MILANO/ROMA (Reuters) - Pesante battuta d'arresto in aprile per il settore industriale italiano, segnale poco incoraggiante ma a detta degli analisti non al punto da -- per lo meno non ancora al punto da --compromettere la performance della crescita nel secondo trimestre.
Contro la mediana delle attese raccolte da Reuters, che scommetteva su un incremento mensile di 0,2%, i dati Istat parlano di una frenata di 0,4% rispetto a marzo, mese che si era chiuso con un aumento di 0,4%.
Molto male anche il dato grezzo calcolato su base annua, in crescita di 1% rispetto al consensus 2,4% e dopo il 2,9% -- rivisto da 2,8% -- di marzo. Nei tre mesi al 30 aprile, dice una nota dell'istituto di statistica, la variazione è negativa al ritmo di 0,1%.
"Una battuta d'arresto certamente tutt'altro che positiva, che però ancora non mette a rischio la nostra stima di 0,3% per la crescita del secondo trimestre" sintetizza Loredana Federico di UniCredit (MI:CRDI).
L'analista mette inoltre in evidenza come la revisione decisamente migliorativa del Pil dei primi tre mesi dell'anno -- cresciuto al ritmo trimestrale di 0,4% dopo lo 0,2% della lettura preliminare -- non sia in alcun modo attribuibile al canale produzione, la cui performance trimestrale ha invece mostrato un rallentamento di 0,3% rispetto ai tre mesi al 31 dicembre 2016.
Su una linea molto simile Paolo Pizzoli dell'ufficio studi Ing, che si sofferma in particolare sulla debolezza della voce beni strumentali, potenzialmente foriera di nuove cattive notizie sul fronte investimenti.
"Guardando allo spaccato la scomposizione è negativa, perché mette in luce la debolezza dei beni strumentali... nonostante da indicatori come la domanda di beni utensili giungano segnali differenti, la ripresa del ciclo degli investimenti potrebbe non ripartire nemmeno nel secondo trimestre" ragiona.
"E' però prematuro assegnare a un singolo numero il potere di influenzare la dinamica della crescita trimestrale: sui tre mesi al 30 giugno la nostra previsione resta di 0,2%".
Entrambi gli analisti citano poi -- non per la prima volta -- l'ampio 'scollamento' tra indicatori qualitativi e cosiddetti 'hard data', a propria volta non sempre coerenti con i numeri Istat, come si è visto nel caso del Pil.
I diciotto giorni lavorativi di aprile 2017 -- ricorda Istat, a proposito dell'indice grezzo -- vanno confrontati con i venti di aprile dell'anno scorso.
Non che dal quadro europeo emergano segnali incoraggianti.
Diffusi venerdì mattina, i dati francesi di aprile hanno ampiamente disatteso il consensus con una flessione mensile di 0,5% in luogo dell'aspettativa di un incremento di 0,2%. Rivista però al rialzo la variazione positiva di marzo, che passa a 2,2% da 2% della prima lettura.
Peggiore del previsto anche la dinamica del settore industriale britannico, cresciuto al ritmo di 0,2% contro aspettative pari a +0,8%.
(Antonella Cinelli, Alessia Pé)