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Di Gina Lee
Investing.com - Il greggio scende negli scambi asiatici di questo giovedì. Gli investitori hanno incassato dopo il rialzo del 2% della seduta precedente, sulla scia della notizia che la Federal Reserve ha indicato un “imminente” aumento dei tassi di interesse, innescando una correzione tecnica sui mercati energetici che stavano andando alle stelle.
I future del Brent scendono dello 0,83% ad 88 dollari alle 23:27 ET (4:27 GMT) dopo essere rimbalzati di circa il 2% toccando il livello di 90 dollari per la prima volta in sette anni ieri. I future WTI vanno giù dello 0,85% ad 86,61 dollari.
I titoli azionari asiatici sono al ribasso, mentre il dollaro si è spinto verso l’alto quando ieri la Fed ha segnalato che potrebbe alzare i tassi di interesse già a marzo 2022, nella sua decisione di politica monetaria. Gli investitori continuano inoltre a monitorare le tensioni USA-Russia sull’Ucraina, mentre aumentano i timori di un’interruzione delle forniture di gas naturale in Europa.
“Il persistere dei problemi delle forniture e l’intensificarsi delle tensioni Russia-Ucraina continuano a supportare i prezzi del petrolio. È leggermente sceso oggi, ma penso che sia solo una mossa tecnica”, ha riferito a Reuters l’economista di OCBC Howie Lee.
Sebbene le tensioni Russia-Ucraina stiano avendo un ruolo nel rialzo dei prezzi petroliferi, “i problemi reali delle forniture, sia all’interno dell’Organizzazione dei Paesi Esportatori di petrolio (OPEC) che negli Stati Uniti … sono i principali fattori che stanno facendo salire il mercato”, aggiunge.
Il cartello non è riuscito a rispettare l’obiettivo che si era dato per l’aumento delle scorte nel dicembre 2021, accentuando i problemi di capacità che stanno limitando le scorte mentre la domanda di carburante continua a riprendersi.
L’OPEC+, composta dall’OPEC e dai suoi alleati, sta inoltre gradualmente cancellando i tagli alla produzione del 2020, man mano che si riprende la domanda di carburante. Tuttavia, molti produttori più piccoli non sono riusciti a rispettare l’obiettivo di produzione, mentre altri membri restano cauti e non stanno producendo troppo, nell’eventualità che il COVID-19 pesi nuovamente sulla domanda.
Intanto, l’aumento delle scorte petrolifere statunitensi ha alleviato in parte i timori per le forniture: i dati di ieri della U.S. Energy Information Administration hanno rivelato un incremento di 2,377 milioni di barili nella settimana terminata il 21 gennaio. Le previsioni di Investing.com indicavano una riduzione di 728.000 barili. Nella settimana precedente si era registrato un aumento di 515.000 barili.
I dati sulle scorte dell’American Petroleum Institute pubblicati il giorno prima avevano mostrato un calo di 872.000 barili.
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