MILANO (Reuters) - Il mercato delle transazioni di non performing loans (npl) in Italia quest'anno supererà quota 60 miliardi di euro.
E' la stima di Pwc, contenuta nello studio intitolato 'The Italian Npl market - The place to be', presentato oggi alla stampa.
I volumi di npl in Italia l'anno scorso sono scesi del 5%, a 324 miliardi, ma restano ancora i più elevati in Europa. Di questi 324 miliardi, ha spiegato Pier Paolo Masenza, partner di PwC, "i gross bad loans si sono mantenuti stabili a 200 miliardi (87 miliardi netti) e il bad loan coverage ratio è aumentato di un punto percentuale, attestandosi al 56,5%". In calo i crediti unlikely-to-pay, scesi a 117 miliardi da 127 miliardi di fine 2015, e la categoria past due, che si è dimezzata (7 miliardi da 14 miliardi).
Il mercato quest'anno, ha detto Masenza, "sarà guidato dalle grandi operazioni", in particolare la cartolarizzazione degli npl di Banca Monte dei Paschi di Siena (MI:BMPS), il passaggio a Sga di vari asset di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, i portafogli di Rev, ovvero le sofferenze delle quattro banche salvate.
Fedele Pascuzzi, partner di PwC, ha sottolineato l'impatto della "ripresa del mercato immobiliare" e, più in generale, della ripresa economica, che è lenta, ma c'è. Inoltre, esercita una spinta poderosa la pressione della Bce. Infine, "è molto positiva la riforma della legge 130 sulle cartolarizzazioni, che rende lo strumento più flessibile, idoneo ad intervenire sugli unlikely-to-pay".
Alla categoria degli unlikely-to-pay PwC ha dedicato un focus perché, sebbene lo stock sia sceso, ha argomentato l'associate partner Alessandro Biondi, "resta a livelli insostenibili".
Le linee guida della Bce in materia invitano le banche ad un approccio proattivo: "Devono identificare una soluzione per ogni unlikely-to-pay". Da qui l'esigenza di investitori che puntino sul rilancio delle aziende in difficoltà, comprando portafogli di crediti dalle banche. "C'è la fila di fondi esteri che vogliono investire in questo tipo di asset", ha affermato Masenza.
"Il problema è che la struttura industriale italiana è fatta di pmi e i fondi scartano l'80% delle operazioni che proponiamo per ragioni dimensionali". Anche perché, se le banche hanno capito che, in un'ottica di sistema, devono coinvolgere investitori per il rilancio delle aziende, gli imprenditori-manager, figure peculiari del sistema italiano, sono difficili da convincere a sedersi ad un tavolo. E ancora meno a farsi da parte.
Tornando all'attesa di boom delle transazioni nel 2017, che conferma quanto emerso da analisi recenti di Reuters, Vito Ruscigno, associate partner di PwC, ha sottolineato la vivacità del mercato dei servicer. E si è soffermato sul fatto che, se il 2017 confermerà le attese sui deal, "lo stock di npl tornerà ai livelli del 2012, avviandosi ad una normalizzazione".
Peraltro, ha aggiunto Pascuzzi, anche viaggiando a ritmi di transazioni per 60 miliardi l'anno (ipotesi sostanzialmente irrealistica), "ci vorrebbero almeno tre anni" per portare il npl ratio dal 18% attuale al 7% indicato dalla Bce come obiettivo.
Masenza, infine, con l'obiettivo che il mercato degli npl si consolidi nei prossimi anni, ha posto l'accento sull'importanza della fase di preparazione dei portafogli da parte delle banche. E ha detto che "la gacs oggettivamente non è stata la soluzione" perché riguarda solo la tranche senior ed è tecnicamente troppo complessa.
(Massimo Gaia)