Pedalare ottenendo ricompense mentre si va al lavoro, a spasso o a far la spesa. Il tutto è reso possibile dall’app WeCity, invenzione di una PMI innovativa modenese che ha in corso una campagna di equity crowdfunding sulla piattaforma Opstart. L’idea alla base dell’iniziativa imprenditoriale è semplice: incentivare ogni tipo di mobilità sostenibile - dalla bici, al monopattino o l’utilizzo dei mezzi pubblici – alternativa all’auto privata.
L’applicazione, accessibile da pc e tablet, è per tutti, ma è pensata per due categorie di soggetti : “Può scaricarla chiunque”, spiega a Websim Paolo Ferri, ceo e co-fondatore di WeCity, “da una parte la clientela B2C, gli utenti comuni, possono utilizzarla per visualizzare il tragitto che devono compiere, capire dove sono le piste ciclabili, tracciare i propri spostamenti e vedere la CO2 consumata o risparmiata. Dall’altra, WeCity si rivolge a una clientela B2B, ovvero amministrazioni pubbliche, aziende o brand. Questi tre soggetti possono utilizzarla per creare sfide e programmi incentivanti per le loro categorie di utenti, che per la Pubblica Amministrazione saranno i cittadini, per le aziende i dipendenti e per i brand i clienti”.
La storia inizia otto anni fa, base di partenza è un’altra società, Mimesis, che si occupava (e si occupa) di efficienza energetica: “Già nel 2010-2011 i nostri clienti hanno iniziato a chiederci di occuparci di mobilità”, racconta Ferri, “noi li abbiamo ascoltati, ma abbiamo concentrato i lavori sulla mobilità nella nuova società. In tutto siamo cinque cofondatori, il team è completato dal nostro social media manager. Siamo una startup atipica, perché tutti abbiamo tra i 35 e i 45 anni. Non siamo quindi esattamente alle prime armi. Nel corso degli anni, inoltre, abbiamo avuto la fortuna di incontrare degli angels (finanziatori, ndr) sul nostro cammino”.
Nel tempo, sono spuntati vari progetti interessanti con alla base WeCity. Per esempio, le collaborazioni con comuni come Cesena, Cesenatico, Forlì, Carpi, Grosseto e Modena (solo per citarne alcuni). Qui il cittadino viene ricompensato con 25 centesimi al chilometro se usa la bicicletta per andare al lavoro: “WeCity non chiede che mezzo hai utilizzato, lo indovina automaticamente. E lo capisce anche se ci si muove in intermodalità: per esempio, capisce se ho fatto un pezzo a piedi, uno in treno e un’altra parte di tragitto in bicicletta. Ai comuni forniamo un elenco degli spostamenti dei cittadini e possiamo gestire noi, al posto loro, i bonifici agli utenti. Noi guadagniamo trattenendo una percentuale dell’operazione e con la tariffa per l’utilizzo della piattaforma dal lato aziende e Pa”.
Si è da poco conclusa, inoltre, una collaborazione con la catena di supermercati Conad, dove l’utente veniva premiato con un buono sconto da 5 euro ogni 20 km in bicicletta da casa al punto vendita. L’attività della app permette anche di restituire informazioni ad aziende e Pa: “Noi diamo la possibilità all’utente che si sposta in bici di fare una recensione su un tratto stradale come su fosse su Tripadvisor”, aggiunge il ceo, “la persona può valutarlo con una stella, quindi poco pericoloso, e con 5 stelle, molto pericoloso. Questo dà all’amministrazione la possibilità di intervenire in modo mirato sulla viabilità. In base ai dati che forniamo ad aziende e Pa, queste possono fare scelte di pianificazione e di business”.
WeCity, in campagna su Opstart, permette di partecipare agli investitori con un gettone minimo di 250 euro. E, in base alla normativa sulle Pmi innovative, il finanziatore può godere di un’agevolazione del 50% sul capitale investito fino a un massimo annuo di 100.000 euro. L’obiettivo minimo di raccolta è 50 mila euro che i fondatori desiderano impiegare per affinare ancora di più il servizio. I progetti, però, guardano anche un po’ più avanti: “Nei percorsi che abbiamo individuato per una exit degli investitori, stiamo considerando un’eventuale quotazione in Borsa sull’Aim. Oppure, potremmo attirare l’interesse di un grande player della pianificazione urbanistica per una partnership o un’acquisizione. La nostra prima opzione, tuttavia, è quella di rimanere indipendenti”.