Investing.com - Il prezzo del greggio scende questo martedì, staccandosi dal massimo di tre mesi della seduta precedente, sulla propensione al rischio pesano gli ultimi dati commerciali cinesi che hanno alimentato i timori per lo stato di salute della seconda economia mondiale.
Le esportazioni cinesi sono crollate del 25,4% rispetto all’anno precedente a febbraio, molto più del calo del 12,5% previsto ed il crollo mensile maggiore dal maggio del 2009, mentre le importazioni hanno segnato un crollo del 13,8%, rispetto al 10,0% previsto.
Di conseguenza, il surplus è risultato pari a 32,6 miliardi di dollari il mese scorso, in calo dai 63,3 miliardi di gennaio, secondo l’Amministrazione Generale delle Dogane.
I dati deludenti indicano che l’economia sta gradualmente rallentando e che Pechino dovrà introdurre nuove misure a sostegno della crescita nei prossimi mesi.
La Cina è il secondo consumatore mondiale di greggio dopo gli Stati Uniti ed è stata il motore del rafforzamento della domanda.
Sull’ICE Futures Exchange di Londra, il greggio Brent con consegna a maggio scende di 17 centesimi, o dello 0,42%, a 40,67 dollari al barile alle 09:10 GMT, o alle 4:10 ET.
Ieri, i futures del Brent scambiati sulla borsa di Londra sono schizzati a 41,04 dollari, un livello che non si registrava dal 9 dicembre, prima di ridurre i guadagni e chiudere a 40,84 dollari, con un’impennata di 2,12 dollari, o del 5,48%, tra le speranze che i principali produttori di greggio possano decidere di congelare la produzione.
I futures del Brent hanno segnato un’impennata di circa il 30% dopo essere crollati sotto i 30 dollari al barile l’11 febbraio. Le posizioni corte sono aumentate a metà febbraio quando Arabia Saudita, Qatar e Venezuela, membri dell’OPEC, hanno deciso insieme alla Russia - che non fa parte dell’organizzazione - di congelare la produzione ai livelli di gennaio, a patto che gli altri esportatori facciano altrettanto.
Questo mese è previsto un vertice per discutere i dettagli della proposta.
Intanto, sul New York Mercantile Exchange, il greggio con consegna ad aprile scende di 18 centesimi, o dello 0,47%, a 37,72 dollari al barile. Ieri, i futures del greggio scambiati sulla borsa di New York hanno subito un’impennata a 38,11 dollari, il massimo dal 4 gennaio, prima di attestarsi a 37,90 dollari, con un balzo di 1,98 dollari, o del 5,51%.
I rialzi di ieri hanno seguito la notizia di un calo della produzione di petrolio di scisto negli USA, tra le crescenti aspettative che il crollo che dura ormai da 20 mesi stia giungendo alla conclusione.
Dopo essere crollati al minimo di 13 anni di 26,05 dollari l’11 febbraio, il prezzo del Nymex ha poi subito un’impennata di circa il 33% grazie alla riduzione della produzione di petrolio di scisto che ha incoraggiato il sentimento.
La produzione globale di greggio risulta di gran lunga superiore alla domanda per via dell’impennata della produzione del petrolio di scisto negli Stati Uniti ed in seguito alla decisione dello scorso anno dell’OPEC di non tagliare la produzione per difendere la partecipazione sul mercato, facendo crollare il prezzo di oltre il 70% negli ultimi 20 mesi.
Lo spread tra i contratti del greggio Brent e quelli West Texas Intermediate è di 2,95 dollari al barile, rispetto ai 2,94 dollari segnati alla chiusura di ieri.