Investing.com - I futures dell’oro sono in salita negli scambi prefestivi di questa mattinata, staccandosi dai minimi di quattro mesi toccati la scorsa settimana, mentre gli investitori continuano a monitorare le trattative in corso negli USA per evitare l’incombente “precipizio fiscale”.
Si prevedono scambi ridotti, con le posizioni di fine anno e l’attività in genere ridotte dalle festività. Volumi inferiori al previsto potrebbero accendere una certa volatilità, che potrebbe portare rapide variazioni nei prezzi dei metalli per le ultime settimane dell’anno.
La divisione Comex del New York Mercantile Exchange ha scambiato i futures dell’oro con consegna a febbraio a 1.664,95 dollari l’oncia troy nella mattinata europea, in salita dello 0,3% sulla giornata.
I prezzi sono precedentemente rimasti nel range tra 1.652,75 dollari l’oncia troy, il minimo giornaliero ed il massimo della seduta di 1.666,45 dollari l’oncia troy.
Venerdì i prezzi sono scesi a 1.636,45 dollari l’oncia troy, il livello più basso dal 22 agosto, per via di un selling tecnico partito dopo che i prezzi sono scesi sotto la media dei 200 giorni, innescando così nuove vendite per via dei segnali ribassisti.
Supporto a 1.636,45 dollari l’oncia troy, il minimo di lunedì e resistenza a 1.672,75, massimo di giovedì.
Intanto gli investitori continuano a monitorare gli sviluppi sul precipizio fiscale statunitense, rappresentato da un aumento delle tasse e tagli alla spesa pari a circa 600 miliardi, che dovrebbe entrare in vigore dal 1° gennaio.
I dubbi sul raggiungimento di un accordo sono aumentati giovedì, dopo che il Portavoce John Boehner ha ritirato il cosiddetto Piano B, un’alternativa al precipizio fiscale che prevedeva un aumento delle imposte solo per i cittadini che dichiarano oltre 1 milione di dollari all’anno, poiché i colleghi repubblicani non lo hanno supportato.
La Casa Bianca si aggiorna a dopo Natale, alimentando i timori che i responsabili non riusciranno ad evitare il precipizio fiscale.
Senza un accordo, gli Stati Uniti potrebbero ricadere in recessione e trascinare con sé gran parte dell’economia mondiale.
La debolezza del dollaro ha fornito supporto all’oro.
L’indice del dollaro, che replica la performance del biglietto verde contro un paniere di altre sei principali valute, è sceso dello 0,15% a 79,52.
Un dollaro più debole solitamente spinge l’oro, alimentando l’appeal del metallo prezioso come investimento alternativo e rende le materie prime espresse in dollari più economiche per i titolari di altre valute.
Sul Comex, l’argento con consegna a marzo ha segnato +0,45% a 30,33 dollari l’oncia troy, mentre il rame con consegna a marzo ha segnato -0,1% a 3,564 dollari la libbra.
Si prevedono scambi ridotti, con le posizioni di fine anno e l’attività in genere ridotte dalle festività. Volumi inferiori al previsto potrebbero accendere una certa volatilità, che potrebbe portare rapide variazioni nei prezzi dei metalli per le ultime settimane dell’anno.
La divisione Comex del New York Mercantile Exchange ha scambiato i futures dell’oro con consegna a febbraio a 1.664,95 dollari l’oncia troy nella mattinata europea, in salita dello 0,3% sulla giornata.
I prezzi sono precedentemente rimasti nel range tra 1.652,75 dollari l’oncia troy, il minimo giornaliero ed il massimo della seduta di 1.666,45 dollari l’oncia troy.
Venerdì i prezzi sono scesi a 1.636,45 dollari l’oncia troy, il livello più basso dal 22 agosto, per via di un selling tecnico partito dopo che i prezzi sono scesi sotto la media dei 200 giorni, innescando così nuove vendite per via dei segnali ribassisti.
Supporto a 1.636,45 dollari l’oncia troy, il minimo di lunedì e resistenza a 1.672,75, massimo di giovedì.
Intanto gli investitori continuano a monitorare gli sviluppi sul precipizio fiscale statunitense, rappresentato da un aumento delle tasse e tagli alla spesa pari a circa 600 miliardi, che dovrebbe entrare in vigore dal 1° gennaio.
I dubbi sul raggiungimento di un accordo sono aumentati giovedì, dopo che il Portavoce John Boehner ha ritirato il cosiddetto Piano B, un’alternativa al precipizio fiscale che prevedeva un aumento delle imposte solo per i cittadini che dichiarano oltre 1 milione di dollari all’anno, poiché i colleghi repubblicani non lo hanno supportato.
La Casa Bianca si aggiorna a dopo Natale, alimentando i timori che i responsabili non riusciranno ad evitare il precipizio fiscale.
Senza un accordo, gli Stati Uniti potrebbero ricadere in recessione e trascinare con sé gran parte dell’economia mondiale.
La debolezza del dollaro ha fornito supporto all’oro.
L’indice del dollaro, che replica la performance del biglietto verde contro un paniere di altre sei principali valute, è sceso dello 0,15% a 79,52.
Un dollaro più debole solitamente spinge l’oro, alimentando l’appeal del metallo prezioso come investimento alternativo e rende le materie prime espresse in dollari più economiche per i titolari di altre valute.
Sul Comex, l’argento con consegna a marzo ha segnato +0,45% a 30,33 dollari l’oncia troy, mentre il rame con consegna a marzo ha segnato -0,1% a 3,564 dollari la libbra.