ROMA (Reuters) - L'impatto dei lockdown dovuti al coronavirus sul calo dei consumi di energia nel 2020 è stato da record, pari al 10% su anno, flessione che non si vedeva in Italia dai tempi della seconda guerra mondiale.
È quanto emerge dall’Analisi trimestrale del sistema energetico italiano dell'Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile) che evidenzia anche come le emissioni di CO2 si siano ridotte del 12%, ora inferiori del 40% rispetto ai livelli del 2005.
"La contrazione della domanda di energia è la più elevata dal biennio 1943-44, quando l’Italia era in piena Seconda guerra mondiale; per fare un paragone con dati più recenti, nell’ultima grande crisi economica, nel 2009, i consumi si sono ridotti ‘solo’ del 5,7%", spiega Francesco Gracceva, il ricercatore Enea che coordina l'analisi.
Netto miglioramento (+38%) dell’indice Ispred che misura la transizione energetica sulla base dell’andamento di prezzi, sicurezza e decarbonizzazione.
"Il 60% del calo dei consumi di energia primaria riguarda il petrolio, a causa della forte riduzione del traffico stradale e aereo; questo spiega perché il calo dei consumi di energia sia stato maggiore di quello del PIL (-8,9%), con conseguente riduzione dell’intensità energetica”, spiega Gracceva.
“Inoltre, le emissioni di CO2 sono diminuite più dei consumi di energia (12% contro 10%), poiché il decremento ha riguardato soprattutto fonti fossili e, in particolare, quelle a maggiore intensità carbonica come petrolio e carbone”.
Il gas si rafforza come prima fonte energetica in Italia (37,4%), anche se con consumi in calo del 5,6% rispetto all’anno precedente. Stabili le rinnovabili (+1% quelle elettriche) e forte diminuzione delle importazioni nette di elettricità (-13%). Elemento di rilievo dell’anno è che si è ridotto il gap di prezzo di elettricità e gas che in Italia si paga in più rispetto al resto dell’Ue, sia all’ingrosso che nei consumi finali.
Grazie alla riduzione dei consumi energetici totali, la quota di rinnovabili (FER) sui consumi finali è pari al 20% circa (+2 punti percentuali rispetto al 2019), un dato che consente all’Italia di superare il target Ue del 17% al 2020.
“Se i consumi totali fossero rimasti sui livelli del 2019 la quota di FER si sarebbe fermata poco oltre il 18,1%, a conferma del fatto che la progressione verso il target stabilito nel PNIEC per il 2030 (30%) rimane lenta, e ancor più lontano risulta il nuovo target Ue", conclude Gracceva.
(Francesca Piscioneri, in redazione Stefano Bernabei)