di Paolo Biondi
RIMINI (Reuters) - Il mercato si interroga su cosa e quanto lo Stato dismetterà per fare cassa e cercare di ridurre il debito. A parte le cessioni di quote di Eni ed Enel (la prima annunciata dal governo, la seconda attesa dagli osservatori) per il resto i tempi potrebbero essere più lunghi di quelli - molto stretti - annunciati nei programmi di governo.
Un segnale è giunto dall'intervista del ministro del Tesoro Pier Carlo Padoan oggi al Corriere della sera: "Gli immobili e alcune partecipazioni vanno valorizzate prima di essere cedute, con azioni di management importanti. Operazioni che richiedono tempo, ma che consentono di mettere sul mercato aziende più efficienti e appetibili".
Si tratta di parole che accendono i riflettori sulle partecipate in mano soprattutto agli enti locali. Ieri il commissario alla Spending review Carlo Cottarelli ha presentato uno studio effettuato su ben 5.264 di queste società da accorpare, razionalizzare e in parte cedere. E' soprattutto su queste che la frenata si farà sentire.
Tre importanti sindaci, presenti ieri al Meeting di Rimini - Giuliano Pisapia di Milano, Dario Nardella di Firenze e Flavio Tosi di Verona -, hanno detto all'unisono che tali partecipate saranno accorpate e razionalizzate, ma nessuno dei tre ha fatto il minimo cenno alla parola dismissione.
Eppure il programma del Tesoro parla di proventi da dismissioni in miliardi a due cifre per ciascuno dei prossimi anni. Il decreto Sblocca Italia al cdm di venerdì conterrà anche norme per accelerare le procedure di cessione. Si riusciranno a ottemperare entrambe le esigenze: valorizzazioni lunghe e fretta di far cassa?
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