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L’OPEC+ taglierà la produzione da ottobre per spingere i prezzi del petrolio

Pubblicato 05.09.2022, 15:10
Aggiornato 05.09.2022, 14:47
© Reuters.

© Reuters.

Di Scott Kanowsky

Investing.com - L’OPEC+ ha deciso di tagliare le quote di produzione di circa 100.000 barili al giorno a partire da ottobre, nel tentativo di spingere i prezzi che stanno scendendo per i timori di un possibile rallentamento economico globale.

La decisione dell’Organizzazione dei Paesi Esportatori di petrolio e dei suoi alleati, compresa la Russia, arriva malgrado ci si aspettasse che avrebbe lasciato invariati gli attuali livelli di produzione.

Alcuni analisti avevano previsto che l’OPEC+ avrebbe aspettato l’esito delle trattative sull’accordo nucleare iraniano del 2015 con le potenze mondiali, affermando che un esito positivo porterebbe all’eliminazione delle sanzioni su Teheran. Questo a sua volta consentirebbe all’Iran di aumentare le esportazioni e le scorte petrolifere di circa un milione di barili al giorno, circa l’1% della domanda globale.

Tuttavia, l’Arabia Saudita, di fatto leader dell’OPEC+, di recente aveva avanzato l’idea di abbassare i livelli di produzione per risolvere quelli che vengono descritti come cali esagerati del prezzo del petrolio.

I prezzi sono scesi negli ultimi tre mesi, dopo aver segnato i massimi pluriennali a marzo. Restano i timori che gli aumenti dei tassi di interesse per far scendere l’inflazione e le restrizioni per il COVID-19 in Cina, il maggiore importatore di greggio al mondo, possano rallentare la crescita globale e raffreddare la domanda petrolifera.

Il mercato del petrolio questo lunedì è influenzato anche dalla notizia che la Russia ha sospeso a tempo indefinito la fornitura di gas tramite il gasdotto Nord Stream verso la Germania, alimentando i timori di una crisi energetica nella zona euro e supportando la domanda di petrolio.

La decisione di Mosca di interrompere le forniture tramite questo importante gasdotto è arrivata quasi subito dopo che i ministri delle finanze del G-7 hanno concordato un piano per imporre un tetto al prezzo delle esportazioni petrolifere russe, allo scopo di indebolire finanziariamente il governo del Presidente Vladimir Putin che continua la sua invasione dell’Ucraina.

Ci sono però dubbi circa l’efficacia di questo piano, considerato che grandi acquirenti come Cina, India e Turchia dovrebbero prendervi parte.

Alle 14:25 CEST, i future del greggio USA schizzano del 3,67% a 90,06 dollari al barile, mentre il contratto del Brent registra +3,91% a 96,66 dollari.

I future della benzina RBOB USA rimbalzano dell’1,45% a 2,4992 dollari al gallone.

Ultimi commenti

a questo fannulloni andrebbe imposto il prezzo...se dalla Russia nn lo si vole e qua lo si paga di più tanto vale...
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