Investing.com - I futures del petrolio greggio hanno chiuso venerdì al ribasso, per via del calo della richiesta di investimenti legati alla crescita dovuto al pessimismo verso il raggiungimento dell’accordo per evitare il precipizio fiscale USA per la fine dell’anno.
Sul New York Mercantile Exchange, i futures del greggio con consegna a febbraio sono scesi dell’1,35% venerdì, scambiati a 88,90 dollari al barile alla chiusura dei mercati.
Nonostante i cali di venerdì, i futures delle borsa di New York sono saliti del 2,3% sulla settimana.
I prezzi sono saliti giovedì al massimo di due mesi di 90,53 dollari al barile, ma gli investitori sono esitanti ad estendere l’impennata nell’incertezza sugli sviluppi sul precipizio fiscale statunitense, rappresentato da un aumento delle tasse e tagli alla spesa pari a circa 600 miliardi, che dovrebbe entrare in vigore dal 1° gennaio.
I dubbi sul raggiungimento di un accordo sono aumentati giovedì, dopo che il Portavoce John Boehner ha ritirato il cosiddetto Piano B, un’alternativa al precipizio fiscale che prevedeva un aumento delle imposte solo per i cittadini che dichiarano oltre 1 milione di dollari all’anno, poiché i colleghi repubblicani non lo hanno supportato.
La Casa Bianca si aggiorna a dopo Natale, alimentando i timori che i responsabili non riusciranno ad evitare il precipizio fiscale.
Senza un accordo, gli Stati Uniti potrebbero ricadere in recessione e trascinare con sé gran parte dell’economia mondiale.
Il Primo Ministro Italiano Mario Monti ha ufficialmente messo fine al suo mandato dopo 13 mesi, aprendo così la strada all’incertezza verso le elezioni di febbraio.
La notizia ha spinto gli investitori a tralasciare beni più rischiosi come come titoli e valute ad alto rendimento, spostandosi invece verso il dollaro USA e le obbligazioni.
L’indice del dollaro, che replica la performance del biglietto verde contro un paniere di altre sei principali valute, è salito dello 0,45% venerdì a 79,64.
I contratti futures espressi in dollari tendono a scendere quando sale il dollaro USA, poiché questo rende il petrolio più costoso per i titolari di altre valute.
L’indice dell’Università del Michigan sul sentimento dei consumatori è sceso inaspettatamente a dicembre, probabilmente a causa dei timori che gli USA cadranno nel precipizio fiscale.
L’indice è sceso a 72,9 a dicembre da 74,5 del mese precedente, superando le previsioni di un miglioramento a 74,7 questo mese.
Gli USA sono il primo consumatore mondiale di petrolio, e rappresentano il 22% della domanda globale.
Nella prossima settimana i volumi si prevedono ridotti poiché molti traders hanno chiuso per bloccare i profitti prima di fine anno, riducendo la liquidità nel mercato ed aumentando la volatilità.
Sull’ICE Futures Exchange, i futures sul petrolio Brent con consegna a febbraio sono saliti dello 0,75%, scambiati a 109,10 dollari al barile.
I contratti Brent hanno segnato +0,75% sulla settimana, con lo spread tra i contratti Brent e quelli del greggio a 20,20 dollari al barile.
Sul New York Mercantile Exchange, i futures del greggio con consegna a febbraio sono scesi dell’1,35% venerdì, scambiati a 88,90 dollari al barile alla chiusura dei mercati.
Nonostante i cali di venerdì, i futures delle borsa di New York sono saliti del 2,3% sulla settimana.
I prezzi sono saliti giovedì al massimo di due mesi di 90,53 dollari al barile, ma gli investitori sono esitanti ad estendere l’impennata nell’incertezza sugli sviluppi sul precipizio fiscale statunitense, rappresentato da un aumento delle tasse e tagli alla spesa pari a circa 600 miliardi, che dovrebbe entrare in vigore dal 1° gennaio.
I dubbi sul raggiungimento di un accordo sono aumentati giovedì, dopo che il Portavoce John Boehner ha ritirato il cosiddetto Piano B, un’alternativa al precipizio fiscale che prevedeva un aumento delle imposte solo per i cittadini che dichiarano oltre 1 milione di dollari all’anno, poiché i colleghi repubblicani non lo hanno supportato.
La Casa Bianca si aggiorna a dopo Natale, alimentando i timori che i responsabili non riusciranno ad evitare il precipizio fiscale.
Senza un accordo, gli Stati Uniti potrebbero ricadere in recessione e trascinare con sé gran parte dell’economia mondiale.
Il Primo Ministro Italiano Mario Monti ha ufficialmente messo fine al suo mandato dopo 13 mesi, aprendo così la strada all’incertezza verso le elezioni di febbraio.
La notizia ha spinto gli investitori a tralasciare beni più rischiosi come come titoli e valute ad alto rendimento, spostandosi invece verso il dollaro USA e le obbligazioni.
L’indice del dollaro, che replica la performance del biglietto verde contro un paniere di altre sei principali valute, è salito dello 0,45% venerdì a 79,64.
I contratti futures espressi in dollari tendono a scendere quando sale il dollaro USA, poiché questo rende il petrolio più costoso per i titolari di altre valute.
L’indice dell’Università del Michigan sul sentimento dei consumatori è sceso inaspettatamente a dicembre, probabilmente a causa dei timori che gli USA cadranno nel precipizio fiscale.
L’indice è sceso a 72,9 a dicembre da 74,5 del mese precedente, superando le previsioni di un miglioramento a 74,7 questo mese.
Gli USA sono il primo consumatore mondiale di petrolio, e rappresentano il 22% della domanda globale.
Nella prossima settimana i volumi si prevedono ridotti poiché molti traders hanno chiuso per bloccare i profitti prima di fine anno, riducendo la liquidità nel mercato ed aumentando la volatilità.
Sull’ICE Futures Exchange, i futures sul petrolio Brent con consegna a febbraio sono saliti dello 0,75%, scambiati a 109,10 dollari al barile.
I contratti Brent hanno segnato +0,75% sulla settimana, con lo spread tra i contratti Brent e quelli del greggio a 20,20 dollari al barile.