MILANO (Reuters) - Cessa l'allarme a seguito dell'incendio che si è sviluppato ieri pomeriggio presso l'impianto Est della Raffineria di Sannazzaro de' Burgondi, in provincia di Pavia, che ha creato diverse esplosioni e fiamme visibili da alcuni chilometri di distanza.
In una nota Eni (MI:ENI) dice che alle 7,50 è stato comunicato il cessato allarme nella raffineria e, secondo quanto risulta dai primi rilievi degli organismi locali competenti, non vi sono nell'aria concentrazioni significative di inquinanti.
A due ore dall'inizio dell'incendio, testimoni dai paesi dei dintorni sentiti al telefono da Reuters, hanno raccontato di fiamme visibili da centri a una decina di chilometri di disanza, come Lomello, e di una serie di scoppi che hanno fatto secndere le persone in piazza.
Oggi tutto il personale diretto e indiretto sta entrando nella raffineria per le quotidiane attività - si legge nella nota della major petrolifera - L'accesso all'impianto Est è limitato al personale operativo e di sicurezza che, insieme ai Vigili del Fuoco, sta operando per completare le attività di raffreddamento dell'impianto dove permane, in una zona circoscritta e sotto controllo, una residua combustione finalizzata a gestire in sicurezza i prodotti gassosi ancora presenti nelle linee dell'impianto interessate dall'evento.
Nel commentare quanto accaduto, il presidente, Emma Marcegaglia, ha detto: "C'è il cessato allarme. Non ci sono feriti. I sistemi di sicurezza sono stati messi in funzione in modo tempestivo. Sembra che anche dal punto di vista ambientale non ci sarebbero problemi. La situazione sta tornando alla normalità. Sulle cause non ci sono ancora idee precise, le valuteremo con le Autorità".
Alla domanda se c'è già una valutazione del danno economico, il presidente dell'Eni si è limitato a dire "no, non è stato ancora calcolato".
In un comunicato di ieri sera Lega Ambiente rilevava la presenza di aria irrespirabile ovunque, "eppure l'incidente nella raffineria di Sannazzaro de' Burgondi è gestito dall'Eni come se si trattasse di un'avaria interna allo stabilimento, senza considerare le case poste a qualche centinaia di metri di distanza investite dalla ricaduta dei fumi".
"Ci pare che anche questa volta l'incidente, che interessa l'impianto notoriamente più inquinante della Lombardia e che quindi dovrebbe essere tenuto sotto stretta osservazione, venga gestito come se la raffineria fosse in un deserto e non in un'area densamente abitata", ha sottolineato, Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia.