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Covid-19, ricavi -64 mld nei nove mesi, male petrolio e moda, ma reagisce manifattura - studio

Pubblicato 19.11.2020, 15:20
Aggiornato 19.11.2020, 15:27
© Reuters. Una miniatura di una piattaforma petrolifera davanti a un grafico intitolato 'Covid-19'

MILANO (Reuters) - Gli effetti della pandemia del coronavirus sulle economie mondiali, con il distanziamento sociale e i lockdown diffusi, hanno di fatto ridisegnato le abitudini dei consumatori a livello globale, premiando alcuni settori come i giganti del web, la grande distribuzione, l'elettronica, l'alimentare e il farmaceutico a discapito di automotive, moda, aeronautico e petrolifero.

Il terzo rapporto a cura dell'Area studi Mediobanca (MI:MDBI) sull'impatto del Covid-19, presentato oggi, analizza i risultati dei primi nove mesi del 2020 di oltre 160 multinazionali industriali mondiali con fatturato annuale superiore ai 3 miliardi e di 26 società industriali e di servizi dell'indice Ftse-Mib.

"Il campione è stato chiuso lunedì 16 novembre e, quindi, sono dati estremamente aggiornati, dati consuntivi che danno il quadro effettivo dell'impatto sui conti di queste aziende e per l'economia reale", sottolinea l'area studi.

Globalmente i ricavi delle multinazionali industriali scendono del 4,3% anno su anno, con il calo di alcuni settori compensato parzialmente dalla crescita di altri che non sono stati minimanente scalfiti dagli effetti del virus.

I ricavi dei giganti del Web salgono del 18,4%, la grande distribuzione dell'8,8%, l'elettronica del 5,7% e l'alimentare del 3,7%. Sul fronte meno ci sono petrolifero (-32,3%), aeronautico (-30,6%) e moda (-21,3%).

"Websoft, grande distribuzione, elettronico e alimentare sono gli unici ad aver incrementato il fatturato in tutti e tre trimestri del 2020. Trimestri sempre negativi, invece, per petrolifero, mezzi di trasporto, moda, telco e bevande", si legge nello studio.

Situazione che non cambia anche per i margini industriali: sono in sofferenza (-22,8% in aggregato) con l'eccezione di grande distribuzione (+25,7%), webSoft (+14,2%), elettronica (+14,1%) e alimentare (+6%). Tra i settori che hanno subìto il più duro contraccolpo ci sono l'aeronautico (che passa in territorio negativo), la moda (-98,8%), il petrolifero (-66,6%) e l'automotive (-65,8%).

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FTSE MIB, CAPITALIZZAZIONE IN RECUPERO DA OTTOBRE

Andando piu' nel dettaglio delle aziende del Ftse Mib prese in esame dalla studio, emerge nei nove mesi una perdita complessiva di ricavi per oltre 64 miliardi (-21,6%).

Ricavi in crescita solo per cinque società: DiaSorin (+16,2%), Inwit (MI:INWT) (+6,4%), Snam (MI:SRG) (+3,9%), STM (PA:STM) (+2,9%) e Terna (MI:TRN) (+1,7%).

Ma nel terzo trimestre, complice anche la ripresa del Pil dopo la fase piu' dura del lockdown nel secondo trimestre, la manifattura si è dimostrata più reattiva, evidenziando il maggior rimbalzo del fatturato (+56,1% sul secondo trimestre), migliore rispetto al +39,1% dell’intero Ftse-Mib.

"Trainata dai gruppi privati, questo rimbalzo è una notizia che ci fa ben sperare per il futuro. C'è voglia e possibilità di ripresa e vediamo una luce in fondo al tunnel con la manifattura in recupero", evidenzia lo studio.

Nei primi novi mesi del 2020 le società analizzate hanno perso oltre 18 milardi livello di margini industriali (-53,3%) e ammontano a oltre 20 miliardi i profitti persi complessivamente nei 9 mesi chiusi in rosso.

Quanto alla capitalizzazione di Borsa, a causa del crollo dei mercati, nei primi nove mesi sono stati bruciati 46 miliardi (-12,6%), scendendo a 318 miliardi. Tuttavia, a partire dal primo di ottobre e fino al 16 novembre, grazie alle attese di nuovi vaccini anti-Covid e alla vittoria di Joe Biden alle elezioni Usa, la borsa ha recuperato gran parte delle perdite accumulate durante il lockdown e anche la capitalizzazione è risalita dell'11% (35 miliardi), annullando quasi del tutto gli effetti delle vendite precedenti.

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A tirare la volata a livello di crescita della capitalizzazione: DiaSorin (+48,4%), Amplifon (MI:AMPF) (+19,7%), Recordati (MI:RECI) (+16,5%), Prysmian (MI:PRY) (+15,0%), Davide Campari (MI:CPRI) (+13,8%) e Interpump (MI:ITPG) Group (+12,3%).

Fra i peggiori, il crollo del prezzo del petrolio ha penalizzato Saipem (MI:SPMI)(-66,7%) Tenaris (MI:TENR) (-57,6%) ed Eni (MI:ENI) (-51,8%).

(Giancarlo Navach, in redazione a Milano)

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