Investing.com - Il prezzo del greggio inizia la settimana in territorio negativo questo lunedì, tra i segnali che gli attacchi missilistici del weekend in Siria compiuti da Stati Uniti, Francia e Regno Unito restino un evento isolato.
I future del greggio West Texas Intermediate scambiati a New York crollano di 1,01 dollari, o dell’1,5%, a 66,38 dollari al barile alle 3:50 ET (07:50 GMT). Il riferimento USA ha toccato il massimo dal dicembre 2014 la scorsa seduta, a 67,76 dollari.
Intanto, i future del Brent, il riferimento per il prezzo del greggio al di fuori degli Stati Uniti, registrano un crollo di 1,20 dollari, o dell’1,7%, a 71,36 dollari al barile.
Entrambi i riferimenti la scorsa settimana hanno segnato l’aumento settimanale migliore dalla fine del luglio dello scorso anno, con il WTI che ha visto un’impennata dell’8,6% e il Brent che è rimbalzato dell’8,2%.
Gli Stati Uniti, il Regno Unito e la Francia hanno colpito la Siria con un attacco aereo coordinato venerdì notte, in risposta al presunto attacco con armi chimiche avvenuto all’inizio del mese che si ritiene possa essere stato effettuato da forze alleate del governo del Presidente siriano Bashar Assad a Duma, una città controllata dai ribelli siriani.
Implicando che l’intervento militare non sarà prolungato, il Presidente Donald Trump ha definito l’intervento USA in Siria come “eseguito perfettamente” in un tweet sabato, aggiungendo che la campagna militare per ridurre la capacità di armi chimiche del regime di Assad ha raggiunto lo scopo.
Sebbene la Siria non sia direttamente un produttore di greggio, il Medio Oriente in generale è il principale esportatore mondiale di greggio e le tensioni nella regione tendono a far stare il mercato del greggio all’erta.
Intanto, sui prezzi pesa anche l’aumento dell’attività di trivellazione negli Stati Uniti.
Le compagnie energetiche USA hanno aggiunto sette impianti nella settimana terminata il 13 aprile, portando il totale a 815, secondo quanto afferma l’azienda di servizi energetici di General Electric (NYSE:GE) Baker Hughes nel suo seguitissimo report di venerdì.
Si tratta del massimo dal marzo 2015 e contribuisce ad alimentare i timori per l’aumento della produzione USA.
La produzione petrolifera del paese - spinta dall’estrazione di scisto - è salita al massimo storico di 10,52 milioni di barili al giorno la scorsa settimana, secondo quanto reso noto dalla Energy Information Administration (EIA), restano al di sopra di quella saudita ed avvicinandosi a quella della Russia, il principale produttore di greggio al mondo.
Analisti e trader di recente hanno messo in guardia dall’impennata della produzione di scisto USA, che potrebbe vanificare gli sforzi dell’OPEC di mettere fine alle scorte in esubero.
A novembre dello scorso anno, l’OPEC e altri produttori tra cui la Russia hanno deciso di tagliare la produzione di circa 1,8 milioni di barili al giorno per riportare le scorte globali alla media quinquennale. L’accordo dovrebbe scadere alla fine del 2018.
Questa settimana l’attenzione degli operatori sarà concentrata sui dati USA sulle scorte di greggio e prodotti raffinati, attesi domani e mercoledì, per valutare la forza della domanda da parte del principale consumatore mondiale e quanto velocemente continueranno ad aumentare i livelli di produzione.
Al centro della scena anche i commenti dei principali produttori globali, per capire se intendono prolungare l’attuale accordo sui tagli alla produzione fino al prossimo anno.
Intanto, i future della benzina crollano dell’1,3%, a 2,036 dollari al gallone, mentre il combustibile da riscaldamento segna un crollo dell’1,5% a 2,068 dollari al gallone.
I future del gas naturale salgono dello 0,7% a 2,753 dollari per milione di BTU.