Di Mauro Speranza
Investing.com – Leggero recupero negli ultimi minuti per il petrolio, dopo essere passato da quota 62 dollari ad un minimo di 59 dollari al barile. Il greggio torna così sopra quota 60 dollari, mentre il Brent è scambiato a 63 dollari al barile.
Sui mercati azionari, intanto, continuano a soffrire i titoli petroliferi, con Saipem (MI:SPMI) che cede oltre il 2%, mentre restano in calo dell’1% Equinor ASA (LON:0M2Z), Royal Dutch Shell PLC Class A (LON:RDSa), Repsol (MC:REP), Galp Energia (LS:GALP), BP (LON:BP), Eni (MI:ENI). Negative anche Total SA (PA:TOTF), Saras (MI:SRS) e Tenaris (MI:TENR).
Alle 22 italiane si attendono anche i dati dell'American Petroleum Institute sull'offerta di petrolio greggio negli Stati Uniti, mentre l’EIA rilascerà i suoi numeri sulle scorte domani alle 16:30.
Il meeting dell’Opec+
Giovedì prossimo si terrà il meeting dell’Opec a cui si aggiunge anche la Russia e le previsioni degli analisti parlano di un possibile allentamento dei tagli all’offerta di petrolio a partire da aprile, decisione che potrebbe essere presa sulla scia della ripresa dei prezzi.
Gli analisti di Citigroup Inc (NYSE:C) prevedono che l'OPEC+ aumenterà la produzione di circa 500.000 bpd ad aprile. L'Opec+ aveva tagliato la produzione per 9,7 milioni di barili giornalieri l'anno scorso a causa del crollo della domanda nell'inizio della pandemia. A marzo 2021 il taglio è pari a 7,05 milioni, circa il 7% della domanda mondiale.
Nel mese di gennaio, però, l’Opec aveva rallentato il ritmo dell’aumento della produzione pianificato a causa della debolezza superiore alle attese della ripresa della domanda di greggio causata dal proseguire dei blocchi all’economia decisi con le nuove ondate di coronavirus.
"Nella settimana in corso, i prezzi del petrolio potrebbero rimanere sotto pressione poiché gli investitori riducono il rischio sulle posizione in vista della riunione Opec+, che tuttavia potrebbe far allentare le tensioni sui prezzi, data la forte capacità produttiva del cartello attualmente ferma (circa 8 milioni di barili giornalieri)”, spiega il broker, i cui esperti stimano “il Brent sul 2021 a 50 dollari al barile e 55 nel 2022. Il nostro titolo preferito nel settore è Eni”.
Previsioni condivise anche dli analisti di Citigroup Inc, secondo i quali l'OPEC+ aumenterà la produzione di circa 500.000 bpd ad aprile.
La "maledizione" saudita: tagliare o essere dannati
In questo contesto, l'Arabia Saudita ha effettuato tagli volontari extra per febbraio e marzo per 1 milione di barili al giorno, quantità superiore ai tagli Opec+. Secondo gli esperti di Equita, “l'Arabia Saudita allenterà quel taglio unilaterale anche se solo in maniera graduale”.
Da Citigroup non credono che il principale esportatore di petrolio e membro chiave dell'OPEC, l'Arabia Saudita, continuerà i suoi precedenti tagli volontari alla produzione. Il paese ha sollecitato un approccio cauto prima della riunione, anche in mezzo ai segni di una stretta.
Adam Button, commentatore dei mercati su ForexLive, crede che i sauditi vogliano pompare di più quando il loro attuale taglio volontario di 1,0 milioni di bpd scadrà ad aprile. "Allo stesso tempo, devono essere contenti dei prezzi più alti e non vorranno farli scendere di 6-8 dollari".
John Kilduff, partner del fondo hedge newyorkese sull'energia Again Capital, ha detto che Riyadh probabilmente dividerà la parte più grande di qualsiasi aumento concordato con i russi e prenderà la parte più piccola per sé - o addirittura rinuncerà a un aumento immediato fino a maggio nello spirito di sostenere ulteriormente il mercato.
"Andando avanti, non vedo una via d'uscita per i sauditi. Sono in questa trappola di tagliare perpetuamente e perdere quote di mercato a favore dei russi e di tutti gli altri dell'OPEC+ se vogliono mantenere i prezzi del petrolio sostenuti. Hanno assunto la tutela del cartello e ora devono pagarne il prezzo. Il mercato se lo aspetta da loro. È la maledizione saudita o essere dannati", aggiunge