Prevale un sentimento negativo sull’impatto della Mifid II sul lavoro dei consulenti, non solo in termini di pricing ma anche di tempo dedicato agli oneri amministrativi.
Qual è lo stato dell’arte a dieci mesi dall’esordio della Mifid II? Se lo è chiesto Anasf, che ha fornito la risposta direttamente nel convegno inaugurale di ConsulenTia18 Napoli. A introdurre il tema è stato il presidente di Anasf Maurizio Bufi, che ha fatto il punto sulla professione e sulla necessità di aiutare un ricambio generazionale che procede a rilento e che l’associazione sta sostenendo concretamente attraverso il lancio della laurea triennale per consulenti finanziari. “Continuiamo a scontare in maniera impropria una non buona reputazione finanziaria ma ribadiamo che il consulente finanziario rimane un baluardo di professionalità e che sul tema del risparmio tradito non c’è una nostra responsabilità” ha voluto precisare Bufi raccogliendo l’applauso dei circa 700 partecipanti alla prima giornata di ConsulenTia18 Napoli.
IL RAPPORTO DI MCKINSEY
Ma il cuore del convegno inaugurale è stata la relazione commissionata da Anasf a McKinsey, una sorta di tagliando sull’impatto della Mifid II sul mondo della consulenza. Ebbene, come affermato dallo stesso Bufi, “le ombre prevalgono sulle luci”. Impressione confermata dai dati portati sul palco della Stazione Marittima da Cristina Catania di McKinsey, che pure non ha mancato di mettere in evidenza le notizie positive. Come per esempio la crescita del peso delle reti di consulenza sul mercato affluent, passato dal 23 al 28 per cento dal 2012 al 2017, con un calo della quota di clienti delle banche retail. O ancora il modello di consulenza percepito come più completo rispetto alle altre offerte sul mercato del risparmio...
** Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge