Investing.com - Il prezzo del greggio segue un andamento altalenante negli scambi della mattinata europea di questo mercoledì, mentre gli investitori attendono la pubblicazione dei dati settimanali sulle scorte statunitensi ed i prodotti raffinati per valutare la forza della domanda da parte del principale consumatore mondiale della materia prima.
La U.S. Energy Information Administration pubblicherà il report settimanale sulle scorte di greggio oggi alle 15:30 GMT, o alle 10:30 ET, e si prevede un aumento di 3,9 milioni di barili.
Ieri, alla chiusura dei mercati l’American Petroleum Institute, un gruppo del settore, ha dichiarato che le scorte di greggio statunitensi sono aumentate di 4,4 milioni di barili nella settimana conclusasi il 4 marzo, contro le aspettative di un incremento di 3,0 milioni di barili.
Le scorte a Cushing, Oklahoma, il principale hub di consegna del WTI, sono salite di 692.000 barili, secondo l’API, scatenando i timori che il principale centro di immagazzinamento della nazione sia quasi pieno.
Sul New York Mercantile Exchange, il greggio con consegna ad aprile sale di 11 centesimi, o dello 0,3%, a 36,61 dollari al barile alle 08:05 GMT, o alle 3:05 ET.
Ieri, i futures del greggio scambiati sulla borsa di New York sono crollati di 1,40 dollari, o del 3,69%, dopo i dati commerciali cinesi deludenti che hanno scatenato i timori per l’indebolimento della crescita globale, spingendo i traders a bloccare i profitti dopo la recente impennata che ha portato il prezzo al massimo di tre mesi sopra i 38 dollari al barile.
Dopo essere crollati al minimo di 13 anni di 26,05 dollari l’11 febbraio, il prezzo del Nymex ha poi subito un’impennata di circa il 33% grazie alla riduzione della produzione di petrolio di scisto che ha incoraggiato il sentimento.
Sull’ICE Futures Exchange di Londra, il greggio Brent con consegna a maggio sale di 15 centesimi, o dello 0,38%, a 39,80 dollari al barile. Ieri i futures del Brent scambiati sulla borsa di Londra sono crollati di 1,19 dollari, o del 2,91%.
Il prezzo del Brent è schizzato al massimo di tre mesi di 41,04 dollari all’inizio della settimana tra le speranze che i principali produttori si incontrino questo mese per discutere di un possibile congelamento della produzione.
I futures del Brent hanno segnato un’impennata di circa il 30% dopo essere crollati sotto i 30 dollari al barile l’11 febbraio. Le posizioni corte sono aumentate a metà febbraio quando Arabia Saudita, Qatar e Venezuela, membri dell’OPEC, hanno deciso insieme alla Russia - che non fa parte dell’organizzazione - di congelare la produzione ai livelli di gennaio, a patto che gli altri esportatori facciano altrettanto.
La produzione globale di greggio risulta di gran lunga superiore alla domanda per via dell’impennata della produzione del petrolio di scisto negli Stati Uniti ed in seguito alla decisione dello scorso anno dell’OPEC di non tagliare la produzione per difendere la partecipazione sul mercato, facendo crollare il prezzo di oltre il 70% negli ultimi 20 mesi.
Intanto, lo spread tra i contratti del greggio Brent e quelli West Texas Intermediate è di 3,19 dollari al barile, rispetto ai 3,15 dollari segnati alla chiusura di ieri.