Di Mauro Speranza
Investing.com – La diplomazia americana interviene nella 'guerra dei prezzi' tra Arabia Saudita e Russi, ottenendo i primi risultati concreti.
Nella giornata di oggi, da Riad hanno confermato la richiesta di una “riunione d'urgenza dell'Opec e di altri esportatori di petrolio, compresa la Russia, per arrivare a un accordo equo e ristabilire l’equilibrio sul mercato del petrolio”. Secondo il ministero degli Esteri saudita, il nuovo meeting dell'Opec si terrà il prossimo 6 aprile.
Tra le ipotesi diffuse dalla stampa, l'Opec potrebbe discutere circa un taglio della produzione di petrolio fino a 1,7 milioni di barili, così come richiesto dall'Arabia Saudita nell'ultima riunione dei paesi produttori a Vienna lo scorso 4 marzo. In tale occasione, il rifiuto della Russia aveva dato il via alla corsa al ribasso dei prezzi del greggio.
La notizia di un nuovo incontro ha fatto balzare i prezzi del petrolio, dopo una mattina in calo, seguendo così il loro rally iniziato nella giornata di ieri quando il Presidente Donald Trump aveva annunciato su Twitter di aver parlato con le due parti in campo e ottenuto una promessa di un taglio alla produzione.
Attualmente il greggio mette a segno un +4% e supera i 26 dollari, mentre il Brent arriva a essere scambiato sopra i 32 dollari al barile.
Parte la diplomazia del Texas
Il perdurare dei prezzi bassi del petrolio aveva spinto Trump a intervenire, in quanto anche la aziende americane produttrici sono entrate in crisi da quando il greggio era sceso sotto i 40 dollari, quota minima oltre la quale sono redditizie.
Per questo motivo, ieri Ryan Sitton, uno dei tre commissari della Texas Railroad Commission, la società che supervisiona le infrastrutture petrolifere, aveva avuto un colloquio telefonico da lui definito “molto concreto” con il ministro russo dell'Energia, Alexander Novak, e il collega saudita Abdulaziz bin Salman Al-Saud.
Se Trump non aveva fatto promesse di un taglio alla produzione americana, questa dovrebbe essere sul tavolo delle trattative, mentre due delle maggiori compagnie di shale oil, la Pioneer Natural Resources Co e la Parsley Energy Inc., hanno chiesto allo Stato del Texas di imporre una riduzione del 20 per cento della produzione di greggio.