Investing.com - Il prezzo dell’oro scende sotto i 1.200 dollari questo martedì, dopo l’impennata di ieri ai livelli più alti delle ultime 5 settimane; sul metallo prezioso pesa un biglietto verde più forte.
Sulla divisione Comex del New York Mercantile Exchange, i futures dell’oro con consegna a febbraio scendono dell’1,7% al minimo giornaliero di 1.196,90 dollari l’oncia troy, per poi attestarsi a 1.198,40 dollari l’oncia troy, in calo di 19,70 dollari o dell’1,62%.
Ieri i prezzi sono scesi del 2,86%, a 1.141,70 dollari l’oncia, il minimo dal 7 novembre, per poi registrare un’impennata al massimo di 7 settimane di 1.218,10, in salita di 42,60 dollari o del 3,62%.
Supporto a 1.141,70 minimo del 1° dicembre e resistenza a 1.221,00, massimo del 1° dicembre.
Sempre sul Comex, i futures dell’argento con consegna a marzo scendono di 49,9 centesimi, o del 2,99%, a 16,19 dollari l’oncia troy.
I prezzi hanno toccato ieri 14,42 dollari, un livello che non si registrava dall’agosto 2009; successivamente si sono attestati a 16,69 dollari, in salita di 1,13, o del 7,3%.
L’Indice del Dollaro USA, che replica l’andamento del biglietto verde contro un paniere di altre sei principali valute è in salita dello 0,21%, a 88,23, non lontano dal massimo di oltre quattro anni di 88,52 toccato la scorsa settimana.
Un dollaro forte in genere pesa sull’oro, poiché riduce l’appeal del metallo prezioso come investimento alternativo e rende le materie prime espresse in dollari più costose per i titolari di altre valute.
Il prezzo dell’oro resterà vulnerabile a breve termine per via dei segnali di miglioramento della ripresa economica statunitense che potrebbero spingere la Federal Reserve ad alzare i tassi di interesse prima e più velocemente del previsto.
Le aspettative di un aumento anticipato dei tassi di interesse pesano sul prezzo dell’oro, dal momento che il metallo prezioso non riesce a tenere il passo con gli investimenti ad alto rendimento quando i tassi vengono alzati.
Il rame con consegna a marzo è sceso di 2,7 centesimi, o dello 0,94%, a 2,871 dollari la libbra, nei timori per lo stato di salute dell’economia cinese.
I dati sull’attività manifatturiera cinese rilasciati ieri hanno mostrato un rallentamento della seconda economia mondiale.
La nazione asiatica è il principale consumatore mondiale, ed ha rappresentato il 40% del consumo mondiale lo scorso anno.