11 gennaio (Reuters) - I mercati azionari dell'area Asia-Pacifico stanno toccando i minimi da quattro anni mentre aumentano i dubbi sulla capacità del governo cinese di gestire la seconda economia mondiale.
L'indice MSCI, che non comprende Tokyo (oggi chiusa), alle 8,30 perde oltre il 2%, ai minimi almeno da fine 2011. L'indice delle aziende più grandi quotate a Shanghai e Shenzhen CIS300 e quello di Shanghai hanno perso entrambi oltre il 5%, ai minimi da settembre.
Le commodity soffrono, con il Brent che perde 79 centesimi a 32,76 dollari a barile, mentre il greggio Usa ne perde 69, a 32,47 dollari. Il rame è ai minimi da sei anni e mezzo.
La Cina è ancora l'epicentro della crisi: la decisione di rafforzare lo yuan per la seconda giornata consecutiva, che avrebbe dovuto rassenerare i timori su una svalutazione competitiva, ha solo alimentato la confusione sui reali intenti di Pechino rispetto alla politica monetaria. Dall'inizio del 2016 la moneta ha perso l'1,5%, mentre si è indebolita del 4,7% nel 2015.
"Le autorità sono riluttanti a lasciare che il mercato forzi le regole, cosa che insieme alla loro indecisione e alla mancanza di trasparenza sta aggravando l'incertezza", dice Tapas Strickland, un economista di National Australia Bank.
Ora c'è anche nervosismo per i dati cinesi di mercoledì prossimo su importazioni ed esportazioni, che sono attesi in calo.
** HONG KONG perde il 2,47%. Prada il 2,35%.
** SEUL perde l'1,2%, ma il sub-indice dei trasporti e dello stoccaggio guadagna il 2%, in controtendenza, con il titolo Hyundai che cresce del 2,6% e la partecipata Kia Motors a +2,3%.
** SYDNEY ha recuperato in parte le iniziali grosse perdite (toccando i minimi da 2 anni e mezzo) per chiudere a -1,17%.