Buongiorno ai Lettori di Investing.com.
La paura di un ulteriore scivolone dell’equity sembra temporaneamente tramontata.
Venerdì scorso, quasi inaspettatamente, abbiamo assistito a un recupero sostanziale dei listini USA e conseguentemente all’ulteriore spinta rialzista dell’azionario europeo.
I dati sul mercato del lavoro a stelle e strisce sono stati in chiaro scuro e l’interpretazione data dagli investitori sembra aver cambiato il sentiment del breve termine.
Il tasso di disoccupazione è sceso al 3,9%, un decimo di punto percentuale al di sotto delle aspettative e due decimi di punto al di sotto della lettura precedente.
Si parlava di piena occupazione precedentemente, figuriamoci ora.
Tuttavia i libri paga non agricoli sono risultati inferiori alle attese, restando ben al di sotto delle 200 mila unità seppur in recupero dalla pessima lettura precedente.
Ciò che potrebbe aver fatto la differenza, dati che molti trascurano, sono sicuramente i salari medi orari.
Salari che su base mensile hanno registrato un calo sia rispetto al consensus sia rispetto alla lettura precedente. Su base annuale, invece, sono rimasti invariati.
Dati, lo rammentiamo, che a livello inflattivo sono certamente i più importanti e che vista la performance negativa non dovrebbero determinare un’accelerazione dei prezzi al consumo.
Chiaro, a questo punto, che la FED – come d’altronde sottolineato anche in occasione del recente comunicato post decisione sui tassi – non ha alcuna pressione per stringere ancor di più le cinghie monetaria. Presumibilmente si procederà verso 3 rialzi dei tassi, a meno di eclatanti sorprese nei prossimi mesi.
Ecco quindi che, a fronte di un’inflazione che non sembra scappar via e di una gradualità nelle scelte di politica monetaria, l’equity si è dimostrata nuovamente appetibile.
Così come potrebbe risultare appetibile il Dollaro, tuttavia dobbiamo considerare un elemento importante: lo spread tra obbligazioni USA con scadenza 2 anni e 10 anni si è nuovamente ristretto, il ché non depone a favore di un rally del biglietto verde consistente. Non siamo ai livelli di appiattimento delle scorse settimane, questo è giusto rimarcarlo, ma per poter osservare un allontanamento dell’indice del Dollaro da livelli di resistenza importanti occorrerà probabilmente attendere ancora un po’.
Dollaro che resta egualmente forte, seppur in fase di consolidamento.
Soffrono Euro e Sterlina, che hanno perso tanto terreno, per quel che riguarda GBP sarà una settimana cruciale perché giovedì avremo il meeting della BoE.
Se fino a qualche settimana fa si dava per scontato un prima rialzo dei tassi, i pessimi fondamentali macro economici dell’ultimo periodo – e le recenti dichiarazioni di Carney – hanno letteralmente stravolto lo scenario.
Qualora i tassi restassero sugli attuali livelli e Carney si rivelasse ancora una volta colomba, la Sterlina potrebbe deprezzarsi ulteriormente.
Senza scordarsi che sempre giovedì verranno rilasciati anche i dati sull’inflazione USA, la cui importanza è stata ampiamente dibattuta in apertura. Insomma, sarà una settimana cruciale sotto vari punti di vista.