redditività in moderato calo a causa della discesa dei tassi di interesse. Per tutta risposta, Banco BPM sta continuando a macinare profitti, avendo riportato l’ennesima trimestrale record: utile netto pari a €1,92 mld, in crescita del 52% rispetto al 2023 e dividendi rivisti al rialzo. La banca di piazza Meda distribuirà infatti nel 2025 dividendi per €1,5 mld, corrispondenti ad un payout ratio pari all’80% e ad un dividend yield superiore al 10%. Sullo sfondo resta infine l’OPA su Anima lanciata dal Banco, che ha offerto 7 euro per ciascuna azione della società di gestione del risparmio, che secondo diversi commentatori rappresenterebbe il vero target di Unicredit, rimasta orfana di Pioneer nel 2017.

I due titoli hanno viaggiato a braccetto da inizio anno, con Unicredit cresciuta del 31% (sui massimi dal 2011) e Banco BPM del 23% (sui massimi dal 2016). Prosegue a gonfie vele il piano di razionalizzazione della francese Société Générale, che grazie al controllo dei costi è tornata ad alzare il dividendo a 1,06 euro per azione (dividend yield pari al 3%), annunciando inoltre un programma di buyback da 872 milioni di euro. I ricavi sono infatti cresciuti di oltre l’8% su base annua, con il rapporto costi/ricavi che è sceso fino al 69,4% dal 78,3% del 2023. Il titolo ha fatto registrare un rialzo pari ad oltre il 40% da inizio anno, portandosi sui massimi dal 2018 e festeggiando così le novità positive sui conti.

Leggermente meno rosea la situazione per Deutsche Bank (che pure sale del 20% circa da inizio anno, portandosi sui massimi dal 2015), che ha visto scendere l’utile nel quarto trimestre del 2024 a 104 milioni di euro dagli 1,4 miliardi del 2023 (e da €4,2 mld a €2,7 mld per quanto riguarda il full year); la banca prevede comunque un dividend yield pari al 3,3% nel 2025. Il CET1 Ratio si è comunque mantenuto stabile al 13,8% con il CEO Sewing che ha annunciato ulteriori tagli nel nuovo piano.

A chi è adatto:

  • A chi è alla ricerca di un’entrata costante e certa, tutti i mesi 
  • A chi vuole consolidare i guadagni fin qui ottenuti sul mercato azionario
  • A chi vuole ridurre la volatilità di portafoglio
  • A chi ha minusvalenze da recuperare 

A chi non è adatto

  • A chi crede in un ulteriore forte rialzo delle banche 
  • A chi vuole ottenere un elevato profitto nel breve termine
  • A chi non ha esperienza, salvo che sia debitamente assistito da una figura qualificata

Nell’immagine allegata (tratta dal CedLAB Pro) si può vedere l’analisi di scenario del certificato Fixed Cash Collect Airbag (ISIN IT0006767872).

Nell’ipotesi che la banca più debole tra le quattro si trovi a scadenza a un valori superiore, pari o inferiore a quello attuale anche del 50%, il rimborso complessivo delle cedole pagate mensilmente sarà pari a 1400,2 euro su 1000 investiti. Se invece la più debole tra le quattro perdesse il 70% dai valori di emissione, fissati alla chiusura di Borsa del 28 febbraio, il rimborso complessivo sarebbe di 1000,2 euro. Analisi di scenarioFonte: CedLAB Pro - analisi scenario Fixed Cash Collect Airbag

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