Investing.com - L’oro crolla al minimo delle ultime due settimane questo giovedì, dopo che la Federal Reserve ha dichiarato che non è escluso un aumento dei tassi a dicembre.
Sulla divisione Comex del New York Mercantile Exchange, l’oro con consegna a dicembre crolla di 18,00 dollari a 1.158,10 dollari l’oncia troy negli scambi della mattinata europea. Il prezzo è precedentemente crollato a 1.155,00 dollari, il minimo dal 13 ottobre.
Ieri, l’oro è salito di 10,30 dollari, o dello 0,88% dopo la pubblicazione della dichiarazione di politica monetaria da parte della Federal Reserve.
La Fed ieri ha mantenuto i tassi di interesse invariati a conclusione dei due giorni di vertice di politica monetaria, come previsto, ma ha sorpreso i mercati con la dichiarazione che contiene un riferimento esplicito al prossimo vertice.
Nella dichiarazione si legge, infatti, che “nel decidere se sia appropriato alzare il range in occasione del prossimo vertice, la commissione valuterà i progressi - realizzati e previsti - che fanno avvicinare agli obiettivi di massima occupazione e di inflazione pari al 2%”.
Nella dichiarazione della banca centrale non viene ribadito che i rischi globali avranno un impatto sull’economia statunitense, come si legge invece nella dichiarazione di settembre. Gli investitori hanno interpretato l’omissione come un segnale di ottimismo che potrebbe convincere la banca ad alzare i tassi a breve termine.
Le aspettative di un aumento anticipato dei tassi di interesse sono ribassiste per l’oro, dal momento che il metallo prezioso non riesce a tenere il passo con gli investimenti ad alto rendimento in concomitanza all’aumento dei tassi.
Il tono inaspettatamente ottimista ha spinto il dollaro che ha segnato un’impennata contro il paniere delle altre principali valute al massimo di oltre due mesi.
Un dollaro forte in genere pesa sull’oro, poiché riduce l’appeal del metallo prezioso come investimento alternativo e rende le materie prime espresse in dollari più costose per i titolari di altre valute.
I riflettori oggi sono puntati sui dati crescita del terzo trimestre negli Stati Uniti, previsti alle 8:30 ET, che forniranno ulteriori indicazioni sulla forza dell’economia.
Il report dovrebbe mostrare una crescita economica dell’1,6% nel trimestre terminato il 30 settembre, in calo dal 3,9% del secondo trimestre, per via dell’indebolimento economico globale.
Gli investitori stanno cercando di capire quando la Federal Reserve deciderà di alzare i tassi di interesse per la prima volta in quasi un decennio, dopo i recenti report economici che hanno rivelato un quadro misto dell’economia USA.
Negli ultimi mesi i riflettori sono stati puntati sulla tempistica dell’aumento dei tassi da parte della Fed. La banca centrale USA ha in programma un altro vertice di politica monetaria quest’anno a metà dicembre.
I timori per un indebolimento economico causato dalla Cina ed il suo impatto sulle prospettive di crescita statunitensi hanno spinto i traders a rinviare le aspettative di un aumento dei tassi al marzo del 2016.
Sulla divisione Comex del New York Mercantile Exchange, il rame con consegna a dicembre scende di 2,1 centesimi, o dello 0,88%, a 2,342 dollari la libbra negli scambi della mattinata londinese.
Nelle ultime sedute il prezzo del rame è andato sotto pressione per via del persistere dei timori per la domanda futura dalla Cina, il principale consumatore della materia prima.
Col 40% della richiesta globale di rame lo scorso anno, la nazione asiatica è il principale consumatore mondiale del metallo rosso.