ROMA (Reuters) - Una bad bank in Italia, a differenza di quelle fatte in altri Paesi, dovrebbe prevedere un veicolo di iniziativa pubblica che acquisti a prezzi di mercato solo sofferenze, relative alle sole imprese, per posizioni oltre una certa soglia e con un programma di acquisti da 100 miliardi.
Lo scrive la Banca d'Italia nel suo rapporto sulla stabilità finanziaria presentato oggi a Roma, spiegando che solo così l'intervento di questo veicolo "non configurerebbe un aiuto di Stato", che renderebbe non praticabile questa soluzione.
Il principale problema, hanno spiegato gli estensori del rapporto, è che in Italia non c'è un mercato per questi crediti, quindi non ci sono prezzi di mercato. E' quindi necessario definire un criterio di valutazione di questi asset che determini un valore di realizzo che possa far incontrare la domanda e l'offerta. Questo valore dovrà essere calcolato in un modo tale da non poter essere configurato come un aiuto di Stato dalla Commissione europea.
Un metodo tra quelli citati per esempio è quello di scontare i flussi di incassi futuri (discounted cash flow).
In Italia molti fattori ostacolano la crescita di un mercato dei crediti deteriorati delle banche, che pesano sulla redditività degli istituti. Bankitalia ricorda i lunghi tempi di recupero dei crediti e delle insolvenze, la frammentazione di queste posizioni riferite per lo più a piccole e medie imprese e la parallela frammentazione del sistema bancario, fatto di tante banche piccole e medie.
Per questa categoria di istituti iniziative di cessione dei crediti sono state frenate anche dagli alti costi organizzativi e di gestione: nel biennio 2013-2014 ci sono state cessioni di sofferenze per meno di 7 miliardi. Nel 2014 il totale dei deteriorati è 350 miliardi di euro.
Una soluzione sistemica, che metta in moto questo mercato, avrebbe quindi "numerosi e importanti" effetti positivi, spiega Bankitalia.
Un'asset management company (AMC) specializzata nell'acquisto di queste posizioni deteriorate darebbe alle banche molti vantaggi, portando fuori dai bilanci la mole di sofferenze che, secondo dati Bankitalia, ammontano a febbraio a oltre 187 miliardi al lordo delle rettifiche (quasi 80 miliardi al netto). E soprattutto si creerebbero "le premesse per processi di aggregazione".
L'intervento, secondo Bankitalia, può essere limitato alle sole sofferenze (cioè le posizioni più critiche) lasciando nei bilanci delle banche i rapporti con i clienti che hanno posizioni incagliate o ristrutturate, quindi in difficiltà temporanea.
L'Amc potrebbe escludere dai suoi acquisti "posizioni di valore inferiore a una certa soglia e riguardare i soli prestiti alle imprese", principale componente dei deteriorati.
"Alcune ipotesi prevedono un programma di acquisti per un valore di circa 100 miliardi al lordo delle rettifiche", scrive Bankitalia.
Il governo sta lavorando su due fronti. A Bruxelles per trovare una soluzione all'ipotesi di un veicolo di iniziativa pubblica che eviti il rischio di aiuto di Stato. Dall'altro, all'interno, dovrebbe promuovere iniziative per ridurre i tempi di recupero dei crediti deteriorati e delle escussioni delle garanzie. Poi le banche lamentano un trattamento fiscale per le svalutazioni dei crediti ancora penalizzante.
Lo scorso 27 aprile il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan ha detto che il governo si appresta a varare misure per il recupero dei crediti deteriorati e il trattamento delle sofferenze.
"Stiamo valutando con la Commissione europea misure che siano efficaci ma anche compatibili con le regole sugli aiuti di Stato. In ogni caso il governo si appresta a varare misure per il recupero crediti", ha detto il ministro.
(Stefano Bernabei)
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