Investing.com - Il prezzo del greggio scende negli scambi statunitensi di questo martedì, ma si stacca dal minimo segnato nella notte mentre i traders attendono i nuovi dati settimanali sulle scorte di greggio e prodotti raffinati USA.
L’American Petroleum Institute pubblicherà il report sulle scorte nel corso della giornata, mentre il report governativo di domani dovrebbe mostrare che le scorte di greggio sono aumentate di 3,3 milioni di barili nella settimana terminata l’1 aprile.
Sul New York Mercantile Exchange, il greggio con consegna a maggio scende di 19 centesimi, o dello 0,53%, a 35,51 dollari al barile alle 13:38 GMT, o alle 9:38 ET, dopo essere crollato al minimo giornaliero di 35,24 dollari, il minimo dal 4 marzo. Ieri, il greggio Nymex ha segnato un crollo di 1,09 dollari, o del 2,96%.
I futures del greggio USA sono crollati di quasi il 15% rispetto al massimo di 41,90 dollari segnato il 22 marzo. Nonostante le recenti perdite, i futures sono rimbalzati di quasi il 35% dopo essere crollati al minimo di 13 anni di 26,05 dollari l’11 febbraio.
Intanto, sull’ICE Futures Exchange di Londra, il greggio Brent con consegna a giugno tocca il minimo intraday di 37,27 dollari al barile, un livello che non si registrava dal 4 marzo, prima di attestarsi a 37,52 dollari al barile, in calo di 17 centesimi, o dello 0,45%.
I traders hanno reagito ai commenti del governatore dell’OPEC del Kuwait Nawal Al-Fuzaia secondo cui il vertice del 17 aprile a Doha a cui parteciperanno i paesi membri dell’OPEC e non OPEC porterà ad un accordo iniziale per il congelamento della produzione ai livelli di febbraio o ad una media tra i livelli di gennaio e febbraio.
La proposta originale da parte di Arabia Saudita, Qatar, Russia e Venezuela prevedeva un congelamento ai livelli di gennaio.
Ieri, i futures del Brent scambiati sulla borsa di Londra sono crollati di 98 centesimi, o del 2,53%, dal momento che gli investitori dubitano che i principali produttori possano congelare la produzione per ridurre l’eccesso delle scorte globali.
Il principe saudita Mohammed bin Salman la scorsa settimana ha dichiarato che il regno non ridurrà la produzione a meno che l’Iran e gli altri principali produttori non facciano altrettanto.
L’Iran ha dichiarato che non congelerà la produzione fino a quando le esportazioni di greggio non torneranno ai livelli pre-sanzioni, scatenando i dubbi sull’attesissimo piano di congelamento della produzione.
I futures del Brent sono crollati di quasi il 12% dal massimo di marzo di 42,50 dollari al barile. Nonostante le recenti perdite, i futures del Brent hanno subito un’impennata di circa il 40% dopo essere crollati sotto i 30 dollari al barile l’11 febbraio.
Lo short covering è iniziato a metà febbraio quando Arabia Saudita, Qatar e Venezuela, membri dell’OPEC, hanno deciso insieme alla Russia - che non fa parte dell’organizzazione - di congelare la produzione ai livelli di gennaio, a patto che gli altri esportatori facciano altrettanto.
Intanto, lo spread tra i contratti del greggio Brent e quelli West Texas Intermediate è di 2,01 dollari, rispetto agli 1,99 dollari segnati alla chiusura di ieri.