Investing.com - Il prezzo del greggio continua a salire questo giovedì, registrando un nuovo massimo di tre anni e mezzo tra l’aumento delle tensioni geopolitiche tra Israele ed Iran che alimenta ulteriormente l’incertezza sulla possibilità di un’interruzione delle forniture nella regione.
I future del greggio Brent, il riferimento per il prezzo al di fuori degli Stati Uniti, salgono di 67 centesimi, o dello 0,9%, a 77,88 dollari al barile alle 4:10 ET (08:10 GMT), dopo aver segnato 78,00 dollari all’inizio della seduta, il massimo dal novembre 2014.
Nel frattempo, i future del greggio WTI scambiati sulla borsa di New York vanno su di 61 centesimi, o dello 0,8%, a 71,75 dollari al barile, dopo essere saliti al massimo di 71,89 dollari, vicino ai massimi registrati alla fine del 2014.
Il rialzo è avvenuto sulla scia della notizia che le forze armate iraniane in Siria avrebbero lanciato dei razzi contro le basi militari israeliane sulle alture del Golan, secondo quanto reso noto da Israele, scatenando una delle più grandi offensive israeliane in Siria dall’inizio del conflitto nel paese, nel 2011.
I timori per l’Iran e per il suo accordo sul nucleare con le potenze mondiali hanno rappresentato un importante fattore per la recente impennata del greggio ai massimi dalla fine del 2014.
Il prezzo è infatti schizzato questa settimana quando il Presidente USA Donald Trump si è ritirato dall’accordo internazionale con l’Iran reintroducendo “il massimo grado di sanzioni economiche” contro il paese.
Secondo alcuni analisti la reintroduzione delle sanzioni potrebbe inasprire le scorte di greggio globali poiché renderebbero più difficili le esportazioni petrolifere per l’Iran.
L’Iran, importante produttore petrolifero del Medio Oriente nonché membro dell’Organizzazione dei Paesi Esportatori di petrolio (OPEC), ha ripreso il suo ruolo di principale esportatore nel gennaio 2016, quando le sanzioni internazionali contro Tehran sono state annullate in cambio di una riduzione del programma nucleare del paese.
Un altro fattore rialzista per il prezzo del greggio è stato il report della U.S. Energy Information Administration di ieri da cui è emerso che le scorte sono scese di 2,2 milioni di barili, più del previsto, nella settimana terminata il 4 maggio.
Nel report si legge inoltre che la produzione petrolifera della nazione - spinta dall’estrazione da scisto - è schizzata al massimo storico di 10,70 milioni di barili al giorno la scorsa settimana. Al momento, solo la Russia ne produce di più, con circa 11 milioni di barili al giorno.
I future del gas naturale sono in calo a 2,716 dollari per milione di BTU, con i trader in attesa dei dati settimanali sulle scorte previsti nel corso della giornata tra le aspettative di un aumento di 91 miliardi di piedi cubici.