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Una politica estera americana più aggressiva influirà sui mercati del greggio?

Pubblicato 14.03.2018, 13:45
Aggiornato 09.07.2023, 12:31

La versione originale di questo articolo, in inglese, è stata pubblicata il 14.03.2018

Ieri, martedì 13 marzo, il Presidente Trump ha annunciato che il Direttore della CIA Mike Pompeo prenderà il posto di Rex Tillerson come Segretario di Stato USA. Tillerson era in generale considerato un sostenitore dell’accordo sul nucleare iraniano negoziato sotto il governo Obama, mentre il Presidente Trump e il Direttore Pompeo hanno espresso chiaramente l’intenzione di revocare l’accordo.

Sebbene sia Trump che Pompeo siano contrari all’accordo sul nucleare iraniano, è poco probabile che il patto venga revocato nell’immediato futuro. Tuttavia, il Presidente Trump potrebbe decidere di ripristinare le sanzioni USA contro l’Iran. In base ad una legge approvata dal Congresso e chiamata INARA, al Presidente viene chiesto di certificare il rispetto dell’accordo nucleare da parte dell’Iran ogni 90 giorni. Ogni 90 giorni il Presidente deve inoltre decidere se certificherà che continua ad essere nell’interesse degli Stati Uniti sospendere le sanzioni contro l’Iran. Se il Presidente dovesse decidere che non rientra più nell’interesse degli Stati Uniti sospendere le sanzioni contro l’Iran, le esportazioni di greggio iraniano ne risentirebbero immediatamente.

Nel gennaio 2018, il Presidente Trump non ha certificato l’accordo nucleare iraniano, il che significa che, secondo gli Stati Uniti, l’Iran non sta rispettando il patto. Tuttavia, il Presidente Trump ha continuato a sospendere le sanzioni USA contro l’Iran. Ciononostante, il Presidente ha dichiarato anche che si assicurerà che le sanzioni ritornino il 12 maggio a meno che il Congresso e l’Unione Europea non siano d’accordo ad appoggiare cambiamenti significativi da apportare al patto nucleare iraniano.

Mentre Tillerson veniva considerato a favore di un proseguimento delle sospensioni delle sanzioni, Pompeo sembra essere più interventista sull’accordo nucleare iraniano. Quali effetti ci saranno sul mercato del greggio se il 12 maggio il governo Trump dovesse decidere di ripristinare le sanzioni contro l’Iran ora che Tillerson se n’è andato? Secondo il cronista senior del greggio per S&P Global Platts nonché specialista OPEC Herman Wang, un completo ripristino delle sanzioni potrebbe influire “su un range compreso tra 400.000 e 800.000 barili al giorno” di esportazioni di greggio dall’Iran.

La quantità dipenderà dall’eventualità o meno che l’Unione Europea segua l’esempio dell’America.

L’improvvisa scomparsa di anche soli 400.000 barili al giorno dal mercato farebbe salire il prezzo del greggio. Le notizie dall’Iran tendono a catturare l’attenzione dei trader, quindi la notizia di una variazione di 400.000 barili al giorno dall’Iran potrebbe avere un impatto immediato maggiore rispetto ad una simile notizia riguardante qualsiasi altro paese OPEC.

Tuttavia, il rimbalzo del prezzo sarebbe temporaneo, dal momento che gli altri produttori petroliferi potrebbero colmare il vuoto. L’OPEC e le controparti non-OPEC si incontreranno solo un mese dopo, a giugno. Durante l’incontro, potrebbero approvare una riduzione dei loro tagli alla produzione.

Quasi certamente prenderanno in considerazione una riduzione delle esportazioni iraniane e potrebbero magari aumentare i tetti di produzione di altri paesi come Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Russia. Probabilmente anche i produttori petroliferi in Canada, Stati Uniti, Brasile, Inghilterra e Norvegia aumenteranno la produzione e le esportazioni. Sul mercato c’è una capacità di scorte sufficiente a compensare la perdita della fornitura di 400.000 barili al giorno.

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