Investing.com - L’oro resta vicino al minimo di oltre tre mesi questo mercoledì, per via dell’impennata del dollaro tra le crescenti aspettative di un aumento dei tassi di interesse statunitensi già per il mese di giugno.
Sulla divisione Comex del New York Mercantile Exchange, i futures dell’oro con consegna ad aprile scendono di 1,50 dollari, o dello 0,13% a 1.158,60 dollari negli scambi della mattinata statunitense.
Il prezzo è rimasto in un range stretto tra 1.155,80 a 1.164,30 dollari.Ieri, l’oro è sceso a 1.153,80 dollari, un livello che non si registrava dall’1 dicembre, prima di chiudere a 1.160,10 dollari, giù di 6,40 dollari, o dello 0,55%.
I futures troveranno supporto a 1.141,70 dollari, il minimo dall’1 dicembre, e resistenza a 1.174,40 dollari, il massimo dal 9 marzo.
Intanto, i futures dell’argento con consegna a maggio salgono di 5,1 centesimi, o dello 0,33%, a 15,58 dollari l’oncia troy, dopo aver toccato il minimo intraday di 15,51, il minimo dal 1° dicembre.
L’Indice del Dollaro USA, che replica l’andamento del biglietto verde contro un paniere di altre sei principali valute, ha toccato 99,50 questa mattina, il massimo dall’aprile del 2003, per poi attestarsi a 99,35, su dello 0,75%.
Un dollaro forte solitamente pesa sull’oro, poiché riduce l’appeal del metallo prezioso come investimento alternativo e rende le materie prime espresse in dollari più costose per i titolari di altre valute.
Il dollaro resta supportato dall’ultimo report sull’occupazione USA che ha alimentato le aspettative di un aumento dei tassi di interesse.
Si prevede che la Fed cominci ad alzare i tassi intorno a metà anno ed i traders seguiranno da vicino la dichiarazione di politica monetaria, prevista per la prossima settimana, per cercare di capire se la banca sarà ancora paziente o meno in merito all’aumento dei tassi.
Le aspettative di un aumento anticipato dei tassi di interesse sono ribassiste per l’oro, poiché il metallo spesso fatica a competere con gli investimenti ad alto rendimento quando i tassi di interesse sono alti.
L’euro è sceso sotto il livello di 1,06 contro il biglietto verde per la prima volta dal 2003, per via della divergenza tra la politica monetaria attuata dalla Federal Reserve e quella attuata dalla Banca Centrale Europea.
Sempre sul Comex, il rame con consegna a maggio è sceso di 0,3 centesimi, o dello 0,11%, a 2,621dollari la libbra, dopo i dati che hanno mostrato un aumento minore del previsto della produzione industriale cinese nel primo bimestre dell’anno, facendo aumentare la pressione sui legislatori affinché introducano nuove misure di stimolo.
I dati di questa mattina hanno mostrato che la produzione industriale cinese è cresciuta al tasso annuo del 6,8% nel bimestre gennaio-febbraio, deludendo le aspettative di un aumento del 7,8%. Si tratta della crescita più lenta dalla fine del 2008.
Gli investimenti fixed-asset, che rispecchiano l’attività industriale, sono saliti del 13,9%, al di sotto del previsto aumento del 15,0% ed il tasso più lento dal 2001.
In un secondo report si legge che le vendite al dettaglio sono aumentate del 10,7%, al di sotto dell’11,7% previsto.
Ieri il rame è sceso di 4.6 centesimi o dell’1,74% a 2,624 dollari dopo i dati che hanno mostrato un calo dell’IPP in Cina a febbraio.
I dati deludenti hanno scatenato i timori per l’economia cinese ed ora ci si aspetta che i policymaker di Pechino introducano nuove misure di stimolo per sostenere la crescita e contrastare la deflazione.
La nazione asiatica è il principale consumatore mondiale di rame e lo scorso anno ha rappresentato il 40% della richiesta globale.