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Opec, accordo su taglio a produzione: prezzo del greggio schizza in alto

Pubblicato 07.12.2018, 15:07
Aggiornato 07.12.2018, 15:07
© Reuters.  I paesi esportatori di petrolio (OPEC) hanno raggiunto l'accordo sul taglio alla produzione

Investing.com - Dopo i timori di queste ore, l'Opec avrebbe raggiunto un accordo sul taglio alla produzione, sconfiggendo così le resistenze di Russia e Iran.

Secondo fonti non ufficiali, il taglio arriverebbe a 1,2 milioni di barili al giorno, dei quali 800 mila a carico Opec e 400 mila dei paesi esterni all'organizzazione dei paesi esportatori di petrolio.

Alla notizia, il prezzo del greggio è balzato in alto, con una crescita superiore al 4% sia per il petrolio WTI che per il Brent.

Conseguenze anche a Piazza Affari, dove i titoli petroliferi hanno preso il volo, con Saipem (MI:SPMI) che guadagna il 6%, Eni (MI:ENI) in crescita del 3% e Tenaris (MI:TENR) a +3%.

Già questa mattina si diffondevano rumors circa un accordo raggiunto, dopo che la Russia, paese non Opec restìo ad accettare i tagli, avrebbe ceduto alle richieste dell'Opec. Secondo fonti citate da Reuters, Mosca sarebbe disposta ad assumere un taglio di produzione di 200.000 barili al giorno, al di sopra dei 150.000 che era disposta ad intraprendere in precedenza.

La posizione russa potrebbe essersi sbloccata dopo che il ministro russo dell'Energia Alexander Novak era partito per la Russia per consultarsi con il Presidente Vladimir Putin stesso sulla questione. Novak ha anche avuto incontri bilaterali con funzionari sauditi e iraniani.

Ulteriore ostacolo era rappresentato dall'Iran e le fonti Reuters parlano di un accordo raggiunto con Teheran anche se è stato rapidamente negato dai rappresentanti ufficiali. Secondo gli iraniani, i negoziati sarebbero ancora in corso, con l'Opec che sarebbe disposto ad accettare anche un taglio "simbolico".

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Finora quest'anno, la produzione in Arabia Saudita, Russia e Stati Uniti è cresciuta di 3,3 milioni di barili. Di questi, 2,5 milioni arrivano dagli Stati Uniti, che grazie al petrolio non convenzionale è diventato per la prima volta dal 1973 il maggior produttore mondiale (11,7 milioni di barili) e un esportatore di petrolio greggio. Di qui il forte calo dei prezzi, accentuatosi dopo che l'OPEC non ha rinnovato i tagli alla produzione in giugno e perché le esportazioni iraniane non sono diminuite come previsto.

Inoltre, le prospettive economiche si sono notevolmente raffreddate, con conseguente riduzione delle previsioni di consumo. Pertanto, i produttori hanno chiesto un taglio dell'offerta per riequilibrare un mercato ribassista.

Proprio questa situazione ha portato l'OPEC nel 2016 a stringere un'alleanza con alcuni dei suoi ex rivali, che, oggi soprannominato OPEC+, ha accettato di ritirare 1,8 mbd dal mercato, che rimane in vigore fino alla fine dell'anno.

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