di Massimiliano Di Giorgio
ROMA (Reuters) - Sono almeno sei i concorrenti alle primarie per la guida del Pd, mentre il primo partito di opposizione sta ancora tentando di digerire la sconfitta al voto di marzo e di riconquistare consensi, indicati oggi dai sondaggi al 16%.
La presenza di tanti candidati rischia di non consegnare alla formazione nata 10 anni fa dall'unione a freddo tra Ds e Margherita un segretario forte. E in ogni caso il nuovo leader avrà poco tempo per la campagna elettorale delle europee di maggio, considerando che le primarie si terranno tra febbraio e marzo.
Nel 2014, quando Matteo Renzi era segretario e premier, il Pd aveva ottenuto a Strasburgo il 40% dei consensi, un risultato che oggi sembra impossibile raggiungere.
I candidati più forti sono l'ex ministro dell'Interno Marco Minniti, e il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti.
Minniti è sostenuto da oltre 500 sindaci e da molti esponenti vicini a Renzi. Zingaretti ha invece dalla sua parte un altro premier, Paolo Gentiloni.
Renzi non ha preso ufficialmente posizione, ma la sua figura aleggia sul partito, insieme alle voci che lo vorrebbero impegnato a costruire una nuova forza politica centrista, ispirata al movimento "En Marche" del presidente francese, Emmanuel Macron.
In corsa per la segreteria ci sono anche Matteo Richetti, parlamentare che è stato portavoce di Renzi; l'ex ministro del Lavoro Cesare Damiano; Francesco Boccia, vicino al presidente della Puglia Michele Emiliano, e Dario Corallo, un trentenne che chiede di azzerare il gruppo dirigente Pd.
NIENTE CONDIZIONI PER GOVERNO CON M5S
A loro potrebbe aggiungersi Maurizio Martina, che ha guidato il partito dopo la sconfitta di marzo, dice una fonte a lui vicina.
L'ex ministro dell'Agricoltura aveva cercato di avviare un dialogo con il M5s per formare il governo. Ma le critiche di Renzi e dei parlamentari a lui vicini avevano bloccato il tentativo.
Oggi, dopo oltre cinque mesi di governo gialloverde, il solco con i pentastellati si è allargato e la possibilità di un accordo in Parlamento in caso di rottura con la Lega sembra improbabile.
"Io non credo che oggi ci siano le condizioni per una alleanza con i Cinque Stelle. Dobbiamo però capire perché gli elettori che ci hanno lasciato sono andati nell'astensione e nei Cinque Stelle. Dobbiamo smetterla con questa propensione per cui in questi anni abbiamo litigato con tutti", ha detto Zingaretti in un'intervista a La7.
Un parlamentare vicino a Renzi esclude che il governo possa cadere a breve. Se ciò avvenisse, dice, si andrebbe a elezioni, "governi politici non sono pensabili". A meno che il presidente della Repubblica non chiedesse di sostenere un governo tecnico.