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USD/JPY spinto al massimo di tre settimane da dati e rendimenti

Pubblicato 12.04.2019, 11:00
Aggiornato 09.07.2023, 12:31

Rassegna giornaliera sul mercato forex, 11 aprile 2019

Analisi realizzata alla chiusura del mercato statunitense a cura di Kathy Lien, Direttrice di FX Strategy per BK Asset Management

Il rendimento dei titoli del Tesoro è salito per la prima volta dopo tre giornate di scambi, facendo salire il cambio USD/JPY. I dati economici statunitensi sono stati migliori del previsto, ma i prezzi alla produzione e le richieste di sussidi raramente hanno un impatto durevole sulle valute. L’IPP è salito dello 0,6% contro le previsioni di un aumento dello 0,3%, mentre le richieste di sussidi sono scese al minimo di 40 anni. Come l’IPC, l’aumento dell’IPP è dovuto in gran parte agli alimentari e agli energetici. Il quarto calo settimanale consecutivo delle richieste di sussidio è un segnale di forza del mercato del lavoro. Sono stati creati più di 190K nuovi posti di lavoro il mese scorso e la forza del cambio USD/JPY indica che si spera in una crescita occupazionale superiore a 200K ad aprile.

La banca centrale non sembra così ottimista, il discorso della Fed di giovedì ha mostrato visioni discordanti. Il Vice Presidente della Fed Clarida ha dichiarato che il mercato del lavoro è forte e che l’economia va bene – visione condivisa dal Presidente della Fed Williams. Il Presidente della Fed Bullard pensa invece che l’andamento di marzo segni la fine della politica di normalizzazione e che bisogna eliminare la parola “paziente” dalla dichiarazione di politica monetaria in quanto evocherebbe un percorso di inasprimento. Per quanto riguarda i prossimi dati, l’indice sulla fiducia dei consumatori dell’Università del Michigan atteso per venerdì potrebbe sostenere il dollaro in quanto l’andamento positivo della borsa migliora la fiducia. Tecnicamente, la media mobile su 200 giorni di 111,50 è un livello di resistenza importante per la coppia USD/JPY. Se dovesse esserci un forte superamento, il cambio potrebbe toccare il massimo del 2019 a 112,13. Se invece dovesse scendere a 111,50, potrebbe scendere al di sotto del livello di 111.

L’evento principale per il mercato FX è stata la decisione dell’Unione Europea di concedere una proroga fino al 31 ottobre all’uscita della Gran Bretagna dall’UE. Si tratta di una proroga più lunga rispetto a quella richiesta dalla Premier, ma è più breve rispetto a quella di un anno auspicata da diversi paesi membri dell’UE. A giugno ci sarà una revisione formale e il Regno Unito potrebbe avere la facoltà di uscire prima. Stando così le cose il Regno Unito parteciperà alle elezioni parlamentari europee, a meno che entro il 1° giugno trovi un accordo per uscire prima. La cosa positiva è che questo rinvio ha scongiurato il pericolo di un’uscita senza accordo, cosa che avrebbe senza dubbio scosso i mercati finanziari. L’aspetto negativo è che gli investitori sono rimasti indifferenti. L’UE si rifiuta di rinegoziare l’accordo e la paura è che la Primo Ministro May non lo riesca a fare approvare nei sei mesi che ha a disposizione. L’opposizione ha ancora più tempo per chiedere le elezioni anticipate, le dimissioni della Premier o addirittura un secondo referendum. Invece di segnare un’impennata dopo la buona notizia, la sterlina ha chiuso invariata contro il dollaro.

Dopo aver ignorato gli avvertimenti della BCE sui rischi di ribassi e il clima di incertezza di mercoledì, l’euro finalmente è scambiato in linea con l’andamento dei dati. Durante l’ultimo vertice di politica monetaria, il Presidente della BCE Mario Draghi ha espresso i timori per il rallentamento dell’economia ed ha avvisato gli investitori della possibilità di un ulteriore stimolo. Ha dichiarato che l’operazione TLTRO 3 è la prima arma di difesa contro il rallentamento della crescita, ed ha aggiunto che, se questa debolezza dovesse peggiorare, la banca ha “molti strumenti” a disposizione. A giugno la banca dovrà decidere se rivedere i tassi, ma per ora Draghi ha chiarito che le fonti di preoccupazione sono tante, dai dazi, alla Brexit, al protezionismo, ai livelli bassi di inflazione e al rischio di recessione per l’Italia. Dunque, per la banca non solo gli aumenti dei tassi quest’anno non sono necessari, ma potrebbero essere rimandati oltre. A giugno saranno annunciati i dettagli dell’operazione di rifinanziamento (TLTRO) ed il programma potrebbe essere più importante del previsto se il rallentamento dovesse continuare. L’euro è in calo poiché i timori della BCE sono in forte contrasto con i dati positivi USA sulle richieste di sussidio. Di conseguenza, ci aspettiamo uno spostamento verso 1,10.

I dollari di Australia, Nuova Zelanda e Canada hanno risentito negativamente dell’aumento del dollaro USA. Il sell-off dei prezzi del petrolio ha contribuito al calo del dollaro canadese, mentre i trader del dollaro australiano hanno deciso di vendere dopo i dati deboli sulle previsioni di inflazione e la notizia di elezioni anticipate. Il Primo Ministro Morrison ha dichiarato che le 45esime elezioni del paese si terranno il 18 maggio. Lo scontro tra i partiti ha richiesto le elezioni anticipate - l’incertezza politica non gioca quasi mai a favore della valuta di un paese, ecco come si spiega il calo del dollaro australiano. Per quanto riguarda la Nuova Zelanda, l’indice PMI manifatturiero è atteso per giovedì notte e, vista la cautela della banca centrale, il rischio è al ribasso.

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