LONDRA (Reuters) - I prezzi del petrolio sono saliti per il quarto giorno consecutivo, con i timori per l'interruzione delle forniture russe che hanno prevalso sui lockdown imposti in Cina, primo importatore di petrolio al mondo.
Alle 11,40 i futures sul Brent sono in rialzo di 2,06 dollari, o dell'1,9%, a 109,65 dollari al barile, dopo aver guadagnato il 2,1% nella seduta precedente. Il contratto di giugno è in scadenza oggi. Il contratto di luglio, più attivo, sale di 1,48 dollari a 108,74 dollari.
I futures sul greggio Usa guadagnano 1,32 dollari, o l'1,3%, a 106,68 dollari, dopo essere saliti del 3,3% ieri.
Entrambi i contratti sono impostati per terminare la settimana e il quinto mese consecutivo in rialzo, sostenuti da un aumento delle possibilità che la Germania si unisca ad altri Stati membri dell'Unione europea in un embargo sul petrolio russo.
I prezzi del petrolio sono rimasti volatili, tuttavia, con la Cina che non mostra segnali di voler allentare le misure di lockdown, nonostante l'impatto sull'economia e sulle catene di approvvigionamento globali.
Per quanto riguarda l'offerta, è probabile che l'Opec+ si attenga agli accordi esistenti e concordi un altro piccolo aumento della produzione per giugno durante la riunione del 5 maggio, come comunicato ieri a Reuters da sei fonti del gruppo di produttori.
Tuttavia, la produzione russa di petrolio potrebbe scendere fino del 17% quest'anno, secondo un documento del ministero dell'Economia visto da Reuters, poiché le sanzioni occidentali per l'invasione russa dell'Ucraina hanno danneggiato gli investimenti e le esportazioni.
Le sanzioni rendono sempre più difficile per le navi russe inviare il petrolio ai clienti, spingendo EXXON MOBIL CORP a dichiarare lo stato di forza maggiore per le operazioni Sakhalin-1 e ridurre la produzione.
(Tradotto in redazione a Danzica da Michela Piersimoni, editing Stefano Bernabei)