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Uranio, perchè entrare sui ribassi

Pubblicato 03.05.2022, 22:49
Aggiornato 09.07.2023, 12:32


Come noto, dal 15 agosto 2021 il prezzo dell’Uranio è letteralmente schizzato, quando dai 30$/IBS si è arrivati ai 64$/IBS circa di metà aprile, con un rialzo di oltre il 100% in qualche mese. Le cause sono molteplici, e andando ad analizzarle possiamo capire meglio cosa sta accadendo, e che direzione prendere da qui ai prossimi mesi.

Tuttavia, i prezzi dei future sull’uranio sono notevolmente in ribasso negli ultimi giorni, il che ci presenta un’opportunità di ingresso a buon mercato.
L’incremento dell’inflazione prima, e un’inaspettata guerra in Europa poi, con le sanzioni che ne sono scaturite, pone la maggior parte dei governi occidentali – in primis quelli europei – dinanzi una questione di approvvigionamento energetico che cambierà molti equilibri nel mondo.
L’uranio, elemento cardine per la produzione di energia nelle centrali nucleari, che fino ad oggi ha occupato una parte residuale nell’interscambio delle materie prime, è stato interessato, come la maggior parte delle materie prime, da un rialzo non indifferente, più che raddoppiando i propri prezzi. Le cause sono molteplici, e andando ad analizzarle possiamo capire meglio come muoverci nei prossimi mesi.
Negli ultimi giorni, il prezzo dell’uranio ha subito un notevole ritracciamento, passando dai massimi di 64,55$/IBS a circa 54.5$/IBS, il che ci fornisce una buona opportunità d’ingresso ad un prezzo ragionevole.

  • Perché essere rialzisti sull’uranio


Andando ad analizzare pro e contro dell’investire oggi in azioni legate all’uranio, possiamo individuare quattro catalizzatori principali:
1)      Legge “green” in Ue;
2)      Aumento dei reattori nel mondo;
3)      Calo dell’offerta di uranio sul mercato;
4)      Sanzioni alla Russia.

Il primo, riguarda la svolta in UE, dove una legge che classifichi “green” l’energia nucleare potrebbe non essere più un’utopia.
In particolare, si fa riferimento alla costruzione d’impianti nucleari di nuova generazione che permettano di generare elettricità utilizzando tecnologie all’avanguardia. Rilevante anche l’estensione delle licenze per gli impianti attualmente in funzione, qualora le caratteristiche tecniche degli stessi ne consentano una gestione in totale sicurezza.
Lo stesso Macron, in campagna elettorale, faceva riferimento all’implementazione dei reattori nucleari nel paese, sia per sopperire la carenza di energia elettrica, che per compensarne il rincaro dei prezzi cui tutta Europa sta dovendo far fronte.
Anche altri paesi si stanno adoperando per ridurre le proprie dipendenze di approvvigionamenti energetici dall’estero. Nei prossimi anni, infatti, si stima che al reattore nucleare presente negli Emirati Arabi Uniti se ne aggiungeranno altri tre che dovrebbero entrare in funzione nell’arco dei prossimi due anni. La stessa Arabia Saudita nel corso del recente Future Minerals Forum ha esplicitato le proprie intenzioni, attraverso le parole del ministro dell’Energia saudita, il Principe Abdulaziz bin Salman che ha affermato: “Nel nostro Paese abbiamo un’enorme quantità di risorse di uranio che vorremmo sfruttare”.
I progetti di costruzione di così tanti nuovi reattori nel mondo, hanno già spinto notevolmente al rialzo i prezzi dell’uranio, la cui domanda andrà inevitabilmente crescendo. A ciò dobbiamo aggiungere ancora altri due fattori di rilievo da analizzare.
Il primo, riguarda una difficoltà già presente a livello dell’offerta: come possiamo vedere dalla tabella sottostante, l’estrazione di uranio a livello globale, infatti, è andata gradualmente a calare nel corso degli ultimi anni fino a scendere alle 47,731U del 2020. La diminuzione dell’offerta, causata anche dagli elevati costi di estrazione per le miniere, non più convenienti a causa del basso prezzo di vendita dell’uranio sul mercato negli ultimi anni, hanno portato a un rilevante deficit di offerta. Ciò non aiuta, se consideriamo l’aumento dei reattori dei prossimi anni.



Tabella 1 - Produzione dalle miniere (tonnellate U)

Year                2016        2017           2018          2019           2020
Total Word      63,207     60,514        54,154       54,742        47,731

FONTE: elaborazione Riccardo Collini su dati World Nuclear Association



Il secondo invece, riguarda le sanzioni alla Russia, che colpendo anche la Rosatom Corp hanno contribuito notevolmente alla crescita dei prezzi, poiché l’azienda con le sue numerose miniere e società controllate rappresenta circa il 35% dell’arricchimento globale dell’uranio, con accordi di fornitura di combustibile nucleare fondamentali a livello internazionale, in particolar modo per gli USA. Seppur ciò non comporti problemi operativi immediati, in quanto le centrali nucleari hanno scorte per il funzionamento degli impianti per circa 24 mesi, probabilmente si verificherà egualmente una crescita dei prezzi dell’energia nucleare a causa dell’aumento dei costi di funzionamento per i reattori. Non dimentichiamo infine, che nonostante la Russia detenga soltanto l’8% delle risorse mondiali di uranio estraibili, è comunque il più grande fornitore unico di arricchimento, superando Germania, Francia e UK messi insieme.

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