di Angelo Amante e Crispian Balmer
ROMA (Reuters) - Il centrosinistra ha vinto le elezioni regionali in Emilia-Romagna sconfiggendo la Lega di Matteo Salvini, ma i risultati ancora una volta deludenti del Movimento 5 Stelle lasciano aperti gli interrogativi sulla tenuta del governo.
Il presidente uscente Stefano Bonaccini, esponente del Partito democratico, ha trionfato con il 51,4% dei voti, mentre la sua sfidante, la leghista Lucia Borgonzoni, si è fermata al 43,6%, dicono i dati definitivi diffusi dal Viminale.
Il confronto tra i due candidati ha monopolizzato per settimane il dibattito politico, con la Lega che sperava in una vittoria per destabilizzare la maggioranza e ha caricato la sfida di un significato nazionale.
"La scelta di utilizzare l'Emilia Romagna per altri fini credo che gli emiliano romagnoli la abbiano a un certo punto capita", ha detto Bonaccini, che dopo una campagna elettorale serratissima strappa una riconferma incerta fino all'ultimo in una regione da sempre in mano alla sinistra.
L'affluenza alle urne è stata alta, al 67,67%, pressoché raddoppiata rispetto all'ultima consultazione regionale del 2014.
"Dobbiamo dire grazie anche al movimento delle sardine. È evidente che anche la crescita del numero dei partecipanti alle elezioni sia figlia di questa scossa democratica positiva", ha detto il segretario del PD Nicola Zingaretti.
Malgrado la sconfitta, il leader del Carroccio Matteo Salvini si è mostrato soddisfatto del risultato: "Abbiamo fatto tutto quello che è umanamente possibile e di più", ha detto in conferenza stampa.
Nettissima invece la conquista della Calabria da parte del centrodestra. Jole Santelli di Forza Italia trionfa con il 55,4% dei voti. Il suo sfidante di centrosinistra, Filippo Callipo, ha subito un distacco superiore ai venti punti.
Esce male da questa tornata elettorale il Movimento 5 Stelle, reduce dalle dimissioni del suo leader Luigi Di Maio.
I pentastellati si attestano al 3,5% in Calabria e al 7,3% in Emilia Romagna. Alle Politiche di marzo 2018 il Movimento fondato da Beppe Grillo aveva sfondato il muro del 40% in Calabria, mentre in Emilia Romagna si era spinto oltre il 27%.
Una sconfitta pesante che non fuga del tutto i dubbi sul futuro della coalizione con il PD, di cui il M5s è azionista di maggioranza.
Zingaretti, pur sottolineando che l'alleanza di governo esce rafforzata dal risultato in Emilia Romagna, ha invitato gli alleati a prendere atto del lento ritorno "a un sistema bipolare, su due grandi campi (il centrosinistra e il centrodestra) che si contendono la leadership".
Vito Crimi, reggente del partito dalle dimissioni di Di Maio, avverte che il M5s è tutt'altro che finito: "Chi dice questo, non ha capito cosa sia veramente il Movimento 5 Stelle, del perché siamo nati e quali sono gli ideali che ci guidano e ci rendono diversi da tutti gli altri".
Alla fine dello scorso anno i vertici avevano proposto di non partecipare alle consultazioni nelle due regioni, per lasciare spazio a una riorganizzazione del partito che culminerà negli Stati generali fissati per marzo.
La scelta era stata sconfessata da un voto online tra gli iscritti, che avevano scelto di correre ugualmente in Emilia Romagna e Calabria.
Tra il 2018 e il 2019 il centrodestra ha ottenuto otto vittorie alle elezioni regionali e lo scorso ottobre ha conquistato l'Umbria ai danni di un candidato civico sostenuto per la prima volta sia dal PD che dal M5s.
(In redazione a Milano Cristina Carlevaro)