Una settimana in cui molti indici hanno fatto prove tecniche di ribasso, ma senza per il momento portarlo a termine.
Si chiude in sostanziale parità, come è ben evidenziato dall’andamento piatto degli indici Usa e dal +0,1% dell’indice MSCI World, che misura l’andamento dei mercati sviluppati.
Il buon flusso di dati macro ha contribuito a tenere i principali listini vicino ai recenti massimi.
A cominciare dai dati sui nuovi occupati USA, sopra le attese e con lettura più alta delle ultime 6 rilevazioni. Confermata anche l’ottima lettura finale dell’indice PMI manifatturiero tedesco: gennaio a 56,4, miglior dato degli ultimi 3 anni.
Altro fattore rilevante della settimana gli aspetti valutari.
Euro e Yen stanno risalendo con decisione, e subito si tornano a notare debolezze relative sugli indici di Europa e Giappone, già viste in alcune fasi del 2016.
Al contrario, il rafforzamento in settimana di alcune valute emergenti ha prodotto decisi benefici per chi segue (in euro) indici emergenti come la Turchia, l’India o il Messico.
Questo potrebbe essere un tema importante per il 2017.
Con l’aria di protezionismo che gira le fluttuazioni valutarie potrebbero diventare più estreme.
Anche lo stesso EUR/USD, che ha di fatto sonnecchiato per due anni, potrebbe tornare a muoversi con nuovo vigore, rendendo la questione più rilevante nelle scelte di portafoglio, sia azionario che obbligazionario.
Quali indici seguire è solo la prima domanda, se coprirsi o meno dal rischio cambio (quando possibile) è la seconda; le differenze di performance potrebbero essere più rilevanti che in passato.
Il forte movimento direzionale rialzista degli indici principali si è per ora preso una pausa.
Segnali evidenti di ribasso ancora non ve ne sono, ma potremmo essere di fronte ad una fase di scarico/stabilizzazione che potrebbe durare alcune settimane, sempre in un contesto rialzista.
In queste fasi il suggerimento è di non muoversi troppo. Il rischio di falsi segnali di breve al rialzo o al ribasso generalmente aumenta in questi frangenti.
Variazioni settimanali
Il grafico della settimana
Spettacolare rialzo dell’indice turco nelle ultime 4 settimane (+15%), il migliore tra i paesi emergenti. Solo nell’ultima settimana il progresso è stato di oltre il +5%, che è diventato il +10% per gli investitori in euro (grazie al rimbalzo della lira turca, forse la valuta più sotto pressione al mondo). Siamo di nuovo tornati in prossimità dei massimi storici, con questa impostazione molto probabile un superamento nelle prossime settimane. La spinta è partita dalla decisione della banca centrale di non alzare i tassi, in un contesto di inflazione crescente (quindi decremento dei tassi al netto dell’inflazione). Certo un indice da prendere molto con le molle, eventualmente in piccole dosi.
Sotto il grafico del cambio EUR/TRY (Eur/Lira Turca). Lira turca che ha perso il 50% negli ultimi 6 anni. Questa settimana un deciso ritracciamento, ma è evidentemente presto per dire che siamo all’inizio di un processo di inversione.
ETF Turchia su borsa italiana
Vi sono 2 ETF Turchia su borsa italiana, segnalo lo strumento che copre l’indice più ampio, l’MSCI Turchia (24 componenti): Ishares MSCI Turkey (ITKY | Isin: IE00B1FZS574). Attenzione, la grafica di questi strumenti è molto diversa rispetto all’andamento della borsa turca, proprio a causa della fortissima svalutazione della lira turca. A gennaio sono stati fatti i nuovi minimi a 7 anni. Quindi un investimento ora su un ETF turchia è più che altro una scommessa su una rivalutazione della lira nel tempo. O quantomeno di un proseguimento del rimbalzo nel medio periodo. Sotto il grafico dell’ETF in questione:
Riccardo Zarfati
onehourtrading