Di Peter Nurse
Investing.com - I prezzi del petrolio salgono questo lunedì, avviandosi a segnare il rialzo mensile maggiore in quasi un anno, grazie alle tensioni geopolitiche nell’Europa dell’Est e in Medio Oriente, nonché alla continua carenza di scorte.
Alle 9:35 ET (14:35 GMT), i future del greggio USA salgono dello 0,6% ad 87,33 dollari al barile, mentre il contratto del Brent va su dello 0,6% ad 89,06 dollari. Entrambi i riferimenti hanno segnato i livelli più alti dall’ottobre 2014 venerdì e si avviano a registrare guadagni di circa il 15% questo mese, il massimo dal febbraio 2021.
I future della benzina USA RBOB salgono dell’1,1% a 2,5655 dollari al gallone.
Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU si incontrerà nel corso della giornata per discutere della presenza delle truppe russe al confine con l’Ucraina ma, essendo la Russia uno dei paesi membri del consiglio con diritto di veto, non ci sarà alcun intervento.
La Russia e l’Occidente sono in contrasto ormai da settimane per le intenzioni di Mosca riguardo all’Ucraina, e questo sta spingendo su il mercato petrolifero, considerato che la Russia potrebbe interrompere la fornitura di gas naturale all’Europa se la situazione dovesse farsi violenta e l’Occidente dovesse applicare delle sanzioni.
È arrivata inoltre la notizia che gli Emirati Arabi Uniti avrebbero intercettato un missile lanciato dagli Houthi dello Yemen proprio in occasione della prima storica visita Presidente israeliano Isaac Herzog nello stato del Golfo.
Mercoledì è in programma la riunione dell’Organizzazione dei Paesi Esportatori di petrolio e dei suoi alleati, con a capo la Russia, gruppo noto come OPEC+, per discutere dei livelli di produzione futura.
Il gruppo dovrebbe attenersi alla strategia di un cauto aumento delle quote di produzione di 400.000 barili al giorno ogni mese, strategia che adotta dall’agosto dello scorso anno, nonostante numerosi membri siano in difficoltà col rispetto delle proprie quote. Questo ha causato una carenza di scorte data la forte ripresa post-pandemia.
Inoltre, i dati settimanali di Baker Hughes mostrano che i trivellatori statunitensi hanno continuato ad attivare impianti ad un ritmo prudente, nonostante la situazione delle scorte ed i prezzi più alti aumentino gli incentivi economici a supporto della produzione.
Gli Stati Uniti hanno attivato altri quattro impianti di trivellazione la scorsa settimana, mentre sono stati aggiunti altri due impianti per l’esplorazione di gas, portando il totale (greggio e gas) a 610 per la settimana terminata il 28 gennaio, “ancora ben al di sotto dei livelli pre-Covid di circa 683, nonostante il WTI NYMEX sia scambiato ben al di sopra dei livelli di prezzo pre-Covid”, si legge in una nota di ING.